Cosa cambia nel M5S: le sfide più importanti dopo la morte di Casaleggio

Alessandro Di Battista Casaleggio M5s

Dopo la morte prematura di Gianroberto Casaleggio, il Movimento 5 Stelle si trova davanti a più di una sfida politica. Cosa faranno e decideranno i pentastellati senza la guida del cofondatore del gruppo e guru dello stesso Direttorio? Ripartire senza il cosiddetto ”burattinaio” del Movimento forse non sarà facile, ma in tanti non sanno che Casaleggio non è andato via senza segnare un’agenda.

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E’ rimasto sempre nell’ombra, ma c’era. Gianroberto Casaleggio sapeva di essere malato, e per questo aveva riunito il figlio Davide, i vertici del movimento, Carlo Sibilia, Carla Ruocco, Beppe Grillo e il direttorio (Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico) per mettere le cose in chiaro. Aveva loro confessato le sue condizioni di salute e aveva segnato una sorta di vademecum per i prossimi mesi, un vero e proprio testamento politico.

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Le sfide più importanti in ordine di tempo sono le amministrative di giugno, la vittoria a Roma in primis e il voto politico che Casaleggio prevedeva per il 2017. La Casaleggio Associati resterà vigile sul lavoro della sua creatura e degli iscritti al Movimento. A capo della Srl già da tempo c’è il figlio del guru passato a miglior vita, avuto dalla prima moglie Elizabeth Birks. E’ Davide Casaleggio, laureato alla Bocconi con una tesi sull’e-business e autore di un libro sul web marketing (Tu sei Rete).

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Da socio maggioritario Davide Casaleggio potrà gestire al meglio l’azienda di famiglia e tutto quello che ci gira intorno, quindi il management degli iscritti via Rete, compreso il Blog di Beppe Grillo, attraverso il quale ancora oggi si finanziano. A livello politico però non sembra essere uno ”da prima linea”. Anche il padre aveva già spiegato ai fedelissimi che il suo erede non aveva velleità politiche.

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Nel futuro del M5S ci potrebbe essere ancora più potere concentrato nella triade del Direttorio, cosa che potrebbe creare non pochi mal di pancia in quella parte della base che non sopporta i leader – anche se sono tre – e che invece crede fermamente nell’assemblearismo, nel gruppo, ma anche nel singolo, nell’uno vale uno.

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