Cosa significa listone nel linguaggio della politica?

Bertinotti e Prodi

Cos’è un listone, quando si parla di politica? Il termine è tornato in voga in un periodo in cui i partiti si stanno preparando alle prossime elezioni, ragionando di alleanze. Il dilemma è il solito: cosa fare per vincere e conquistare una maggioranza stabile in parlamento?

L’unica soluzione, con l’Italicum rivisitato dalla Consulta, è superare la soglia del 40% per ottenere il premio di maggioranza. Impresa molto ardua, in realtà: nessun partito, stando ai sondaggi di fine gennaio, sembra in grado di poterla compiere correndo da solo. Motivo per cui molti stanno pensando di unire le forze compattandosi in un listone. Diverso è il discorso del possibile nuovo listone di centrosinistra, che potrebbe essere frutto di una scissione più che di una mossa prettamente elettorale.

Il listone, quindi, raccoglie partiti e partitini appartenenti, chi più chi meno, alla stessa area politica, con l’obiettivo di vincere le elezioni. Il rischio (diventato realtà con alcuni governi di centrosinistra) è che l’alleanza possa poi implodere in corso d’opera, portando alla caduta dell’esecutivo. Mettere d’accordo moderati ed estremisti non è mai facile: in questo caso, più che di listone bisognerebbe parlare di ammucchiata.

Listoni di centrosinistra
Dici listone e pensi subito all’Ulivo, all’Unione, a Romano Prodi. Le grandi alleanze che racchiudevano in un’unica lista, in forme diverse, dal ’95 al 2007, centristi, riformisti di centrosinistra e sinistra radicale. Insomma, ex democristiani a braccetto con i nostalgici del Che. Listoni che hanno portato a vittorie elettorali ma che, in alcuni casi, sono implosi portando alla caduta del governo. Come nel 1998, quando lo strappo di Rifondazione Comunista fece cadere Prodi. O come dieci anni dopo, quando lo stesso premier perse l’appoggio del centrista Clemente Mastella prima e della sinistra radicale poi.

Listone di centrodestra
Un esempio di listone di centrodestra è quello che in passato ha unito Forza Italia di Silvio Berlusconi, l’Udc di Pier Ferdinando Casini e Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. Una coalizione che andava dal centro alla destra ex missina, passando per i moderati di centrodestra. Potrebbe riformarsi alle prossime elezioni se decidessero di correre insieme Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia: in questo caso l’alleanza sarebbe diversa sia per componenti (con la Lega Nord) sia per peso politico (il populismo e l’antieuropeismo di Matteo Salvini ormai fanno più rumore di un vecchio leader moderato come Berlusconi).

Nuovo listone di centrosinistra?
Il centrosinistra rischia di tornare al passato, demolendo la mission maggioritaria del Partito Democratico. I malumori della minoranza dem potrebbero provocare la scissione del Pd. Massimo D’Alema sta pensando a un nuovo partitino, più a sinistra di Matteo Renzi, che punterebbe al 10% dei voti. Mentre ancora più a sinistra è in ascesa Sinistra Italiana. Alle elezioni l’alleanza tra i due partitini con il Pd sarebbe inevitabile. Senza dimenticare che alla festa potrebbe unirsi Angelino Alfano. Insomma, si rischia l’alleanza strategica tra un partito che si chiama Nuovo Centrodestra e uno che si chiama Sinistra Italiana. «Più che un listone, sarebbe un incubo», ha chiosato l’ex sindaco di Milano di sinistra Giuliano Pisapia.

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