Divani in pelle naturale ricavata dal vino: l’invenzione di due architetti milanesi

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Abiti e divani in pelle naturale ricavati dal vino: a ideare la prima pelle vegetale, aprendo le porte a una possibile svolta ecosostenibile, sono stati due architetti milanesi. L’invenzione della prima pelle ecologica vegetale ricavata dalla vinaccia è merito di Gianpiero Tessitore e Francesco Merlino, soci fondatori dell’azienda milanese Vegea.
Per l’invenzione dei divani in pelle ricavata dal vino, sono stati premiati al Global Change Award dell’azienda di abbigliamento H&M, che si pone l’obiettivo di ricercare business innovativi. Tessitore e Merlino hanno ideato questo prodotto innovativo per l’ambiente dopo tre anni di studi e investimenti da 200mila euro: «Abbiamo realizzato la prima pelle assolutamente naturale, senza l’utilizzo di animali o composti sintetici», esultano in un’intervista al Corriere della Sera.

Tessitore, architetto di 37 anni, spiega di aver creato un «innovativo processo produttivo in grado di trasformare fibre e oli presenti nella vinaccia in un materiale ecologico con le stesse caratteristiche della pelle. La vinaccia è composta da semi, bucce e raspi d’uva ricavati nel corso della vendemmia: siamo in Italia, nel Paese del vino, dove ne viene prodotto il 18 per cento del mondo, e del fashion, perché non unire le due cose?».

E così è nata la pelle Wineleather. L’auspicio è che possa essere prodotta a livello industriale: «Sulla Terra, ogni anno vengono prodotti 26 miliardi di litri di vino, dai quali ricavare sette milioni di tonnellate di vinaccia, praticamente tre miliardi di metri quadri di pelle vegetale l’anno di Wineleather, una superficie equivalente a circa quattrocentomila mila campi da calcio».

I divani in pelle naturale ricavati dalla vinaccia saranno esposti al Vinitaly di Verona, dal 9 al 13 aprile: «Saremo all’interno del padiglione del Trentino dove chi vorrà, potrà sedersi e toccare con mano le prime sedute in pelle vegetale al cento per cento, realizzate da Michieli, una ditta brianzola. Alcune anche a forma di grappolo d’uva», conclude Tessitore al Corriere.

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