Corruzione in Italia, è allarme sui social network

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Se è vero, così come ha confermato il Presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione nella nostra video-intervista esclusiva, che «non c’è un legame necessariamente bilaterale fra mafia e corruzione, ma questi fenomeni hanno caratteri similari», è sicuro che gli italiani percepiscano, almeno sui social network, la mafia come il principale argomento da associare alla corruzione.

Infatti, secondo una ricerca esclusiva realizzata da Liliana Rispoli, Web Reputation Manager di Giedi e Direttore della Comunicazione di People in Touch, per capire qual è la percezione della corruzione da parte degli italiani sui social network, in oltre 4mila post sull’argomento in soli 20 giorni su Facebook e Twitter «si parla più spesso di corruzione collegata alla mafia e di corruzione collegata alla pubblica amministrazione».

E, infatti, Davide Del Monte, project Officer di Transparency International Italia, sempre su NanoPress ha spiegato (GUARDA QUI LA VIDEO-INTERVISTA COMPLETA) che «Il vero disastro italiano è la mancanza di trasparenza nella pubblica amministrazione, mentre nel privato la situazione è migliore perché da ormai più di dieci anni c’è una legge, ritenuta una delle migliori anche a livello internazionale, la 231 del 2001, che impone obblighi reali alle aziende in termini di integrità, controllo della corruzione e trasparenza».

Insomma, dallo studio di Liliana Rispoli, sembra che la percezione che gli italiani hanno della corruzione coincida molto con quella che è la reale situazione. Forse perché la corruzione suscita davvero molta preoccupazione. «Già è anomalo – spiega la Rispoli – che in soli 20 giorni ci siano così tanti post su un argomento “serio” come la corruzione e poi solitamente sui social network si mettono molte immagini e i testi sono brevi, mentre in questo caso i post sono molto lunghi e spesso evidenziano una forte preoccupazione di fondo».

Fortunatamente, infine, dai social network arriva la conferma che parlare di un problema è un primo modo per (tentare di) risolverlo. E infatti conclude Liliana Rispoli: «Nelle giornate in cui ci sono delle trasmissioni televisive in cui viene trattato l’argomento vi è un forte aumento delle notizie attinenti postate sui social network».

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