Che cos’è la cilindrata di un motore

cilindrata

Ostenta la propria ricchezza viaggiando su auto di grossa cilindrata“. “Non tutti possono permettersi un’auto di grossa cilindrata“. “Un’auto di piccola cilindrata consuma meno“. “Un’auto di grossa cilindrata è più veloce“. “Le auto di grossa cilindrata inquinano di più e quelle di piccola cilindrata meno“.
Queste frasi sono molto diffuse e ancora oggi costituiscono un luogo comune basato su una concezione molto antica dell’automobile, come quelle superstizioni che si tramandano di generazione in generazione, senza che nessuno si domandi se hanno un senso. Tutto nasce da un’incomprensione di fondo sul significato di questa parola. Cos’è la cilindrata? Siamo proprio certi di saperlo?

Partiamo subito con la definizione da vocabolario, riportando pari pari quella data da Garzanti: “Il volume descritto dai pistoni a ogni corsa, che si ottiene moltiplicando l’area della sezione di un cilindro per la corsa del pistone e per il numero dei cilindri (nei veicoli con motore a combustione interna costituisce un elemento di classificazione)“.
In termini più semplici anche se meno precisi, la cilindrata indica la dimensione di uno dei più importanti elementi che permettono ad un motore a scoppio di funzionare: il volume, cioè lo spazio disponibile in ogni cilindro per farci entrare l’aria e il carburante da usare per la combustione. L’unità di misura, nel sistema internazionale, è il centimetro cubico o il litro. Dire 2.000 cc equivale a dire 2 litri. Come conseguenza indiretta, la cilindrata è sinonimo della dimensione di un motore.
Un’altra conseguenza indiretta è che la cilindrata può dare un’idea della potenza di un motore. Infatti a parità di altre condizioni, maggiore è la cilindrata, più aria si potrà aspirare e più carburante si potrà miscelare ad essa, impiegando un’energia maggiore nella stessa unità di tempo.
La chiave è: “a parità di altre condizioni”. Infatti esistono molti altri modi per aumentare la potenza. Soprattutto, la cilindrata non è equivalente alla potenza. Essa dipende da tanti fattori, come il regime di rotazione, il rapporto di compressione, il tipo di carburante e molti altri complessi parametri.

Tuttavia, nei primi decenni dello sviluppo motoristico, l’unico modo pratico per aumentare la potenza era appunto aumentare dimensione e/o numero dei cilindri.
Per questo motivo il termine cilindrata ha rivestito a lungo una grande importanza come metro di valutazione delle prestazioni complessive di un’auto. Anche a livello d’imposizione fiscale, tariffe assicurative e rimborsi aziendali si tiene conto della cilindrata (i famigerati cavalli fiscali); fino a non molti anni fa il bollo auto era calcolato sui centimetri cubici del motore.

Ma oggi? Ha ancora importanza un parametro del genere come criterio per valutare un’auto? Sappiamo tutti che la potenza può essere aumentata in tanti modi diversi, soprattutto tramite la sovralimentazione, da qualche anno tornata in auge. Addirittura si è scatenata la corsa al cosiddetto “downsizing”, la riduzione di cubatura e numero di cilindri, sempre per le tagliole delle normative sulle emissioni.

Quindi oggi troviamo una situazione del tutto inversa: un motore di cilindrata inferiore può essere, anzi di solito è, più potente e meno assetato di carburante di uno con cilindrata superiore.
Segno dei tempi, in attesa che trasformatori e bobine rimpiazzino del tutto bielle e pistoni. Ma, ancora oggi, quali sono i motori che offrono le migliori sensazioni dal punto di vista del puro piacere di guida? I V12 ad aspirazione naturale da 6 litri o più. Cioè, i motori di cilindrata maggiore. La rivincita della classicità.

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