Batteri orali e ictus: scoperta una correlazione

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Fra batteri orali e ictus è stata individuata una correlazione in seguito ad un nuovo studio che sottolinea come sia di vitale importanza prendersi cura dell’igiene dei denti e della bocca per fare in modo che cervello e cuore restino in salute. I ricercatori del National Cerebral and Cardiovascular Center in Giappone hanno effettuato un monitoraggio sui pazienti ricoverati in ospedale a causa dell’ictus, scoprendo come la presenza di batteri orali possa favorire la comparsa della patologia. In particolare ci sarebbe un’associazione tra questo tipo di microrganismi e l’ictus emorragico.

Gli studiosi hanno scoperto che nel 26% dei pazienti che hanno avuto un’emorragia intracerebrale c’era la presenza nella loro saliva del batterio cnm-positive Streptococcus mutans. Quest’ultimo era presente soltanto nel 6% dei casi in pazienti affetti da altri tipi di ictus. E’ stata anche effettuata una risonanza magnetica per verificare la presenza di microsanguinamenti cerebrali, delle piccole emorragie cerebrali che spesso sono proprio alla base dell’ictus.

I ricercatori hanno scoperto che questi microsanguinamenti erano significativamente più numerosi nei soggetti che presentavano i batteri orali cnm-positive Streptococcus mutans. Gli autori dello studio ipotizzano che questi microrganismi patogeni possano legarsi ai vasi sanguigni che risultano indeboliti per l’età o per la pressione alta, causando delle rotture delle arterie, che portano alle emorragie.

Per questo motivo sostengono che la salute orale sia fondamentale per garantire quella del cervello. I pazienti, secondo i ricercatori, dovrebbero rendersene conto ancora di più. Il batterio cnm-positive Streptococcus mutans è molto diffuso in circa il 10% della popolazione ed è noto per il suo causare le carie dentali. La ricerca non è ancora finita, perché adesso gli scienziati si stanno concentrando sul ruolo che i batteri orali e intestinali potrebbero avere nell’insorgenza di alcune malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson.

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