Chat M5S a Roma, l’sms di Di Maio su Marra: ‘È un servitore dello Stato’

Luigi Di Maio ospite a "In Mezz'Ora"

Luigi Di Maio ha mentito sul caso Marra o no? Il giallo si complica dopo la pubblicazione delle chat del M5S a Roma. Secondo quanto ricostruito da Carlo Bonini su Repubblica e Fiorenza Sarzanini sul Corriere, il vicepresidente della Camera non avrebbe voluto cacciare l’ex capo di gabinetto, ora in carcere con l’accusa di corruzione, ma anzi avrebbe garantito per lui. La prova è in un sms che i due giornalisti hanno ottenuto e che è nelle chat telefoniche con Virginia Raggi conservate nel cellulare di Marra. Di Maio lo definì “un servitore dello Stato” e scrisse di non preoccuparsi, di “non sentirsi umiliato”. L’Ansa però ha ricostruito la vicenda, riportando un altro passaggio delle chat in cui Di Maio diceva a Virginia Raggi di non volerlo. “Penso che nel gabinetto non possa stare, perché ci eravamo accordati così”, il passaggio citato dall’agenzia stampa.

L’sms riportato dai due quotidiani sembra contraddire quanto lo stesso esponente del M5S ha sempre sostenuto, l’ultima volta domenica 12 febbraio nell’intervista a Lucia Annunziata in “1/2 ora”, quando disse di averlo incontrato a luglio per cacciarlo.

Quell’incontro ci fu per ribadire che quel signore non aveva la nostra fiducia, la mia, quella di Davide Casaleggio, di Beppe Grillo. Dopo quell’incontro in cui ho ribadito che doveva andarsene via, ho continuato a chiedere alla sindaca Raggi di rimuovere questo signore“, ha dichiarato Di Maio dalle telecamere di RaiTre, sottolineando che fu responsabilità della sindaca e non sua la permanenza di Marra a capo di gabinetto in Campidoglio.

IL CASO MARRA A ROMA: I PROTAGONISTI DELLA VICENDA CHE FA TREMARE LA RAGGI

La vicenda si complica. Beppe Grillo si lancia contro Corriere, Repubblica e Messaggero, parlando di “killeraggio” e di “giornalismo killer” nei confronti di Di Maio che su Facebook pubblica la chat completa. “Sto preparando richieste di risarcimento danni per centinaia di migliaia di euro. Stampa onesta, se ci sei batti un colpo.”, scrive nel post.

La replica di Repubblica è arrivata a stretto giro. Il quotidiano ha spiegato di aver pubblicato il messaggio così come era conservato nel cellulare di Marra. In merito alla questione di Pignatone, Repubblica afferma di poter dimostrare che il procuratore rispose alla Raggi il 12 agosto, due giorni dopo, dicendo di non aver nulla su Marra che “poteva esser detto”. La “risposta sibillina” di cui parla Repubblica farebbe intendere che qualcosa in Procura c’era, tanto che Marra è stato arrestato quattro mesi dopo, ma che allora non poteva uscire nulla di ufficiale per il rispetto del segreto istruttorio.

Inoltre, Di Maio avrebbe scritto di non voler Marra nello staff di gabinetto, ma non di cacciarlo: alla fine Marra viene promosso da vice capo di gabinetto a capo del personale. Il passaggio è importante perché è nel nuovo ruolo che Marra avrebbe compiuto, insieme alla sindaca, il reato di abuso d’ufficio sulla nomina del fratello, Renato Marra.

I due giornalisti di Corriere e Repubblica, a cui si è aggiunto anche il Messaggero, hanno ottenuto parte delle chat telefoniche conservate nel cellulare di Marra, sequestrato al momento dell’arresto, e hanno ricostruito quanto accadde tra luglio e agosto 2016.

Siamo nel pieno del caos per l’amministrazione Raggi per le nomine di quello che è stato definito “il Raggio Magico“, i “quattro amici al bar” che la sindaca ha voluto con sé nonostante l’opposizione di esponenti romani del M5S: Salvatore Romeo, a capo della segreteria e ora indagato per concorso in abuso d’ufficio, Daniele Frongia, vicesindaco poi dimessosi e ora assessore allo Sport, e Marra, allora capo di gabinetto e ora in carcere per corruzione.

È il 10 agosto e in Campidoglio si vota la sfiducia all’allora assessore all’Ambiente Paola Muraro (dimessasi a dicembre perché indagata), chiesta dalle opposizioni e respinta dalla maggioranza. Il clima è teso in casa M5S e Marra teme di essere nel mirino. Per questo, scrive in chat alla Raggi, salvata con il nickname “Mio Sindaco”, e ricorda l’incontro avuto il 6 luglio con Di Maio.

L’incontro come sai andò molto bene tanto che lui mi disse di farmi dare da te i suoi numeri personali cosa che per correttezza non ho mai fatto. Pensavo che quell’incontro potesse rappresentare un punto di svolta. Evidentemente mi sbagliavo”, scrive Marra.

È l’incontro in cui Di Maio sostiene di avergli detto di non avere la fiducia del movimento: allora perché Marra scrive che è andato bene tanto da essere “la svolta” nei rapporti con il movimento?

A smentire Di Maio ci sarebbe una seconda chat, riportata dai due quotidiani come contenuta nel telefono di Marra. Alla sua richiesta, la Raggi risponde inviandogli un sms ricevuto direttamente da Di Maio. “Quanto alle ragioni di Marra… lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla”. Parole che sembrano contraddire quanto sostenuto dal vicepresidente della Camera quattro mesi dopo, a seguito dell’arresto di Marra che passa da “servitore dello Stato ” a “quel signore”.

L’Ansa però ha pubblicato un altro passaggio della chat tra la Raggi e Di Maio. “Pignatone (il procuratore di Roma ndr) cosa ti ha detto dopo che gli hai inoltrato il suo nominativo (di Marra, ndr)? In ogni caso nella riunione con me, Marra non mi ha mai chiesto se andare in aspettativa o meno. Semplicemente mi ha raccontato i fatti. Io l’ho ascoltato. Perché tu me lo avevi chiesto. Sono rimasto a tua disposizione non sua. E penso che nel gabinetto non possa stare, perché ci eravamo accordati così“. A quel punto è la sindaca a ricordare che sta aspettando l’esito dei controlli su “venti nominativi”. “Quanto alle ragioni di Marra. Aspettiamo Pignatone. Poi insieme allo staff decidete/decidiamo. Lui non si senta umiliato, è un servitore dello Stato”, è il testo completo. Di Maio dunque non avrebbe chiesto a Marra di andarsene ma avrebbe ricordato alla Raggi che doveva cacciarlo perché così avevano deciso.

La domanda a questo punto è un’altra: chi ha mentito a chi? È stato Marra a mentire alla Raggi quando ha detto che l’incontro con Di Maio era andato bene? È stato Di Maio a dire due cose diverse al diretto interessato e alla sindaca? E se fosse stata la Raggi a omettere quel passaggio chiave sull’sms di Di Maio per salvare capra e cavoli?

La vicenda si complica e non di poco. Non è solo la questione della difesa di Marra, su cui ci possono essere diverse chiavi di lettura. Di Maio si è posto come garante della sindaca fin dalle prime polemiche con gli altri M5S romani, capeggiati da Roberta Lombardi, la prima a opporsi alle nomine del “Raggio magico”. Ha difeso lei e Marra in pubblico, mentre in privato da tempo avrebbe espresso dubbi sulla sua scelta fin da agosto, quattro mesi prima dell’arresto. Se invece fosse stata la Raggi a omettere quel passaggio, sarebbe lei ad aver mentito pur di salvare il suo collaboratore.

Mentire è una cosa grave per gli eletti M5S, come ha ricordato nel 2015 Alessandro Di Battista quando, nel pieno del caso degli scontrini di Ignazio Marino, disse che non ci si poteva più fidare di lui perché aveva mentito.

“Se Marino è capace di mentire per una cena da 150 euro magari ha mentito anche quando diceva di non sapere nulla delle cooperative coinvolte nell’indagine di mafia capitale”, dichiarò il deputato in una conferenza stampa convocata per denunciare “la menzogna di un sindaco inadeguato che ha mentito a una città intera”. Cosa dirà ora?

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