Era in malattia ma giocava a calcio: licenziato, reintegrato e risarcito

[didascalia fornitore=”altro”]Foto di kuzmaphoto/Shutterstock.com[/didascalia]

Un dipendente dell’Eav (Ente autonomo Volturno) è stato beccato mentre giocava a calcio pur avendo preso un permesso dal lavoro per malattia. L’azienda l’ha sanzionato nel più duro dei modi, ovvero licenziandolo in tronco. Ma il Tribunale di Napoli ha ritenuto che la sanzione fosse sproporzionata rispetto alla scorrettezza del lavoratore ed ha condannato l’Eav a reintegrarlo, a pagare le spese legali e a risarcirlo riconoscendogli un anno di stipendio arretrato.

Come riporta Il Mattino, il lavoratore si era messo in malattia a causa di una forte cefalea, ma in realtà girava per la città, faceva la spesa e giocava a calcio. Scoperto l’inganno, nel 2017 l’azienda aveva disposto il licenziamento immediato per violazione degli “obblighi di correttezza, lealtà e diligenza in forza del rapporto di lavoro”. L’azienda aveva prodotto una denuncia circostanziata documentando i fatti. Così si legge nella denuncia di Eav: “Il lavoratore aveva comunicato di essere in malattia per il giorno 27 e 28 ottobre 2017. Ciononostante il giorno 27 lasciava l’abitazione per due volte. Alle 15, presumibilmente per andare a fare spese. […] Il giorno 28 ottobre alle 13:30 usciva da casa con un borsone da calcio e alle ore 15 partecipava alla partita di calcio della quarta giornata del girone A, del torneo di Prima Categoria della Regione Campania, indossando la maglia numero 10”.

Tutto questo, lo ripetiamo, non è stato considerato dal Tribunale bastevole per giustificare il licenziamento in tronco. La sentenza del Tribunale fa infatti riferimento al regio decreto 148 del 1931, una norma di epoca fascista che riguarda il contratto dei tranvieri. La norma regolamenta anche la “simulazione di malattia” definendola “comportamento sleale” e meritevole di sospensione, non di licenziamento.

Impostazioni privacy