Christo e l’opera sul lago d’Iseo, critiche e polemiche al The Floating Piers

[galleria id=”7809″]

Non solo consensi per l’imponente opera che l’artista bulgaro Christo ha realizzato sul lago d’Iseo: The Floating Piers, la passerella lacustre temporanea che collega la sponda bresciana di Sulzano alle isole di San Paolo e di Monte Isola, ha suscitato polemiche – per via della posizione geografica della location che essendo tra monti e colline poco si adatta ai grandi flussi di gente – ma soprattutto critiche: a rimarcare gli aspetti negativi dell’opera, infatti, alcuni tra i critici d’arte più illustri di casa nostra, da Sgarbi a Philippe Daverio i quali, ferma restando l’imponenza e la particolarità dell’installazione, ne hanno messo in dubbio l’utilità e, qualcuno, anche il valore artistico.

‘Una passerella verso il nulla’: sembra non lasciare spazio ad interpretazioni di sorta il commento di Vittorio Sgarbi sul Floating Piers, la suggestiva installazione ‘calpestabile’ che l’artista bulgaro-americano Christo ha realizzato sul lago d’Iseo. In realtà il critico d’arte, come ha spiegato in un video postato sulla sua pagina Facebook, non ha affatto negato la bellezza dell’opera, la bravura dell’artista e l’idea della passerella ‘molto buona e interessante’, ma ha sottolineato il rischio che un’opera del genere, riducendosi ad un mero ‘show divertente’, rimanga fine a se stessa. Il Floating Piers, ha spiegato Sgarbi, rischia di essere una passeggiata ‘verso il nulla se non serve a connettere il lago con almeno una ventina di itinerari artistici della terraferma’ – la zona del lago d’Iseo, infatti, è ricchissima sì, da un punto di vista paesaggistico, ma è altrettanto notevole da un punto di vista culturale. Il commento di Sgarbi perciò, profondo e parecchio sensato, non sminuisce l’opera di Christo ma ne mette in discussione lo scopo visto che potrebbe (e dovrebbe) servire a far conoscere le meraviglie culturali dell’Iseo, dalle ville in stile liberty di Sarnico (‘il più bel liberty d’Italia’) all’Accademia Tadini di Lovere.

LEGGI ANCHE: LA PASSERELLA DI CHRISTO SUL LAGO D’ISEO CHIUSA PER MALTEMPO

Molto più duro, invece, il commento di Philippe Daverio che, in un’intervista, ha definito le passerelle galleggianti ‘un’attrazione, un’alternativa alle sagre di paese, quelle con la tenda e l’attrazione della donna cannone’. Per lo storico dell’arte, nonché personaggio televisivo di origine francese, l’installazione di Christo sul lago d’Iseo ‘non è arte’, perché l’arte, ha spiegato, ‘è qualcosa di diverso, è altra cosa. Qui manca l’ambiguità e la complessità dell’arte vera, oltre alla ripetibilità’. Secondo Daverio, infatti, nell’ammirare mille volte una grande opera, come ad esempio il Davide di Michelangelo, si percepisce ogni volta una sensazione diversa, ‘se uno invece salisse per duecento volte sulla passerella di Christo entrerebbe soltanto nella categoria dei cretini’. Insomma, al di là della singolarità dell’opera, il Floating Piers che l’artista bulgaro ha costruito sul lago d’Iseo è, a parer di Daverio, un ‘fenomeno totalmente privo d’interesse, da catalogare tra quelli tipici da fiera dei miracoli’.

Un po’ più ‘leggero’ e ironico Tommaso Labranca che ricorre alle antiche tradizioni popolari per spiegare la sua posiziono rispetto all’opera di Christo sul lago d’Iseo: in un articolo apparso su Libero, infatti, lo scrittore e autore televisivo invita i visitatori a non essere tra i primi a percorrere la suggestiva passerella: ‘la cultura popolare, avverte, è piena di storie in cui il Diavolo aiutava a costruire un ponte sulle acque nel giro di una notte pretendendo in cambio l’anima del primo essere che lo avesse attraversato’. In un’opera come il Floating Piers, dunque, non può che esserci lo zampino di qualche demone, rincara la dose Labranca che, nel suo paradossale commento invita chiunque a disertare l’opera.

Molto più snob, infine, il parere dello storico Mimmo Franzinelli che in un articolo sul Corriere da lui stesso firmato definisce la passerella di Christo sul lago d’Iseo un ‘fenomeno di conformismo impressionante’ realizzato ‘in salsa provinciale’. L’idea espressa da Franzinelli è quella di un’opera che è solo una trovata commerciale, ‘una furbata d’artista’ che, pur suggestiva e di grande impatto, serve solo a produrre marketing.

Impostazioni privacy