Biodiesel dall’olio delle patatine fritte: perché è importante riciclare

Ormai abbiamo compreso tutti l’importanza dell’economia circolare per migliorare il futuro ed evitare di continuare a inquinare il nostro pianeta. La ricerca Eni sta lavorando già da anni al Biodiesel ricavato dall’olio usato con cui si cucinano le patatine fritte, ad esempio. Un modo innovativo per sfruttare un materiale altamente inquinante in modo vantaggioso e all’insegna del riciclo.

Biodiesel ricavato dall’olio delle patatine fritte

”Ne raccogliamo già 300.000 tonnellate l’anno ma dovremmo averne molte di più”, dice l’ad di Eni, Claudio Descalzi, in occasione della Maker Faire di Roma.

“L’olio delle patate fritte è una delle cose più inquinanti e che difficilmente raccogliamo, anzi lo buttiamo nel lavandino”. E sappiamo che è una pratica che non va assolutamente bene.

“Con le tecnologie che abbiamo sviluppato – ha sottolineato Descalzi – è diventato una fonte di energia per il nostro sistema di raffinazione a Venezia e in futuro a Gela”.

Descalzi ha poi aggiunto che l’azienda dovrebbe “innanzitutto raccoglierlo”. Una esigenza che, ha detto l’ad di Eni, apre una “opportunità per far nascere una nuova industria capace di raccogliere, raffinare e certificare” gli oli di frittura esausti, “per venderli poi a noi”.

“Abbiamo affinato le nostre tecnologie per trattare la terza generazione che sono i rifiuti veri e propri organici e grassi animali”, ha detto ancora Descalzi.

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