Su Rousseau vince il sì: via libera all’appoggio a Draghi. E Di Battista lascia il M5S

Prima discusso per la mancata opzione dell’astensione e poi rimandato, il voto sulla piattaforma Rousseau alla fine c’è stato e gli iscritti al Movimento 5 Stelle hanno dato il ok all’appoggio a Mario Draghi. Un risultato che non è piaciuto a uno dei personaggi di spicco del partito, Alessandro Di Battista, che ha commentato così in un video su Facebook: “Zero polemiche, le decisioni si devono rispettare ma si possono anche accettare. Però la mia coscienza politica non ce la fa a digerirle. Da ora in poi non parlerò più a nome del Movimento 5 Stelle, perché in questo momento il M5s non parla a nome mio. E dunque non posso fare altro che farmi da parte“.

I sì hanno vinto con il 59,3% contro il 40,7% del no. Niente a che vedere con il 90% di sì quando si tratto di allearsi con la Lega o dell’80% quando toccò al PD, ma l’affluenza è stata decisamente più alta questa volta. Infatti, hanno votato 74.537 aventi diritto su 119.570, quando nei precedenti casi i voti erano stati sotto i 5mila e i 9mila.

Di Battista ringrazia e se ne va. Qualcuno lo seguirà?

Nel video di commento al voto, Di Battista spiega che per ora la sua strada di separa da quella del Movimento, ma non è un addio. Definisce poi la sua avvenuta nel partito una “una bellissima storia d’amore, con gioie e battaglie vinte, ma anche diverse delusioni e qualche battaglia disattesa o persa“, aggiungendo che nonostante tutto, le sue convinzioni politiche e la sua coerenza vengono prima di tutto.

In conclusione, non ha potuto non ringraziare il suo mentore, del quale si diceva fosse l’erede designato, ovvero Beppe Grillo, colui che gli ha insegnato a prendere posizione anche se controcorrente, come in questo caso. Infatti, gli esponenti del partito sono in linea generale soddisfatti del sì, a partire da Di Maio, che ha definito gli iscritti al M5S maturi e leali alle istituzioni.

Adesso però si rincorrono le voci di una scissione: nonostante i leader di partito a partire da Crimi siano compatti nell’essere pro-Draghi, altrettanti membri continuano a dichiararsi contrari: uno scontro ideologico che alcuni potrebbero mettere a tacere per il bene comune, ma che potrebbe spingere altrettanti a seguire l’esempio di Di Battista.

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