Carlo Sibilia M5S: tutte le gaffe

Se c’è una cosa che accomuna l’operato politico di Carlo Sibilia, eletto nel 2013 con il M5S, è il far convergere ogni cosa nel complottismo. L’idea alla base del complotto globale-universale vede qualcosa di oscuro e malevolo dietro ogni cosa, semplificando così la complessità del reale. Come se tutti i problemi del mondo fossero dovuti a qualcuno di esterno alla società civile, politica ed economica: il cattivo che pochi conoscono e che si burla di tutti noi.

Sibilia non è certo l’unico dei eletti pentastellati a fare gaffe, ma è uno dei più attivi nel sostenere il complottismo ovunque e comunque. Il messaggio sull’allunaggio è uno degli interventi che si inquadrano in un’ottica difficile da prendere sul serio. Navigando in rete, se ne trovano a bizzeffe di esempi, ma quello che colpisce è che qui stiamo parlando di un parlamentare, un rappresentante delle istituzioni, che spiega qualunque cosa con l’assioma “siamo governati da forze oscure e noi siamo la luce della verità”.

“A Gaza si muore come in Italia”

In certe occasioni Carlo Sibilia ha veramente esagerato. Una di queste è quella che ha visto il paragone tra Gaza e il Senato. Sibilia ha espressamente dichiarato che, come a Gaza muoiono i civili e i soldati, in Italia muore la democrazia. La colpa sarebbe tutta di Napolitano, di Grasso, di Renzi e di Berlusconi.

Lo sbarco sulla Luna

Lo sbarco sulla Luna? Il solito complotto. Parola di Carlo Sibilia, deputato del MoVimento 5 Stelle che è tornato a riempire le pagine dei media e dei social network con la sua ultima trovata: svelare il bluff dell’allunaggio. Il tweet dell’onorevole cittadino è quanto mai di più chiaro. “Oggi (20 giugno 2014 ndr) si festeggia anniversario sbarco sulla Luna. Dopo 43 anni, ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa”. Immediati i cinguettii che hanno invaso il social, tra ironia e strigliate per la conoscenza a metà dell’evento, visto che la bufala del complotto sul falso allunaggio è stata più volte smontata, ma anche perché nel 2014 ricorre il 45° anniversario dello sbarco sulla Luna. Il nostro non si è lasciato convincere e nel tweet di rettifica ha rincarato la dose. “Scusate. Rettifico. Siamo andati sulla luna, #Berlusconi è onesto, la riforma del senato è cosa buona e giusta e Repubblica è un giornale”.

La proposta di legge sul matrimonio tra specie

Di certo è più difficile inquadrare la sua proposta di legge sui matrimoni di gruppo e tra specie diverse. Nel 2012, quando non era ancora deputato, il nostro si fa promotore di una discussione per l’approvazione di una legge per matrimoni tra persone dello stesso sesso (e fin qui niente di male), tra più persone (leggi poligamia) e tra “specie diverse purché consenzienti”. Sì, specie. Non tra esseri umani, ma tra uomini e animali. Della legge non se n’è più parlato e per fortuna. A parte l’inconsistenza giuridica della poligamia, davvero il Parlamento avrebbe dovuto discutere se far sposare un uomo con il suo cane? Davvero Sibilia avrebbe voluto legalizzare la zooerastia, la pratica sessuale tra uomini e animali?

Senza contare che mettere l’unione tra due persone dello stesso sesso nello stesso disegno di legge, è aberrante e cancella quel poco che finora si è fatto per la parità dei diritti delle coppie omosessuali. Rimane poi in sottofondo una domanda: nella proposta si parla di matrimonio tra “specie diverse purché consenzienti”. Come capire quando l’appartenente all’altra specie sia consenziente, rimane un mistero.

Il signoraggio e Bilderberg

Carlo Sibilia è balzato agli onori della cronaca politica anche per il suo intervento in Aula con Enrico Letta ancora Presidente del Consiglio. Nel suo intervento in merito all’Unione economica e monetaria dell’Unione europea, oltre a chiamare il premier “signor Letta”, perché “per me Letta è un signore”, come rispose ai richiami della Presidenza della Camera, Sibilia si scagliava contro il signoraggio, male assoluto di un’Europa “non fondata sui diritti, non fondata sulla solidarietà tra i popoli, ma di un’Europa fondata sul debito, debito come strumento di schiavitù degli stati”.

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Il signoraggio è l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta, una percentuale compresa tra il 2-3% del valore della valuta emessa, ma è anche una delle più grandi bufale che il web ha consegnato al mondo dopo la crisi economica-finanziaria. Un intervento in Parlamento per parlare di signoraggio, concluso con una chicca non da meno. “Dica questo al presidente Van Rompuy. E poi chi è questo? Chi lo ha eletto?”. Neanche la briga di andare su Wiki, dove poteva leggere che Herman Van Rompuy è Presidente del Consiglio europeo dal 2009 ed è stato votato a marzo 2012 all’unanimità per il secondo mandato fino al 30 novembre 2014.

Nella teoria del complotto globale, il signoraggio fa pari patta con l’altra grande bufala che serpeggia in rete, ossia il dominio assoluto del mondo da parte del gruppo Bilderberg. L’incontro annuale tra manager, personalità dell’economia, della politica e delle banche, vista la segretezza delle conferenze, è diventato nel male assoluto per i complottisti in tutto il mondo. L’idea che un piccolo gruppo di persone governi l’umanità da trama di film diventa realtà e il nostro deputato pentastellato si reca a Watford, in Inghilterra, per la conferenza del 2013. “Sembra di stare a un concerto rock”, è il commento rilasciato in un video trasmesso dalla web tv La Cosa.

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Restitution Day come Falcone e Borsellino

Il punto più basso viene però raggiunto in occasione del Restitution Day del 2013. “Il Restitution Day è l’evento più rivoluzionario dagli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”, è il post sul profilo Facebook lanciato dal deputato. In pochi minuti i commenti del web si moltiplicano: paragonare la restituzione di 1,5 milioni di euro con tanto di assegno simbolico, a due degli eventi più sanguinosi della storia italiana è troppo e la rete si mobilita contro di lui, tra veleni e polemiche. Il post incriminato viene cancellato, sostituito da un secondo di scuse.

Mi rendo conto che il post nel quale sottolineavo la portata storica del Restitution Day richiamava un’immagine molto forte. Non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuno, tantomeno ai Padri dell’Antimafia che personalmente ho chiesto di ricordare in aula per tutto ciò che hanno fatto. Il senso voleva essere quello di aver riportato l’onestà nel parlamento. Onestà per cui Falcone e Borsellino hanno dato la vita. La loro scomparsa ha dato seguito ad un periodo buio nel nostro paese. Speriamo di poter contribuire alla costruzione di un periodo migliore con tutte le nostre forze. Non me ne vogliate per questo”.

Ecco vanificato tutto quanto di buono c’è nel Restitution Day con un paragone che va oltre ogni spiegazione. Non c’è alcun nesso tra il dare soldi allo Stato, cosa lodevole senza dubbio, e la morte di due magistrati che hanno combattuto la mafia, perdendo la vita.

Il governo senza la fiducia
Carlo Sibilia si era però fatto notare subito, quando da neo eletto alla Camera, dimostrò di non conoscere le basi del governo italiano. Era l’alba dei tempi, quando si parlava ancora di un eventuale governo Bersani, e il pentastellato affida a Facebook il suo commento. “Puoi ben capire che per governare non c’è bisogno della fiducia di nessuna delle due camere. Articolo 94 della Costituzione. È semplice e così faremo. Ora calma e gioia, la linea è tracciata e non si torna indietro. Possiamo solo migliorare il Paese”, concetto ribadito in un’intervista a Urban Post.

Costituzionalmente è il Presidente della Repubblica che conferisce l’incarico al Presidente del Consiglio e, su proposta di questo, nomina anche i ministri. Fossi Napolitano premierei la prima forza politica del paese. Ovvero il Movimento 5 stelle. Poi sarà lui a decidere a seguito delle consultazioni previste. Per quanto riguarda la fiducia l’art. 94 parla chiaro: non è scritto da nessuna parte che il Governo debba dimettersi se non ottiene la fiducia di una o entrambe le Camere”.

Giusto per capire, l’articolo 94 della Costituzione recita: “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni. La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione”.

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