Dennis Praet, il centrocampista che può cambiare la Samp

Prete, nuovo talento doriano

Dennis Praet è stato acquistato nel calciomercato estivo dalla società di Ferrero, presidente della Sampdoria. E’ stato proprio il magnate del cinema italiano ad andare a trattare con l’Anderlecht per prelevare il talentoso trequartista belga. L’affare è costato 9 milioni di euro, non poco per le casse blucerchiate e per un classe 1994.

Il talento e l’intelligenza calcistica sono due caratteristiche che non si discutono su Praet. Il ragazzo belga ha iniziato la sua carriera nelle squadre della sua città per poi trasferirsi nelle giovanili del Genk, società nella quale rimarrà ben sette anni per poi trasferirsi nell’Anderlecht nel 2010.

Denny Praet è un trequartista. Dirlo con semplicità, adesso, in un periodo calcistico dove quel numero 10 in quella posizione non esiste più, fa un po’ strano. E’ forse un po’ triste e stucchevole. Sembra un ruolo retro che si utilizzava in tempi lontani ed invece fino a 5 anni fa il trequartista puro esisteva ancora, con risultati inferiori agli anni precedenti ma esisteva ancora.

L’ennesimo giocatore di prospettiva belga, l’ennesimo forgiato dall’Anderlecht. Prima dilli, nel recente passato, il club ha lanciato giocatori come Kompany e Lukaku. Qui, nel 2011 inizia la sua esperienza da professionista tra Jupiler Pro League e Coppa di Belgio. Non è un calciatore che segna molto e neanche che calcia spesso verso la porta avversaria, preferisce fare assist e giocare per i compagni. Il suo altruismo è incredibile, è il fulcro del gioco delle sue squadre, e per di più il suo talento sempre messo a disposizione della squadra e non si annoia con numeri, colpi di tacco, tunnel o altri trick che potrebbero appartenergli, visto la qualità tecnica di cui sono dotati i suoi elegantissimi piedi, ma cerca sembra la giocata utile per la squadra e per mettere in condizione gli attaccanti di fare gol.

Dal 2011 alla stagione 2015/2016 ha giocato con la maglia bianco viola dell’Anderlecht, realizzando solo 20 reti in 139 presenze. E’ un giocatore agile, snello e longilineo, nonostante l’altezza di un metro e 80 centimetri. Ama verticalizzare per i compagni e quando deve calciare verso la porta preferisce farlo in modo preciso e tenendo la traiettoria bassa invece che calciare di potenza.

Con la Nazionale belga gioca tutta la trafila, dall’under 15 fino alla Nazionale maggiore (ultima presenza 2014) segnando 7 gol in 49 presenze. Molte squadre lo seguono, in tutta europa, ma nessuna si è esposta come la Sampdoria di Massimo Ferrero che si è innamorato dell’eleganza di questo calciatore e lo ha voluto subito portare in Italia. La trattativa è durata molto più di quanto ci si sarebbe potuti aspettare e i 9 milioni spesi sono molti per un talento che deve ancora esplodere ma a Genova può trovare davvero un grande ambiente, importante per la sua crescita professionale.

I movimenti di Praet sono naturalmente eleganti, il dribbling con il controllo di palla orientato è un’arma letale ma quasi, incredibilmente, spontanea nel suo portfolio di caratteristiche tecniche. Giampaolo, allenatore della Sampdoria, dovrà cercare una collocazione tattica adeguata a Praet, magari la recente espulsione dell’argentino Ricky Alvarez potrebbe permettere al belga di entrare in campo in Serie A e dimostrare al pubblico doriano, che è molto fiducioso, la qualità di cui dispone che come si è detto non è affatto da sottovalutare per un ragazzo del 1994.

La sua aplomb, la sua sicurezza, che non è affatto arroganza, la sua capacità di essere leader in campo e la sua grande predisposizione al lavoro nonostante sia un talento dotato di grande tecnica deriva probabilmente dalla sua città natale. Dennis Praet è, infatti, nato a Leuven, una città piccola e modesta ma immersa nelle Fiandre e soprattutto una città universitaria. Non è un dettaglio di poco conto. Prete è cresciuto pensando sempre avanti, più avanti di tutti i suoi coetanei e come tale è diventando quasi freddo e metodico nelle sue giocate, anche in quelle più fantasiose e spettacolari. L’esultanza è sempre moderata, al massimo un abbraccio con i compagni o un urlo “GOAL” ma niente di più. Il suo carattere è lo specchio del suo gioco, freddo, intelligente ed efficace.

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