Conti in Svizzera, Falciani: «Clienti vicini ai politici»

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Conti in Svizzera: è proprio sulla base di questi che molti hanno evaso le tasse in tutto il mondo. Il segreto bancario svizzero ha per anni reso inattaccabili i depositi dei correntisti più facoltosi del mondo, sia che i loro proventi fossero leciti, sia che fossero frutto di attività illecite. Nel 2010 il bancario pentito Hervé Falciani diffuse una lista con i nomi di migliaia di correntisti che avevano depositato soldi in Svizzera. Oggi scopriamo che 7.499 sono i clienti italiani della HSBC, la banca svizzera per la quale lavorava Falciani. Attenzione: non si può parlare di evasori fiscali: alcuni, negli anni, raggiunti da inchieste hanno già regolarizzato la loro posizione. Altri invece hanno semplicemente depositato denaro lecito in Svizzera per godere di condizioni più vantaggiose. Si calcola che tra il novembre del 2006 e il marzo del 2007 siano passati a Ginevra circa 180 miliardi di euro, appartenenti a più di 100.000 clienti.

Per numero di clienti il nostro Paese è al quinto posto nella classifica di tutti gli Stati che hanno fatto maggiormente ricorso ai servizi della HSBC. Al primo posto c’è la Svizzera, poi la Francia, il Regno Unito e il Brasile. Dalle ultime dichiarazioni di Falciani è emerso che la HSBC di Ginevra avrebbe realizzato i suoi veri guadagni grazie ad un gruppo di clienti che avevano un grande potere. Erano proprio loro che “in cambio di soldi che lasciavano in gestione potevano ottenere tutto ciò che volevano”. Secondo Falciani, ci sarebbero clienti italiani anche “vicini a politici di centrodestra e al Vaticano, tra cui un banchiere”.

Tra i clienti d’oro vengono fatti i nomi di due persone in particolare, esponenti importanti di Spagna e Grecia. Si tratterebbe di Emilio Botin e della madre dell’ex primo ministro greco George Papandreou, che avrebbe avuto un conto di 500 milioni di euro. In certi casi Falciani allude anche ad eventi di pressione e di ricatto. Su tutti questi fatti Falciani ha scritto anche un libro e già sarebbe stato ascoltato molti anni fa e messo sotto protezione dagli uomini del Fisco americano. Gli americani avrebbero avuto un certo interesse nei confronti della questione soprattutto per una “guerra delle valute” e per la necessità della lotta al finanziamento del terrorismo.

I nomi

Fra i nomi più noti della lista Falciani troviamo gli attori John Malkovich e Gad Elmaleh, i cantanti Phil Collins e Tina Turner e poi ancora Fernando Alonso, Valentino Rossi, Flavio Briatore, lo stilista Valentino, l’attrice Joan Collins, la modella Elle McPherson, il re del marocco Mohammed VI, quello della Giordania Abdullah II e il banchiere spagnolo Emilio Botin, che è morto nel settembre del 2014.
E’ chiaro, stando alle dichiarazioni della banca svizzera, che il fatto che alcuni nomi sono coinvolti nell’inchiesta non vuol dire che abbiano commesso dei reati. Alcuni potrebbero aver anche regolarizzato la loro posizione.

Gli italiani

Per quanto riguarda gli italiani, occorre specificare che, tra le personalità più note, Flavio Briatore fra il 2006 e il 2007 possedeva 38 conti, per un totale di 73 milioni di dollari. Sulla questione è intervenuto anche il legale del noto personaggio, specificando che queste cifre risalgono a più di 10 anni fa, per cui nemmeno lo stesso Briatore può confermare o negare questi dettagli. La difesa di Briatore ha affermato che i conti bancari in Svizzera sono stati mantenuti in modo legale rispettando tutti i regolamenti fiscali. Lo stilista Valentino Garavani aveva almeno 9 conti, per un totale (nel periodo 2006-2007) di 108,4 milioni di dollari.

I traffici illeciti

La banca di Ginevra avrebbe avuto un ruolo anche in una relazione d’affari tra una banda di trafficanti di ecstasy degli Stati Uniti e un mercante di armi israeliano. Questi avrebbero avuto dei contatti anche con alcuni rivenditori di droga messicani. Non è detto che la HSBC sia intervenuta in maniera consapevole in tutto questo e negli affari che riguardavano queste persone. In ogni caso può darsi però che abbia deliberatamente omesso di controllare la liceità di questi affari finanziari, anche in presenza di alcuni segnali che avrebbero dovuto segnalare che qualcosa non andava. Basti pensare al cugino del dittatore siriano Bashar al Assad, Rami Makhlouf, che nel 2006 aveva presso la banca di Ginevra un totale di 27 milioni di euro.

Proprio lui nel 2008 è stato accusato dal dipartimento del tesoro americano di essere al centro di una rete di corruzione in Siria. Negli anni seguenti è stato messo anche in una lista nera, fra le persone colpite da apposite sanzioni. Il fratello Eyad Makhlouf sarebbe stato coinvolto anche in violenze contro le popolazioni civili. Anche lui nel 2006 aveva un conto di 1,3 milioni di dollari ed è stato ravvisato che nel suo dossier un funzionario della HSBC aveva scritto la definizione “He is captain in the Army”, per segnalare che era un cliente da trattare con un certo riguardo.

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