Circo con animali in Italia sempre più in crisi, riforma per abolirlo in Senato

circo con animali

Il circo con animali in Italia è sempre più in crisi: un’indagine del Censis commissionato dalla Lav, la Lega anti vivisezione, evidenzia i numeri di una diaspora di spettatori che non conosce tregua, e che per l’associazione animalista evidenzia, in nome di un’evidente, mutata sensibilità da parte dell’opinione pubblica, la necessità che il Senato approvi la legge di riforma del settore attualmente in discussione, e che di fatto abolirebbe questo tipo di show che procura molte sofferenze agli animali che vi sono costretti a partecipare. La soppressione del circo con animali, oltre a prevedere per le specie coinvolte percorsi di recupero e assistenza, consentirebbe allo stesso tempo di somministrare fondi per rinnovare il settore, per generare nuove tipologie di spettacoli, più appetibili e al passo coi tempi.

I dati dell’indagine Censis si inseriscono inequivocabilmente sulla scia degli ultimi rapporti Eurispes, secondo cui il 70 per cento degli italiani è contrario al circo con gli animali e in generale all’uso degli esemplari della fauna in qualsivoglia tipologia di spettacoli. Il Censis certifica un calo del 5 per cento degli spettatori negli ultimi 5 anni, con punte del 42 per cento nel Nord Est, e una flessione dell’11 per cento del numero di spettacoli, che dal 2010 al 2015 sono passati da 17.100 a 15.242. Questa radiografia della situazione del circo con animali in Italia è stata commissionata dalla Lav al Censis in vista della riforma di settore degli spettacolo dal vivo, contenuta nel Disegno di Legge 2287-bis attualmente in discussione al Senato, all’esame della Commissione Cultura, che prevede la graduale dismissione dell’uso degli animali nei circhi, sulla scorta di quanto sta analogamente accadendo in altre realtà dell’Unione Europea: ad esempio in Bosnia e Herzegovina, Cipro, Grecia, Lettonia e Malta vige già il divieto assoluto, Belgio, Croazia, Olanda, Slovenia, Norvegia e Serbia hanno dato l’alt solo agli esemplari selvatici ed esotici, mentre altri Paesi prevedono restrizioni a seconda delle specie animali. E leggi simili sono state approvate anche fuori dai confini Ue.

Che la crisi riguardi l’uso degli animali e non il circo in sé lo dimostra l’unico dato positivo dell’indagine Censis, secondo cui uno dei settori in crescita è appunto quello del circo contemporaneo che non usa animali e che mostra un’attrattiva crescente anche nel pubblico italiano, con un più 21 per cento di spesa al botteghino. Certificare lo stato del circo con animali in Italia non è un lavoro semplice, in quanto non è disponibile né un registro nazionale delle compagnie circensi né un’anagrafe degli animali utilizzati: secondo le stime si tratterebbe di almeno duemila animali impiegati, per lo più equini come cavalli, asini e zebre, ma anche grandi mammiferi come elefanti e ippopotami, e felini quali tigri e leoni. Quello che si chiede alla legislazione italiana, ricorda ancora la Lav, è di uniformarsi ad una situazione globale che vede oramai il circo con animali uno spettacolo in via di estinzione ovunque: se persino il celeberrimo Circo Barnum ha annunciato la chiusura dopo 146 anni di attività, vuol dire davvero che il mondo è cambiato. E per una volta possiamo affermarlo senza provare alcuna forma di nostalgia.

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