Dopo i proficui colloqui tra Israele e Palestina arrivano le dure parole di Netanyahu e Smotrich

Ieri in Cisgiordania si sono tenuti colloqui tra  Israele e Palestina, per provare a trovare una soluzione comune alla tensione crescente, che ha portato ad attacchi reciproci e portato alla morte numerosi civili. Gli esiti dei colloqui sono stati incredibilmente proficui, per lo meno per quanto riguarda gli accordi accettati e intrapresi tra le due fazioni in contrasto sulla carta, e la comunità internazionale spera che vengano rispettati anche nel concreto risparmiando così altri conflitti sia alla popolazione israeliana che a quella palestinese.

Striscia di Gaza - Nanopress.it
Striscia di Gaza – Nanopress.it

L’aumento della violenza avvenuto negli ultimi mesi, che sia andato ad intensificare in maniera pericolosissima nelle ultime settimane, provocando raid israeliani micidiali, avvenuti nelle città palestinesi di Jenin e Nablus che hanno poi ricevuto in risposta lanci di razzi dalla Striscia di Gaza verso il sud di Israele, hanno preoccupato la comunità internazionale e generato un meccanismo preoccupante è che ha fatto scattare la paura di una terza intifada palestinese.

Il governo di Israele capitanato da Netanyahu, che ha iniziato ufficialmente il suo mandato con l’inizio del 2023, ha provocato ripetutamente le forze islamiche della jihad, che hanno accusato il colpo e risposto con nervosismo e malcontento. Un botta e risposta che ha provocato 65 morti dall’inizio dell’anno tra cui 13 bambini.

Un’escalation di violenza repentina e pericolosa, che ha visto già intervenire, nelle scorse settimane, una delegazione statunitense ma anche l’intervento delle Nazioni Unite che hanno inviato il negoziatore che si occupa del piano di pace in Medio Oriente per cercare di trovare un equilibrio ed evitare l’esplodere di un reale conflitto come quello in Ucraina.

Escalation di violenza tra Israele e Palestina

Dal momento in cui il nuovo governo di Israele ha iniziato il suo mandato con al comando e Netanyahu e i suoi ministri di ultradestra, si è verificato un repentino peggioramento nei rapporti, già difficili, tra autorità israeliane e autorità palestinesi.  Oltre alle provocazioni che i ministri del premier hanno attuato nei confronti delle fazioni islamiche, come per esempio la camminata la Spianata delle moschee effettuata dal Ministro  della sicurezza interna Ben Gvir, che ha messo in dubbio lo status quo del luogo di culto religioso, che è sacro sia per ebrei che per i musulmani ma è soltanto un luogo da visitare senza sostare per gli israeliani,  e questo è stato accordato in precedenza proprio per cercare di trovare un equilibrio tra le opposizioni religiose e politiche, ha generato ulteriore tensione.

Questa divisione politica e, soprattutto, religiosa è stata incitata dalle ultime azioni di Netanyahu che ha generato un’escalation di tensione sia interna ad Israele contro le riforme proposte, e discusse proprio in questi giorni compreso ieri domenica 26 Febbraio, che hanno portato centinaia di migliaia di persone per le strade di Tel Aviv a protestare, ma vede anche una grande pressione internazionale riguardo all’escalation di violenza con le autorità palestinesi  che dopo il caos e scompiglio tra le fazioni in contrasto rischiava di diventare nel breve termine una reale guerra.

Per evitare questo sono intervenute delegazioni statunitensi che hanno avuto colloqui sia con le autorità israeliane che con le autorità palestinesi, cercando di trovare un equilibrio ma, ciò nonostante, la delegazione al rientro negli USA non si era mostrata molto entusiasta dei risultati ottenuti.

Siccome il Medio Oriente è attraversato da una crisi generale a causa della preoccupazione emersa per il possibile conflitto tra Israele e Palestina è intervenuto anche l’alto funzionario delle Nazioni Unite Koopmans, che si occupa del processo di negoziazione di un piano di pace in Medio Oriente, per cercare di riportare una situazione  propensa ad affrontare  colloqui di pace e riportare la stabilità nella regione.

Ieri si sono tenuti i colloqui in Giordania dove hanno preso parte, non soltanto autorità palestinesi e israeliane ma anche quelle egiziane e statunitensi.  Un colloquio che è riuscito a riunire entrambe le parti in contrasto e che ha suscitato l’attenzione internazionale in quanto non accadeva da moltissimo tempo.

Gli esiti dei colloqui in Giordania e la reazione successiva

Domenica funzionari israeliani e palestinesi hanno deciso di impegnarsi nell’attuare misure atte a ridurre l’aumento della violenza che sta già attanagliando il Medio Oriente.

In una dichiarazione congiunta, rilasciata al termine dell’incontro avvenuto nella località di Aqaba sul Mar Rosso, è stato precisato che Israele e Palestina stanno lavorando insieme e lavoreranno a stretto contatto per prevenire “Ulteriori violenze” ma la nota parla di autorità che: “Hanno ribadito la necessità di impegnarsi a ridurre l’escalation sul territorio”.

Un punto importantissimo è quello che ha scelto di  perseguire Israele ovvero quello di smettere la discussione sulla creazione di nuovi insediamenti e questo non verrà più discusso per quattro mesi e durante quetsto frangente di tempo non verranno attuate nuove pratiche di insediamento con lo scopo di provare a frenare il malcontento popolare.

La nota congiunta riporta:  “Dopo discussioni approfondite franche le parti palestinese e israeliane hanno ribadito la necessità di impegnarsi a ridurre l’escalation sul campo e a prevenire ulteriori violenze.”

Come sopracitato, l’incontro è stato osservato direttamente anche da funzionari egiziani, statunitensi e ovviamente Giordani. Questo accade appositamente prima del mese sacro musulmano del Ramadan.  È stato scelto, difatti, appositamente questo periodo per la paura che possa essere un arco temporale nel quale si potrebbero verificarsi attacchi da parte del forze israeliane.

Israele e l’Autorità Palestinese hanno sottolineato inoltre: “La disponibilità e l’impegno congiunti a lavorare immediatamente per firmare le misure unilaterali per un periodo da tre a sei mesi”.

Anche il consigliere della sicurezza nazionale della Casa Bianca Jack Sullivan ha confermato in una dichiarazione che si tratta di un punto importante di partenza e che l’incontro è stato ancora più proficuo di quanto si potesse immaginare.

La decisione di attuare questi colloqui dalla parte dell’autorità palestinese è stata duramente criticata dal gruppo di Hamas, che stanziato e governa la Striscia di Gaza assediata, e secondo le affermazioni del gruppo si è trattato di un incontro senza valore e che nella realtà quotidiana non cambierà nulla rispetto ad ora.

Il movimento al potere del presidente palestinese Mahmoud Abbas ha invece difeso l’incontro e dichiarato su Twitter che:La decisione di partecipare all’incontro di Aqaba nonostante il dolore massacri subiti dal popolo palestinese nasce dal desiderio di porre fine allo spargimento di sangue”.

Il ministro delle Finanze israeliano Smotrich notoriamente di stampo razziste omofobo, ha dichiarato che non rispetterà alcun accordo rispetto ai nuovi insediamenti e che procederà invece con i piani già pattuiti. Ha dichiarato in merito:Non ho idea di cosa abbiano parlato o meno in Giordania punto ma una cosa la so non ci sarà un brocco della costruzione e dello sviluppo negli insediamenti nemmeno per un giorno”.

Sarah Kairat ha specificato in un reportage effettuato per Al Jazeera, direttamente da Gerusalemme ovest, che l’incontro è stato accolto con grande malcontento dalla parte dei cittadini palestinesi, che hanno sottolineato come questa tipologia di incontri non abbia mai portato a nulla di concreto.  Sottolineando inoltre come il nuovo governo di Netanyahu abbia continuando con le demolizioni e con le incursioni nei territori  della Cisgiordania  e a Gerusalemme.

Il premier israeliano Netanyahu ha dichiarato in merito ai colloqui in Giordania, che gli insediamenti non saranno congelati e lo ha riportato ufficialmente Twitter e questo si scontra nettamente con la relazione dei funzionari emersa dai colloqui e diramata pubblicamente.

I colloqui arrivano dopo un momento di estrema tensione che ha colpito le autorità palestinesi e soprattutto i cittadini palestinesi, a seguito dei raid attuati dalle forze di sicurezza israeliane contro Jenin e Nablus provocando moltissimi morti tra cui molti cittadini innocenti.

Oltre a ciò il 12 Febbraio Israele ha autorizzato nuovi avamposti di colonie israeliane nella Cisgiordania e lo ha dichiarato senza  aver concordato nulla in precedenza con nessuno e il progetto prevede la costruzione in massa di nuove case all’interno degli insediamenti precedentemente citati.

Anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ritenuto il piano di espansione a israeliano azzardato e ha precisato che si tratta della prima azione simile da parte delle autorità israeliane da sei anni a questa parte.

È doveroso precisare che la Cisgiordania ospita circa tre milioni di palestinesi e di questi 475.000 israeliani che vivono all’interno degli insediamenti approvati dallo stato ma considerati illegali da parte del diritto internazionale.

Ma oltre alle parole dei due leader israeliani la realtà quotidiana ha già mostrato un attacco nella città di Huwara, dove sono state date alle fiamme numerose abitazioni e un deposito di auto è stato bruciato.

Otzma Yehudit MK Zvika Fogel in un’intervista a Radio Galey Israel ha affermato: “Questo è quello che voglio vedere. Solo così possiamo ottenere deterrenza” questo è stato detto in risposta alle azioni che hanno portato ad appiccare le fiamme che hanno poi distrutto le abitazioni sopra citate.

Huwara incendio doloso
Incendio doloso a Huwara – Nanopress.it

Il parlamentare Fogel a riferito in prima battuta: “L’atto che i residenti di Giudea e Samaria hanno compiuto ieri è il più forte deterrente che lo Stato di Israele abbia avuto dall’Operazione Defensive Shield. Dopo un omicidio come quello di ieri, i villaggi dovrebbero bruciare quando l’IDF non agisce“.

Sono stati fatti numerosi commenti del genere in altre stazioni radio tra Army radio e, dopo le affermazioni che sono state ovviamente sentite ed ascoltate anche dall’opposizione, il leader Lapid ha scritto su Twitter: “Questo non è un governo completamente di destra, è un governo completamente anarchico. MK Fogel dovrebbe andare in prigione per incitamento al terrore”.

Questo chiaramente quanto la realtà dei fatti non coincida con gli obiettivi istituzionali internazionali riguardo a un piano di pace ma la quotidianità rivela tensione altissima e difficoltà nel contenere il malcontento che si è creato tra cittadini palestinesi e israeliani. Nonostante le affermazioni positive pervenute dopo il Consiglio tenutosi in Giordania ieri, oggi sul campo si evince un’altra realtà ed è necessario tenerla sotto controllo costante prima che esploda in un conflitto reale.

 

 

 

 

 

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