Elezioni 2016, Virginia Raggi si affida a un direttorio del M5S per le ‘decisioni complesse’

Virginia raggi il direttorio del movimento 5 stelle

Foto Facebook

Virginia Raggi se eletta, la Raggi dovrà consultare un mini direttorio facente capo al Movimento 5 Stelle per le decisioni ‘giuridicamente complesse’. Lo staff di questa ‘corte speciale’ è rappresentato da Roberta Lombardi, la senatrice Paola Taverna, l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo e il consigliere regionale del Lazio Gianluca Perilli.

“Il codice etico del MoVimento 5 Stelle sottoscritto dai candidati a Roma prevede che in caso di elezione a sindaco mi debba coordinare con la Giunta e, per le questioni giuridicamente complesse, con il supporto di uno staff coordinato dai garanti del Movimento.
I membri di questo ‘staff’, di cui tutti finora hanno parlato a sproposito, sono i parlamentari, gli europarlamentari e i consiglieri in Regione Lazio con cui da sempre ci coordiniamo”
scrive Virginia Raggi su Facebook.
La candidata sindaco definisce il direttorio “una risorsa”. “Roma ha bisogno di tutti i livelli istituzionali per essere governata al meglio”, una scelta presa dal suo partito che “farà la differenza”.

Una scelta che si sposa con il codice etico del Movimento, che prevede una multa di 150mila euro per chi dissente e la necessità di fare riferimento allo staff per coordinare le decisioni, che la candidata a sindaco di Roma ha già firmato. La sottoscrizione del documento da parte della Raggi ha provocato la reazione dell’avvocato romano Venerando Monello che ha chiesto “l’ineleggibilità” della Raggi e dunque un provvedimento che escluda la candidata del Movimento 5 Stelle dalla corsa per il Campidoglio. Monello rivela di essere iscritto al PD dal 2013 ma di agire in nome della legge: “La finalità del contratto – ha scritto Monello in un comunicato – non è solo quella di coordinare e gestire l’attività politica dei futuri amministratori eletti nelle liste del M5S, ma di coartare la volontà decisionale degli atti politici e amministrativi dei futuri eletti, attraverso l’imposizione di specifiche direttive in deroga al principio costituzionale di divieto di mandato imperativo”.

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