Cos’è l’aquaplaning: quando la doccia fa sudare freddo

aquaplaning

Ogni tanto, quando si parla di pioggia e automobile, capita di sentire una strana parola: aquaplaning. Non è un errore di ortografia, è un termine inglese e si scrive proprio così. Di per sè è intraducibile, potremmo usare l’espressione “planare sull’acqua”, nel senso di scivolare. Cerchiamo di spiegare in breve cos’è il fenomeno dell’aquaplaning, perché accade e cosa si può fare per evitare o limitare i danni.

DI COSA SI TRATTA
L’aquaplaning è il momentaneo distacco dei pneumatici dal suolo causato da un velo d’acqua che, non smaltito dal battistrada, letteralmente solleva il veicolo e lo fa galleggiare.
L’acqua è un fluido incomprimibile: non si può schiacciare, ma solo spostare. Per il noto principio fisico scoperto da Archimede, se un oggetto sposta un volume d’acqua il cui peso è inferiore al proprio, affonderà. Nel nostro caso ciò è positivo, perché l’auto aderirà al suolo. Ma se il volume d’acqua pesa più dell’oggetto che cerca di spostarla, quest’ultimo galleggerà: perfetto per una nave sul mare, ma devastante per un’automobile sulla strada, perché questo è proprio il caso dell’aquaplaning.

Quindi l’aquaplaning si verifica quando la quantità d’acqua attraversata dal veicolo è superiore a quella che il battistrada dei pneumatici riesce a spostare, cioè smaltire. In parole povere: quando piove troppo e si formano pozze troppo ampie, è molto probabile finire in aquaplaning.
A livello pratico, cosa accade quando un’auto è sottoposta ad aquaplaning? Paurosamente semplice: diventa totalmente incontrollabile. Poiché le ruote sono sollevate dal suolo, nessun comando ha effetto: sterzata, frenata, accelerata. La macchina va dritta e non c’è quasi niente che in quel momento possiamo fare. Dobbiamo solo sperare di non andare a sbattere.
Se la situazione vi sembra già critica così, non illudetevi: può anche peggiorare. Perché è vero che mentre l’auto è sollevata non si può fare niente; ma dopo pochi metri l’aderenza torna di colpo e se prima abbiamo fatto la cosa sbagliata, rischiamo ancora l’incidente. Vediamo perché.

COSA NON FARE PRIMA DELL’AQUAPLANING
Il modo migliore per non incorrere nei guai dell’aquaplaning è evitare di subirlo. Quando piove, la regola numero 1 è: ridurre la velocità. Generalmente quel fenomeno diventa probabile da 80 Km/h in su, se l’auto è in ordine. Quindi arriviamo alla regola 0: l’auto deve essere in buono stato di manutenzione. I pneumatici devono avere un sufficiente spessore di battistrada, almeno 3 millimetri per quelli estivi (in estate) e 4 per quelli invernali. Non aspettate di arrivare al limite legale di 1,6 mm, è già pericoloso. Inoltre la pressione di gonfiaggio deve essere quella giusta: se è troppo bassa, l’abbassamento della gomma ai lati chiuderà il battistrada, ostacolandone il lavoro. Quindi una volta al mese va controllata. Anche gli ammortizzatori non devono essere troppo usurati. Trascurare ognuno di questi parametri aumenta il rischio di aquaplaning, insieme alla scarsa capacità drenante dell’asfalto.

COSA NON FARE DURANTE L’AQUAPLANING
Abbiamo la macchina in perfetto ordine e stiamo marciando ad una velocità moderata; il rischio diminuisce ma non scompare del tutto. All’improvviso sentiamo un aumento nel numero di giri del motore anche se non abbiamo accelerato e lo sterzo diventa di colpo leggerissimo. Sì, siamo in aquaplaning.
Nervi a posto e niente panico. Mantenere saldamente il volante tra le mani (certo, se in una mano teniamo il telefonino e nell’altra la sigaretta oppure appoggiamo il braccio al finestrino, tutto diventa più difficile…); dobbiamo cercare di ridurre la velocità ma senza frenare: altrimenti, non appena uscita dalla pozza, l’auto trasferirebbe troppo bruscamente tutto il suo peso sull’anteriore e le ruote posteriori eccessivamente scaricate innescherebbero una sbandata. Per la stessa ragione non dobbiamo sterzare di colpo, anche così provocheremmo una sbandata al ritorno dell’aderenza.
L’unica cosa che si può fare è premere il pedale della frizione, così l’auto diminuirebbe dolcemente la velocità mantenendo un assetto neutro. In una trasmissione automatica generalmente è l’elettronica che si “accorge” del problema e quindi disinnesta la frizione. Per quanto riguarda lo sterzo, dobbiamo mantenere la traiettoria che avevamo impostato prima dell’aquaplaning, che ci permetterà di mantenere la nostra carreggiata.

L’AVEVAMO DETTO? ANDARE PIANO
Certo non è semplice avere quel tipo di sangue freddo in una situazione di emergenza, tutt’altro. E’ per questo che in condizioni difficili si deve procedere a velocità particolarmente moderata: per evitare l’insorgere di problemi o quantomeno per non aggravarli. Inoltre è fondamentale rimanere concentrati sulla guida. Nessuna conversazione telefonica, nessun social network, nessun messaggio è così importante da valere il rischio di un incidente.

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