Coronavirus, Disney taglia 28mila posti di lavoro a causa della pandemia

Gli effetti devastanti della pandemia da Covid-19 hanno colpito indistintamente tutti i settori economici. Negli Stati Uniti, che in questo momento contano oltre 7 milioni di casi totali, la crisi provocata dal Coronavirus ha coinvolto anche i parchi divertimento, eventi e merchandising della Walt Disney Company.

Da aprile a giugno infatti, i ricavi di queste attività sono scesi dell’85%. I parchi divertimento, popolati dai personaggi che da generazioni fanno sognare grandi e piccini, si sono praticamente svuotati. Così, il gigante dell’intrattenimento Disney è stato costretto ad annunciare, in California e Florida, il taglio di ben 28mila posti di lavoro. 

Crisi in casa Disney causata dal Coronavirus, l’annuncio in un comunicato stampa

In un comunicato stampa, il gruppo ha spiegato che la decisione è stata presa a causa “dell’impatto prolungato di Covid-19 sull’attività”. E in una lettera ai suoi dipendenti, Josh D’Amaro, presidente della DisneyParks, Experience and Product, ha dichiarato che il suo team di gestione ha lavorato incessantemente per cercare di evitare i licenziamenti.

Circa due terzi dei dipendenti in procinto di essere licenziati sono lavoratori part-time. “Negli ultimi mesi, il nostro team di gestione ha lavorato instancabilmente per evitare di dover separare qualcuno dall’azienda”

Nonostante gli sforzi compiuti, però, Josh D’Amaro ha ammesso nella sua lettera di non poter “mantenere in modo responsabile tutto il personale mentre operiamo con una capacità così limitata”.

I funzionari Disney hanno affermato che la società fornirà pacchetti di licenziamento per i dipendenti, se del caso, e offrirà anche altri servizi per aiutare i lavoratori nella difficile fase dell’inserimento lavorativo.

Crollo del titolo a Wall Street

L’annuncio a sorpresa del taglio dei suoi 28.000 dipendenti fa calare i titoli Disney a Wall Street, dove arriva a perdere il 2%. Il taglio mostra, secondo gli investitori, come il settore dei viaggi e dell’intrattenimento sarà il più lento a uscire dalla crisi del Coronavirus.

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