Crolla ghiacciaio dell’Himalaya, corsa contro il tempo alla ricerca dei superstiti

E’ salito a 18 il bilancio delle vittime dell’alluvione in India, provocata dal crollo di un ghiacciaio, che si è abbattuto sulle sponde del fiume, spazzando via la diga idroelettrica di Rishiganga e devastando la vallata del distretto di Chamoli. Sono almeno 200 i dispersi e cinque i ponti distrutti, mentre decine di case e altre centrali idroelettriche sono state gravemente danneggiate.

Sono almeno 200 i dispersi

La maggior parte dei 200 dispersi lavorava nelle due centrali elettriche della zona: è quanto riferiscono i media locali. Secondo le prime ricostruzioni, alcuni sarebbero rimasti intrappolati in due gallerie invase dall’acqua, dal fango e dai detriti, in seguito al crollo del ghiacciaio. Sono 12 le persone tratte in salvo da uno dei tunnel ieri, ma altre 30 persone sarebbero ancora nel secondo tunnel.

Alla ricerca dei superstiti

Le ricerche continuano incessantemente con migliaia di militari indiani e membri delle forze paramilitari impegnati nelle ricerche, come raccontano le immagini drammatiche trasmesse dalle tv locali. Questa mattina, gli sforzi dei soccorritori si stanno concentrando su un tunnel lungo 2,5 km dove molti lavoratori si trovano intrappolati, come riporta The Guardian.

Per raggiungere l’ingresso del tunnel, i soccorritori hanno dovuto scalare con le corde il fianco di una collina, mentre con l’ausilio di macchinari pesanti lavorano da ore per rimuovere tonnellate di rocce. “Se questo incidente fosse accaduto la sera, dopo l’orario di lavoro, la situazione non sarebbe stata così grave in quanto gli operai sarebbero stati a casa“, ha commentato il premier Trivendra Singh Rawat.

Le cause del disastro

Al momento, la causa esatta del crollo del ghiacciaio è poco chiara, anche se gli attivisti locali hanno già preso di mira le numerose costruzioni di dighe e infrastrutture idroelettriche lungo i fiumi e le montagne dell’Uttarakhand. Nell’area ci sono, infatti, 550 dighe e impianti idroelettrici, mentre un altro centinaio sono in costruzione, con il rischio di destabilizzare ulteriormente la fragile regione dell’Himalaya dal punto di vista ecologico e meteorologico.

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