Colon irritabile: quel disturbo cronico che imbarazza

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Enrico Corazziari, docente di gastroenterologia all’università Sapienza di Roma, autore del libro “Noi e il nostro intestino”, edito da Aboca, ci parla del colon irritabile e della percezione che i malati hanno rispetto ai problemi intestinali. I disturbi dell’intestino legati ad una patologia diffusa come il colon irritabile, purtroppo è spesso sottovalutata anche dai medici. Per questo la consapevolezza di tutti gli aspetti della malattia può aiutare a togliere dall’imbarazzo chi ne soffre.

Contro la sindrome dell’intestino irritabile informazione e ascolto possono fare molto: medici di famiglia e farmacisti un po’ ‘psicologi’, che supportano il paziente e lo informano sul ‘funzionamento’ del disturbo di cui soffrono, possono aiutare a ridurre i sintomi fino al 40%.

Enrico Corazziari ci ha parlato di come il medico possa fare la differenza nella vita di un paziente, dato che la diagnosi di colon irritabile non può essere frutto di analisi o marcatori fisici, ma si basa solo su un’accurata valutazione clinica da parte del medico. “Un rapporto ottimale con il medico e, nei casi più lievi, con il farmacista, può ridurre lo stato di ansia, di preoccupazione che ha il paziente e quindi fare migliorare i sintomi anche fino al 40%”.

Inoltre anche si tratta di un disturbo cronico ricorrente, chi ne soffre non sa quando si manifesterà. “L’ansia diventa compagna di viaggio. Il paziente ha l’ansia legata al dolore e al malessere. Ma anche l’ansia dell’attesa, perché non sa quando arriverà un nuovo attacco. Si crea un circolo contro il quale il medico può fare molto. Spiegando perché succede questo. E così ridurre l’ansia che crea lo stress e che, a sua volta, peggiora il disturbo. Le terapie, poi, possono ridurre ulteriormente i sintomi”, sottolinea l’esperto.

Nel suo libro, spiega ancora l’autore, ha l’obiettivo “di parlare ai pazienti ma anche ai medici, che spesso hanno considerato la sindrome di ‘second’ordine’ perché si tratta di una malattia che riduce fortemente la qualità della vita del paziente, ma non è mortale”.

Corazziari racconta quindi l’esperienza di alcune persone che hanno dovuto affrontare la malattia, con tutte le difficoltà quotidiane e di vita. Nella seconda parte, poi, il medico risponde alle domande di questi pazienti, offrendo loro gli strumenti giusti per poter conoscere meglio la sindrome e i meccanismi che la scatenano. Facilitando così la gestione e la convivenza con il disturbo.

In collaborazione con AdnKronos

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