Boccia: no alla riapertura ma niente lockdown nazionale

Francesco Boccia, ministro per gli Affari Regionali, è intervenuto questa mattina durante l’audizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali per fare il punto sulla situazione Covid.

Boccia: scontro con le Regioni per la riapertura

È un momento difficile quello che sta vivendo l’Italia non solo a causa dell’emergenza ma anche per la tensione continua tra Regioni e Governo centrale.

Boccia, il cui Ministero ha proprio il ruolo di mediare tra le due realtà, ha voluto confermare quanto detto dal ministro Speranza nei giorni scorsi in merito alle richieste di alcuni governatori, su tutti Fontana, di diminuire il numero dei parametri sui quali si basa la divisione in fasce: “I governatori ieri hanno chiesto un confronto con il governo. Ma il confronto avviene ogni settimana in cabina regia con le regioni. In quel contesto se dovesse venire fuori una valutazione scientifica che dovesse mettere in discussione i parametri allora se ne potrebbe discutere. Ma ciò che non possiamo fare è politicizzare tali parametri rendendoli discrezionali“.

Il ministro ha poi aggiunto che i parametri sono stati studiati a maggio e che la divisione in zone è stata ideata ad aprile, non a novembre, ed è stata progettata per gestire le riaperture. Nonostante le pressioni, ora non si può pensare a una riapertura totale, è ancora troppo presto.

Ha anche rassicurato sul lockdown nazionale: è improbabile che ci sia di nuovo. In primavera mancava tutto, dalla preparazione dei medici e ospedali alle mascherine, ora invece la maggior consapevolezza ha portato alla non necessità di una chiusura totale. Ogni zona d’Italia viene poi costantemente rifornita: “La distribuzione del materiale alle Regioni prosegue senza sosta: a ieri sera, a partire dall’inizio dell’emergenza, sono stati distribuiti quasi 2 miliardi di materiali consumabili, mascherine (1.829.000), guanti, tamponi, test antigenici, sierologici, tute di protezione, visiere. Sono stati distribuiti 897.536 materiali non consumabili, tra termometri, saturimetri, pompe, monitori, aspiratori, elettrocardiografi, umidificatori, ventilatori che sono stati 5.471 per il rafforzamento delle terapie intensive“.

Campania: servono medici subito

Per ora il sistema sanitario regge, anche grazie agli ospedali da campo messi in piedi dall’esercito e dalla Croce Rossa, che allentano la pressione su ospedali e cliniche. Ma in Campania soprattutto serve personale medico: oggi a mezzogiorno è scaduto il bando per arruolare 450 dottori anche in pensione da spedire in “missione” nella Regione di De Luca. Boccia inoltre, ha fatto sapere che insieme alla Protezione Civile istituirà un altro bando per assumere 200 medici da distribuire su tutto il territorio nazionale. Ha aggiunto poi che però che “in questa fase reperire i medici è più complicato rispetto a marzo-aprile, quando dalle regioni del sud potevano andare ad aiutare nelle zone più colpite del nord. Oggi devono rimanere lì e ne servono tanti. I nostri appelli sono rivolti soprattutto ai medici in pensione, che ringraziamo“.

Calabria: dibattito surreale

Sull’avvicendarsi del nuovo commissario per la Sanità della Regione Calabria, Boccia ha così commentato: “Il dibattito sul commissario alla Sanità in Calabria è un dibattito surreale. Il commissario si occupa esclusivamente del ripiano del disavanzo sanitario, ma non c’entra nulla con la gestione operativa dell’emergenza sanitaria. Il dibattito ha messo insieme tutto. Dobbiamo fare questa distinzione netta qui in Parlamento, altrimenti fuori arriva una percezione distorta“.

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