Carlo Ancelotti esonerato, i motivi dell’addio al Napoli

Non è bastata la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League, ottenuta grazie alla vittoria per 4-0 contro il Genk: Carlo Ancelotti, esonerato dal presidente Aurelio De Laurentiis, non è più l’allenatore del Napoli. Una situazione surreale della squadra partenopea con il tecnico sollevato dal proprio incarico a poche ore dal passaggio del turno nella massima competizione continentale che paga il rendimento non all’altezza delle aspettative in campionato dove il Napoli è ottavo a 17 punti dall’Inter capolista.

Un matrimonio, quello tra Ancelotti e il Napoli, che sembrava destinato a durare a lungo e invece si è consumato in appena un anno e mezzo: colpa di avvio di campionato molto al di sotto delle aspettative, ma non solo; a concorrere all’allontanamento del tecnico di Reggiolo anche il rapporto non proprio idilliaco con i senatori della squadra, Lorenzo Insigne in primis, e qualche equivoco tattico che ha pesato sul rendimento in campo portando così De Laurentiis a cambiare.

Ancelotti esonerato, i perché della scelta di De Laurentiis

A rendere noto il divorzio tra Ancelotti e la società partenopea ci ha pensato un comunicato, apparso sul profilo ufficiale del club, ad appena un’ora dal fischio finale del match contro il Genk: il presidente Aurelio De Laurentiis e il tecnico si sono incontrati in un hotel per discutere di una situazione che sembrava già delineata ben prima della partita. I motivi dietro l’esonero sono molteplici: già in estate, infatti, Ancelotti aveva chiesto l’acquisto di un esterno difensivo, mai arrivato, oltre a quello di Mauro Icardi, in rotta con l’Inter e finito poi al PSG, oltre alla cessione di Lorenzo Insigne, ritenuto poco funzionale per il progetto tattico dell’allenatore. Il capitano, invece, è rimasto ma il rapporto tra i due si è lentamente consumato: dalle esclusioni eccellenti fino alla serata dal 4 novembre quando, dopo la decisione del ritiro forzato alla quale Ancelotti si era dichiarato contrario, la situazione è precipitata con l’ammutinamento dei giocatori e l’interruzione della “punizione” voluta dal presidente per lo scarso rendimento dei calciatori. Da quel momento De Laurentiis ha iniziato a sospettare che il tecnico non avesse più la situazione sotto controllo, ma ha continuato a credere che la sua esperienza potesse risollevare un ambiente con il morale sotto i tacchi. Cosi, però, non è stato con quattro pareggi e una sconfitta a condannare Carlo Ancelotti, esonerato nonostante il passaggio agli ottavi di Champions League.

Dietro l’esonero del tecnico anche equivoci di natura tattica; neanche il ritorno al 4-3-3, modulo che la squadra conosce a memoria, ha portato i frutti sperati così come il passaggio del turno in Champions League, ottenuto grazie al successo per 4-0 contro il Genk. Il destino di Ancelotti era ormai segnato tanto che già a fine partita, con l’allenatore a salutare tutti, aveva fatto presagire quello che di lì a poco si è trasformato in realtà: adesso il Napoli sarà affidato a una nuova guida tecnica – Gattuso è in pole position – che avrà il compito di risollevare le sorti della squadra partenopea soprattutto in campionato dove il distacco dalla vetta non permette di sognare lo scudetto, ma che può ancora portare i partenopei in zona Champions, distante 8 punti. Una situazione da risolvere al più presto ritrovando la vittoria già sabato contro il Parma, al San Paolo, riprendendo la retta via e riportando il Napoli nelle zone nobili della classifica e mettendosi alle spalle un avvio di campionato da dimenticare non solo per colpa di Carlo Ancelotti, esonerato e ormai pronto a voltare pagina.

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