Bernie Sanders, chi è il candidato democratico che fa tremare Hillary Clinton

Presidenziali Usa, Sanders in Pennsylvania

La corsa di Bernie Sanders alle Primarie USA 2016 per la nomination democratica alla Casa Bianca non è ancora finita. Nonostante Hillary Clinton abbia l’appoggio totale del partito e sia stata indicata come l’erede naturale di Barack Obama, il senatore del Vermont continua a conquistare Stati su Stati. Quasi certamente non sarà lui a sfidare Donald Trump alle Presidenziali, ma il suo peso si farà sentire. La Clinton dovrà tenere conto del suo elettorato, delle sue istanze e proposte, aprendosi all’ala più a sinistra della società americana. In ogni caso, Sanders rappresenta una novità per il panorama politico americano per come lo abbiamo conosciuto finora. Andiamo a scoprire chi è Bernie Sanders.

Senatore del Vermont e candidato alle primarie democratiche contro Hillary Clinton, Sanders è il primo socialista dichiarato a correre per la Casa Bianca. È un indipendente (non ha la tessera del partito) e in un paese che ha fatto della lotta al comunismo uno dei suoi pilastri si è sempre definito per quello che è: un socialista.

Nato a New York l’8 settembre 1941 da una famiglia di immigrati ebrei sfuggiti al nazismo (il padre era polacco, la mamma russa), Bernard Sanders, detto Bernie, scopre da giovanissimo la passione per la politica. “Un tale che si chiamava Adolf Hitler vinse un’elezione nel 1932. Vinse un’elezione e 50 milioni di persone morirono nella seconda guerra mondiale come risultato di questa elezione, inclusi 6 milioni di ebrei. Perciò quello che ho imparato da ragazzino è che, in realtà, la politica è molto importante”, dirà in un’intervista rilasciata nel 2015.

Presidenziali Usa, la campagna di Sanders nel New Jersey

Fin dal college si dedica alla politica. È un attivista a favore dei diritti delle minoranze, omosessuali compresi: nel 1963 viene arrestato durante una marcia per l’uguaglianza razziale e partecipa alla storica marcia per i diritti di Martin Luther King. Si laurea in scienze politiche all’università di Chicago, pur non essendo uno studente particolarmente brillante, e svolge diversi lavori, carpentiere compreso, continuando l’attività politica (trascorre anche un periodo in un kibbutz in Israele). Nel 1968 lascia New York e si trasferisce in Vermont perché attratto dalla vita rurale ed è qui che la sua carriera politica ha inizio. Nel 1981 viene eletto sindaco di Burlington e confermato tre volte; nel 1988 viene eletto alla Camera dei Rappresentanti e viene confermato per ben otto volte, dal 1991 al 2007, quando entra al Senato: anche in questo caso, viene riconfermato con oltre il 71% delle preferenze.

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Ottimo oratore e grande carisma, Sanders ha portato avanti le sue idee in ogni sede: quando votò contro gli sgravi fiscali per i più ricchi voluti da George W. Bush, tenne un discorso di 8 ore. È sempre stato “controcorrente”: ha votato contro la guerra in Iraq (la Clinton fu favorevole in un primo momento), vuole bandire le armi semiautomatiche e regolare l’acquisto di quelle normali, è contro la pena di morte (la Clinton è a favore), è per legalizzazione a livello federale della marijuana, ha una visione economica di stampo chiaramente socialista, vuole tassare il carbone, è un difensore delle minoranze, dei diritti civili e uno dei più attenti al tessuto sociale delle classi più basse.

Primarie Usa, il comizio di Sanders in California

Un giovane sostenitore di Sanders

Nonostante la non giovane età (se venisse eletto, sarebbe il presidente più anziano nella storia degli Stati Uniti), sono i giovani, di qualunque etnia, il suo elettorato di riferimento, accanto ai lavoratori e agli operai per la maggioranza bianchi. È per questo che tra i primi nove contribuenti della sua campagna elettorale, otto sono sindacati, dai metalmeccanici ai postali, e il 77% delle donazioni arriva da singole persone (e non da organizzazioni o lobby), con una media di 200 dollari a contributo (dati insidegov.com).

Il motivo è da ricercare nel suo programma che punta a un cambiamento totale nella stessa organizzazione della politica. È il sistema che non funziona, che crea disuguaglianze e che va rivoluzionato nel profondo perché sia la politica al servizio del paese e non il contrario.

Presidenziali 2016, Sanders e la moglie in un comizio al Greenwich Village

Anche dal punto di vista della classica famiglia presidenziale, è un candidato atipico. È sposato in seconde nozze con Jane O’Meara, conosciuta durante la campagna a sindaco di Burlington, e ha adottato i suoi tre figli, avuti nel precedente matrimonio: la moglie ha adottato suo figlio, Levi, avuto da una fidanzata al college.

Per di più, in caso di vittoria, sarebbero la prima coppia interreligiosa alla Casa Bianca, visto che lui è ebreo (si definisce un “ebreo secolare non molto praticamente ma molto orgoglioso di esserlo”) e la moglie è cattolica. Qualunque sarà il risultato finale, Sanders rimarrà un protagonista della scena politica americana ancora a lungo.

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