Carenza di vitamina D: sintomi, conseguenze a lungo termine e terapia

Un nemico subdolo e invisibile si annida nelle ossa e nel sistema immunitario di milioni di italiani, stiamo parlando della carenza di vitamina D.

Vitamina D
Vitamina D – Nanopress.it

Secondo recenti studi, oltre la metà della popolazione presenta livelli inadeguati di questo prezioso nutriente, con picchi nei mesi invernali. Ma quali sono le cause e le conseguenze di questa diffusa ipovitaminosi? E come intervenire per colmare questa pericolosa lacuna nutrizionale?

Cosa provoca la carenza di vitamina D e quali sono le conseguenze a lungo termine

La vitamina D è in realtà un ormone steroideo che regola l’assorbimento intestinale del calcio e del fosforo e la loro deposizione nelle ossa, secondo le informazioni condivise dalla Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS). Una carenza protratta nel tempo può causare il rammollimento delle ossa nei bambini (rachitismo) e il loro deterioramento negli adulti (osteomalacia e osteoporosi).

Ma non è tutto dato che negli ultimi anni la ricerca scientifica ha dimostrato il ruolo chiave della vitamina D anche nella modulazione del sistema immunitario e infiammatorio. Emerge che livelli adeguati sono indispensabili per mantenere efficienti le nostre difese contro virus e batteri.

Eppure, stando ai dati del Ministero della Salute, oltre il 50% degli italiani presenta una carenza almeno lieve di vitamina D. Le cause sono molteplici e secondo gli esperti vi è una maggior carenza in inverno, quando le giornate sono più corte e la sintesi endogena attivata dai raggi UVB del sole è più limitata. Non è da sottovalutare anche la scarsa assunzione con la dieta di alimenti ricchi di tale vitamina come pesce azzurro, fegato e tuorlo d’uovo. Nei soggetti anziani e obesi, infine, l’attivazione a livello renale è meno efficiente.

I campanelli d’allarme, purtroppo, sono generici e aspecifici. Troviamo stanchezza, dolori muscolari e ossei diffusi, umore depresso, difficoltà di guarigione da ferite e infezioni. Le conseguenze a lungo termine possono essere invalidanti e perciò è necessario sensibilizzare la popolazione per evitare di essere sorpresi da serie problematiche di salute successivamente.

Come intervenire dunque?

È fondamentale tenere monitorati i livelli ematici della vitamina, specie nei soggetti a rischio come anziani, obesi e donne in gravidanza.

L’integrazione per via orale, sotto controllo medico, è efficace, sicura e in uso da molto tempo. Ma non si deve dimenticare l’importanza dell’esposizione solare prudente e regolare come fonte naturale e gratuita.

Quindi una diffusa e silente ipovitaminosi D si annida sempre più tra la popolazione italiana. Ma con un’adeguata prevenzione e, nei casi necessari, una tempestiva integrazione, è possibile sconfiggere questo temibile nemico e mantenere ossa e difese immunitarie in salute.

Quali sono i sintomi riconducibili a questa carenza vitaminica nello specifico

I sintomi da carenza di vitamina D sono spesso generici e confusi con altre patologie e, perciò , spesso sottovalutati.

Tra i sintomi più comuni dichiarati dai pazienti ritroviamo:

Debolezza muscolare e dolori muscolari diffusi: la vitamina contribuisce al corretto metabolismo del calcio, necessario per la contrazione muscolare. La sua carenza può causare ipocalcemia e conseguenti crampi, debolezza e dolori muscolari.

Stanchezza e affaticamento: livelli bassi di vitamina D sono associati ad astenia, affaticamento e sensazione di “fiacco”. Si ritiene contribuiscano al metabolismo energetico cellulare.

Depressione e sbalzi d’umore: diversi studi hanno evidenziato una correlazione tra bassi livelli ematici della vitamina e disturbi dell’umore come depressione lieve, ansietà, irritabilità. Il meccanismo non è ancora chiaro.

Dolori ossei e ridotta densità minerale ossea: la vitamina D regola l’assorbimento del calcio a livello intestinale e il suo deposito nelle ossa. La sua carenza comporta un insufficiente apporto di calcio con demineralizzazione dello scheletro.

Aumentata suscettibilità alle infezioni: regola Inoltre e potenzia alcune attività del sistema immunitario. La sua carenza può compromettere le difese immunitarie.

Difficoltà di guarigione delle ferite: anche in questo caso il meccanismo sembra legato al ruolo della vitamina D nella regolazione della risposta immunitaria e infiammatoria a livello dei tessuti.

La presenza di questi sintomi, soprattutto se recidivanti e non attribuibili ad altre cause, dovrebbe suggerire al medico di approfondire valutando i livelli ematici di vitamina D.

Test vitamina D
Test vitamina D – Nanopress.it

Per prevenire e trattare la carenza di vitamina D è importante seguire alcune semplici raccomandazioni:

– Esporsi al sole in modo moderato e sicuro, sopratutto nel caso di problemi di salute di altro genere. I professionisti ritengono che 10-15 minuti al giorno di esposizione al sole possono apportare beneficio.

Consumare alimenti ricchi di vitamina D, come il pesce azzurro (salmone, sgombro, aringhe),  tuorlo d’uovo, fegato e i funghi. Ma è necessario specificare che pochi alimenti contengono naturalmente quantità significative di vitamina D, quindi è difficile raggiungere il fabbisogno giornaliero solo con la dieta.

Nelle carenze più gravi è necessario introdurre la vitamina D con supplementi alimentari, sotto controllo medico. Esistono diverse formulazioni di integratori, sia in forma liquida che in compresse o gocce. La dose e la durata dell’integrazione dipendono dal livello ematico di vitamina D e dalle condizioni cliniche del paziente. In generale viene consigliata un’integrazione da 800 a 2000 UI al giorno per gli adulti sani e da 400 a 800 UI al giorno per i bambini sani.

La carenza di vitamina D è un problema molto diffuso nella popolazione italiana, che può avere conseguenze negative sulla salute delle ossa, dei muscoli, del sistema immunitario e dell’umore. Per questo, è importante monitorare il livello di vitamina D nel sangue e seguire uno stile di vita e una dieta adeguati, come soora citato eventualmente integrandola con supplementi alimentari, sotto controllo medico.

Va precisato che non è possibile sopperire alla carenza grave soltanto aumentando l’esposizione al sole o inserendo alimenti che sono dotati di questa sostanza dato che, nei casi gravi, è necessario intervenire con medicinali appositi per poter raggiungere un livello tale da poter evitare serie problematiche.

 

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