Buccia d’arancia contro il mercurio nell’acqua: una scoperta accidentale che salverà il mondo?

inquinamento mare

Una scoperta casuale che potrebbe salvare il mondo e la vita umana: due ricercatori australiani hanno trovato un modo per rimuovere il mercurio dall’acqua utilizzando un materiale composto da rifiuti industriali e buccia d’arancia. La grande novità è che il materiale utilizzato insieme alla buccia dell’agrume proviene da prodotti a buon mercato facilmente procurabili, e questo significa che sarebbe possibile effettuare grandi bonifiche ambientali su bacini d’acqua contaminati dai rifiuti o sistemi di tubature che presentano tracce della sostanza altamente tossica, senza costi proibitivi.

Il mercurio infatti affligge molte aree del pianeta, e contaminando cibo e acqua mette in pericolo la nostra salute, agendo sul sistema nervoso intossicandolo, specialmente quello dei bambini, i più esposti all’influenza nociva della sostanza. La scoperta di questa combinazione vincente tra il materiale di scarto e la buccia d’arancia è avvenuta casualmente, mentre i due ricercatori Max Worthington e Justin Chalker stavano lavorando alla possibilità di sintetizzare un nuovo tipo di plastica o polimero maggiormente accessibile: quello che è venuto fuori è un misto di zolfo e limonene, quest’ultimo il componente principale dell’olio di arancio, prodotto in grandi quantità dall’industria degli agrumi.

Storicamente l’inquinamento da mercurio si è verificato nel mondo a seguito di una serie di attività industriali, compresi l’estrazione e la combustione di combustibili fossili, che oggi ha raggiunto livelli tre volte maggiori rispetto agli inizi della rivoluzione industriale. Questo mercurio contamina pesce e frutti di mare, inserendosi all’interno della catena alimentare oltre che finire nelle nostre tavole: diversi studi hanno riscontrato gravi conseguenze quali un basso quoziente intellettivo nei bambini, e compromettendo anche la salute riproduttiva di uccelli e pesci. Se dovessero essere confermati i risultati dello studio, si tratterebbe di una scoperta davvero importante per la salute del pianeta, contrastando in maniera efficace ed economicamente accessibile l’inquinamento dei mari.

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