Cittadinanza italiana, il ddl sullo ius soli temperato: come funziona in Italia e negli altri Paesi?

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Il tema dello ius soli e la legge sulla cittadinanza italiana è uno dei più caldi: la politica è infatti più che divisa e, a quasi due anni dal primo voto in Aula, ancora non si è trovata la quadratura del cerchio. Fin dalla sua apparizione in Parlamento, il ddl sullo ius soli è stato divisivo, segnando la distanza tra centrodestra e centrosinistra. I sostenitori, tra cui il PD, la vedono come una norma di civiltà che darebbe la cittadinanza a chi è già cittadino italiano di fatto ma non di nome. Per i contrari, Lega Nord in particolare, sarebbe solo un modo per aprire le porte all’immigrazione, facendo diventare italiano chi non è nato su suolo italiano. Vediamo in cosa consiste il ddl, come si ottiene oggi la cittadinanza in Italia e negli altri Paesi UE ed extra UE.

A oggi, la cittadinanza italiana si ottiene tramite ius sanguinis o per naturalizzazione, ma solo a determinate condizioni e al termine di un lungo iter. Il ddl prevede l’introduzione dello ius soli temperato e dello ius culturae, dando la possibilità anche a chi non è nato in Italia o non ha legami di parentela in Italia, di diventare cittadino. Stando ai numeri attuali, il ddl toccherebbe circa 800mila persone.

Il nuovo ius soli temperato

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Il ddl introduce lo ius soli temperato. Secondo la procedura, i figli di genitori stranieri nati su suolo italiano diventeranno cittadini italiani se almeno uno dei genitori ha il permesso di soggiorno UE di lungo periodo.

La cittadinanza non sarà comunque automatica: servirà la dichiarazione di un genitore, o di chi ne esercita la responsabilità, fatta all’Ufficiale di Stato civile del Comune di residenza del minore. La richiesta deve giungere entro il 18esimo anno d’età; in caso non fosse inoltrata, per gli stranieri nati in Italia e residenti legalmente senza interruzioni fino ai 18 anni, la richiesta potrà essere inoltrata a due anni dalla maggiore età.

Lo ius soli temperato viene concesso solo ai figli di stranieri extra UE, gli unici che possono avere il permesso di soggiorno di lungo periodo. La cittadinanza non sarà irreversibile. Il testo chiarisce che “entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, l’interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza“.

Ius culturae

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L’altro metodo per richiedere la cittadinanza italiana è lo ius culturae. Il testo riguarda i minori che sono giunti su suolo italiano prima del 12esimo anno d’età. Per averne diritto, bisogna aver frequentato un ciclo scolastico per almeno 5 anni, fino al 16esimo anno d’età, termine fissato dalla legge italiana per l’istruzione obbligatoria.

I cicli scolastici interessati sono quelli delle scuole primarie, per cui è richiesta la promozione, ma anche i successivi, compresa la formazione professionale, a patto di aver frequentato per 5 anni complessivi la scuola italiana.

Anche in questo caso, è il genitore che inoltra la richiesta al Comune in cui risiede legalmente; la domanda può essere effettuata anche dai ragazzi entro i due anni dalla maggiore età. Sia lo ius soli temperato sia lo ius culturae valgono per gli stranieri che hanno i requisiti richiesti anche se hanno superato il limite di 20 anni per fare la richiesta.

Come si ottiene oggi la cittadinanza in Italia

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A oggi, la cittadinanza italiana si ottiene secondo il principio dello ius sanguinis, ossia per discendenza diretta da genitori italiani, ma anche da genitori ignoti, o apolidi, o stranieri appartenenti a Stati la cui legislazione non preveda la trasmissione della cittadinanza dei genitori al figlio nato all’estero. L’adozione implica automaticamente lo status di cittadino italiano.

Si può fare domanda di cittadinanza italiana in determinati casi: se discendenti da cittadino italiano per nascita, fino al secondo grado; per matrimonio dopo due anni di residenza legale a seguito delle nozze; per naturalizzazione se si risiede da almeno 10 anni legalmente; se nato da genitori stranieri in terra italiana dopo il 18esimo anno di età e se si è vissuti ininterrottamente in Italia dalla nascita.

Il Presidente della Repubblica può dare cittadinanza italiana a stranieri che hanno reso eminenti servizi all’Italia, o nel caso in cui intercorra un eccezionale interesse dello Stato. Vediamo come si ottiene la cittadinanza in altri Paesi nel mondo.

Francia

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In Francia si ottiene la cittadinanza per ius sanguinis, se entrambi i genitori sono naturalizzati francesi o se almeno uno dei due è cittadino francese. Tramite il matrimonio, si può avere la cittadinanza dopo 4 anni dal rito e con 3 anni consecutivi di residenza nel Paese, a patto che non ci sia stata una separazione dai coniugi: il termine è stato alzato da 2 a 4 anni nel 2006 per frenare il fenomeno dei matrimoni d’interesse. Lo ius soli francese riguarda i figli di genitori stranieri che devono richiederla al compimento dei 18 anni se residenti in Francia dall’età di 11 anni e con 5 anni consecutivi di residenza nel Paese. Se si è frequentato un istituto di istruzione universitaria francese o si ha reso importanti servizi allo Stato, il tempo di residenza scende a 2 anni. Per i cittadini di alcuni paesi francofoni può essere condonato il periodo di residenza obbligatorio.

Germania

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In Germania, la richiesta di cittadinanza passa dallo ius sanguinis e dallo ius soli. Nel primo caso, si ha la cittadinanza per figli di coppie tedesche, anche se naturalizzati: la filiazione deve essere però riconosciuta a livello federale. Se i genitori non sono sposati, è necessario il riconoscimento o la constatazione di paternità entro il compimento dei 23 anni.

Dal 1° gennaio 2000 si acquisisce la cittadinanza anche se nati da genitori stranieri purché residenti da almeno 8 anni nel Paese e con diritto di soggiorno a tempo indeterminato. Dal 1999, per i figli di genitori di nazionalità tedesca ma nati fuori dalla Germania, è necessario fare richiesta di cittadinanza entro 12 mesi dalla nascita.

In caso di matrimonio, si prende la cittadinanza dopo 3 anni se l’unione dura da almeno 2 anni. La naturalizzazione si ottiene dopo 8 anni di residenza legale permanente, ma solo dopo il superamento di un esame che dimostri la conoscenza della lingua e a patto di essere autosufficiente a livello economico. Chi chiede la naturalizzazione perde la sua prima cittadinanza a meno che non sia un cittadino dell’Unione Europea.

Olanda

amsterdam

L’Olanda è il primo paese europeo a introdurre l’obbligo di un corso di integrazione civica, comprendente la conoscenza della lingua, leggi e usanze per gli stranieri che vogliono chiedere la cittadinanza per naturalizzazione.

Il diritto per ius sanguinis si mescola con quello ius soli e così i figli di seconda generazione degli immigrati diventano automaticamente cittadini olandesi. Per i nati dopo il 1985 da un padre o madre olandesi e sposati, o da madre olandese non sposata, la nazionalità olandese è automatica anche se nato fuori dal territorio. Anche per la prima generazione non ci sono particolari limiti per la richiesta che viene semplificata.

Esistono due procedure: di opzione e di naturalizzazione. Nel primo caso, introdotto nel 1984, prevede una semplice sottoscrizione di una dichiarazione unilaterale, senza perdere la prima cittadinanza. Nel 2000 è stata estesa anche agli stranieri di seconda generazione residenti nel paese da 4 anni: dalla richiesta all’ottenimento passano circa tre mesi. Per la naturalizzazione è necessario avere 18 anni, 5 anni di residenza ininterrotta, assenza di misure penali a carico negli ultimi 4 anni e il superamento del test linguistico e culturale, con l’obbligo di 600 ore di frequenza, pena sanzioni pecuniarie. Per chi è nato nelle ex colonie come le Antille olandesi o Aruba c’è il percorso della naturalizzazione semplificata.

Regno Unito

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Nel Regno Unito si diventa cittadini per ius sanguinis anche se solo un genitore è britannico pur se non per nascita. Per chi nasce sul territorio, la cittadinanza è garantita anche da un solo genitore che sia già cittadino britannico al momento della nascita o che è legalmente residente nel paese ma con permesso di soggiorno indeterminato o con ‘Right of Abode’, diritto di residenza. La naturalizzazione si ottiene con il matrimonio con un cittadino britannico con residenza legale nel Paese da 3 anni, oppure con 5 anni di residenza e il superamento di un test di lingua e cultura inglese, gallese o scozzese: nel 2009 il diritto è stato esteso anche a chi dimostra una “relazione familiare” (relevant family association) che abbia legato cioè, per l’arco temporale previsto dalla disciplina dei termini (qualifyng period), l’aspirante cittadino alla persona che già detiene tale status.

Stati Uniti

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Il diritto di cittadinanza per ius soli è molto esteso negli Stati Uniti. Esclusi i figli di diplomatici residenti, chi nasce su suolo statunitense è cittadino americano, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori. Chi è nato all’estero da entrambi genitori americani o con almeno uno residente negli USA, è cittadino statunitense: è sufficiente un solo genitore americano se vissuto almeno 5 anni nel Paese prima della nascita, di cui almeno 2 dopo il 14esimo anno d’età. La richiesta per naturalizzazione avviene dopo i 18 anni: bisogna avere un permesso residente permanente e aver vissuto negli USA per almeno 5 anni meno 90 giorni dalla data della richiesta, tempo che scende a 3 se si è sposati con un cittadino americano.

Australia

Prima del 20 agosto 1986, per essere cittadini australiani bastava nascere nel Paese: dopo tale data lo si è se almeno uno dei genitori è un cittadino australiano o un residente stabile al momento della loro nascita. I figli di stranieri diventano cittadini australiani al compimento dei 10 anni se hanno vissuto la maggior parte del tempo nel Paese. Il Nationality and Citizenship Act del 1948, entrato in vigore il 26 Gennaio 1949, ha permesso ai britannici o ai naturalizzati britannici, che vivevano in Australia da almeno cinque anni, di diventare cittadini australiani.

Oggi gli stranieri che vogliono avere la cittadinanza devono ottenere un permesso di residenza permanente, da rinnovare al quinto anno di residenza con un bollino sul passaporto se ancora residenti in territorio australiano. Bisogna aver vissuto nel Paese per almeno 5 anni, di cui uno con residenza permanente: in caso di viaggi, vengono sottratti dal computo i giorni di assenza. Per la richiesta, bisogna presentare la documentazione necessaria, compreso il certificato penale che attesti la totale assenza di condanne o pendenze con la giustizia del paese d’origine. A quel punto si fa la richiesta per il test, da svolgersi negli Uffici dell’Immigrazione: su 20 quesiti, bisogna avere il 75% di risposte esatte. Si passa poi al giuramento: a quel punto si è cittadini australiani.

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