Canada, preso il killer della strage in moschea: è un fan di Trump e Le Pen

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Il terrorismo colpisce il Canada e miete vittime. Sei persone sono state uccise in un attacco contro una moschea a Sainte-Foy, Quebec City nella serata di domenica 29 gennaio: otto le persone ferite. La polizia ha fermato il presunto killer: si chiama Alexandre Bissonnette ed è uno studente francofono canadese. Secondo Site, il giovane inneggiava a Trump e la Le Pen ed era vicino alla destra xenofoba. Il premier Justin Trudeau ha parlato chiaramente di “un attacco terroristico contro i musulmani in un luogo di culto e di rifugio”. Gli inquirenti non ritengono ci siano altre persone in fuga o complici, anche se alcuni testimoni hanno parlato di tre persone che hanno fatto irruzione durante l’incontro di preghiera, sparando all’impazzata contro i fedeli presenti in quel momento. Tra le vittime anche l’imam del centro.

alexandre bissonnette

La strage in moschea si tinge di elementi inquietanti legati al razzismo e alla destra xenofoba dopo l’arresto del presunto killer da parte della Polizia. Dopo che le prime notizie parlavano di due persone arrestate, gli investigatori hanno confermato il fermo di Alexandre Bissonnette, 27enne studente francofono vicino alla destra xenofoba. Il giovane è stato fermato dagli agenti nei pressi della moschea e ora è incriminato con l’accusa di sei omicidi e cinque tentati omicidi, senza quindi l’aggravante del terrorismo, nonostante il premier lo abbia definito un attacco terroristico. Secondo i media canadesi, Bisonnette vive a Cap-Rouge, è uno studente di antropologia e scienze politiche presso l’università Laval, la più antica in lingua francese del Nord America ed è un fan di Donald Trump e di Marine Le Pen, vicino alla destra nazionalista. Così lo descrive a Le Journal de Montreal Éric Debroise, un suo conoscente che, saputo dell’arresto, ha contattato la polizia. “Amava Trump e si lamentava continuamente della sinistra”, ha dichiarato.

Dello stesso avviso è anche Rita Catz, a capo del sito SITE che monitora le attività dei terroristi sul web: sui social Bissonnette aveva espresso la sua preferenza per il neo presidente USA, la leader del Front National e la destra israeliana.

Il secondo fermato è di origine marocchina ma si tratta solo di un testimone, come ha chiarito la Polizia, che ha proceduto al suo rilascio.

Sconvolto il presidente del centro culturale islamico Mohamed Yangui, che si trovava all’interno della moschea nel momento dell’attacco: secondo la sua testimonianza, i killer sono entrati nel luogo di culto e hanno sparato nella sezione maschile, al piano terra, mentre le donne e i bambini si trovavano nella sezione femminile. In un primo momento si temevano anche bambini tra le vittime: il capo della Polizia del Quebec, Christine Coulombe, ha poi confermato che le vittime hanno tutte un’età compresa tra i 35 e i 70 anni.

La portavoce della polizia Étienne Doyon, nel corso di una conferenza stampa, ha smentito le prime notizie riportate dai media canadesi che parlavano dell’arresto di un 27enne e del ritrovamento di un AK-47, arma presumibilmente usata per il massacro. Il ministro della Sicurezza del governo del Quebec, Martin Coiteux, ha chiarito che le indagini sono in mano all’unità anti terrorismo della Polizia.

Dai media canadesi arrivano le prime testimonianze di chi si trovava nella moschea. Un testimone ha detto alla radio CBC che due persone mascherate sono entrate nella moschea verso le 20, mentre era in corso la preghiera. Secondo quanto ha visto e sentito, i due avrebbero avuto un accento del Quebec. “Hanno cominciato a sparare e gridavano, ‘Allahu akbar‘ I proiettili hanno colpito le persone che pregavano. Un proiettile è passato proprio sopra la mia testa”, ha raccontato.

“Condanniamo l’attentato diretto contro dei musulmani che si trovavano in un luogo di culto e di rifugio”, si legge nella nota rilasciata dal premier canadese. “È straziante assistere a un simile gesto di violenza insensata. La diversità è la nostra forza e, come canadesi, riteniamo che la tolleranza religiosa sia un valore che ci sta a cuore”.

“I musulmani canadesi sono una parte importante del nostro tessuto nazionale e insensati atti di questo tipo non hanno posto nelle nostre comunità, le nostre città e il nostro paese”, ha concluso, promettendo il massimo impegno per la soluzione del caso.

Condanna è stata espressa anche dal governatore del Quebec, Philippe Couillard. “Condanniamo con fermezza questa barbara violenza. Tutta la nostra solidarietà alle vittime, ai feriti e alle loro famiglie”, si legge in un tweet.

La moschea di Sainte-Foy era già stata colpita nel giugno scorso, durante il Ramadan, quando davanti all’ingresso del luogo di culto era stata lasciata una testa di maiale. Il Quebec ha già registrato molti episodi di islamofobia, intrecciandosi al dibattito politico sul bando al niqab. Nel 2013 una moschea della regione di Sagueneay era stata imbrattata con sangue di maiale, mentre nella vicina provincia dell’Ontario, il giorno dopo gli attentati di Parigi era stato dato alle fiamme un altro centro di preghiera islamico.

La notizia dell’attacco alla moschea arriva in un momento molto delicato, mentre gli Stati Uniti fanno i conti con il decreto anti-immigrati di Donald Trump e le proteste scoppiate in tutto il Paese: Trudeau era stato uno dei primi a commentare e a reagire contro gli ordini esecutivi firmati dal presidente statunitense.

Tra i primi a commentare la strage in moschea il sindaco di New York, Bill De Blasio, che ha lanciato un appello ai cittadini della Grande Mela. “La polizia garantisce ulteriore protezione alle moschee della città. Tutti i newyorkesi siano vigili. Se vedono qualcosa, lo dicano”, ha dichiarato.


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