Attentato alla centrale di gas in Francia, Yassin Salhi confessa l’omicidio del suo capo

Yassine Salhi ha confessato. L’uomo era sospettato di aver commesso l’attacco di venerdì 26 giugno ad una centrale di gas industriale a Saint Quentin-Fallavier, nel sud est della Francia, nel dipartimento francese di Isere. Lo riferiscono all’emittente Bfmtv fonti vicine alle indagini. Il 35enne ha ammesso di aver decapitato il suo capo, Hervé Cornara, 54 anni, direttore commerciale della società di consegne a domicilio per cui lavorava. Salhi era noto alle forze dell’ordine, era stato schedato tra il 2006 e il 2008 per la sua vicinanza con movimenti salafiti, avrebbe dunque cominciato a collaborare con gli inquirenti dopo due giorni di interrogatori. Nelle prossime ore è atteso il suo trasferimento a Parigi per proseguire l’interrogatorio nei locali della sezione antiterrorismo.

Sicuramente l’azione dell’attentatore è stata favorita dal fatto che l’azienda si trova in un posto isolato, anche se c’è una vigilanza. Le forze di sicurezza avevano individuato e fermato un uomo sui 30 anni, che dopo l’interrogatorio durato molte ore ha confessato. Sotto choc i dipendenti dell’impianto.

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La dinamica

Gli attentatori sono entrati in un impianto di gas industriale a 30 chilometri da Lione e hanno aperto le bombole provocando un’esplosione potrebbero essere due. Uno è già noto ai servizi di sicurezza interni francesi, e ha confessato, l’altro sarebbe stato visto più volte nei pressi della fabbrica nella mattina del 26 giugno. I due avrebbero avuto con loro una bandiera bianca con alcune iscrizioni in arabo. A bordo di un’auto i due sarebbero entrati nell’impianto Air Products a Saint-Quentin-Fallavier dopo aver decapitato il direttore commerciale della società di consegne a domicilio per cui lavorava. La testa è stata ritrovata a decine di metri di distanza, lungo la statale Rd311, appesa alla recinzione.


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Le reazioni

Sul luogo dell’attentato si è recato il primo ministro Manuel Valls, il quale ha disposto una vigilanza rinforzata in favore dei siti sensibili di tutta la regione. Anche il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve e il ministro degli Esteri Laurent Fabius si stanno recando sul luogo dell’attentato. Sul posto anche il prefetto del dipartimento d’Isère. Hollande ha definito l’attentato di natura terroristica ed è stata avviata un’indagine attraverso l’impegno della sezione antiterrorismo della Procura di Parigi, la quale ha aperto un’inchiesta per omicidio e tentato omicidio in associazione organizzata in relazione a un atto terroristico. Il presidente francese ha convocato una riunione. Coloro che gli sono vicini lo hanno definito “scioccato”. Il primo ministro Manuel Valls ha deciso di interrompere il suo viaggio in Colombia per seguire da vicino gli sviluppi. Nicolas Sarkzoy ha detto che è stata dichiarata guerra alla nostra civiltà. Secondo le parole dell’ex presidente, “hanno dichiarato guerra alla Repubblica, alla democrazia, alla civiltà“. Intanto in rete sugli account affiliati ai gruppi jihadisti sono stati scritti dei messaggi di gioia.

L’attentatore

L’uomo che è stato arrestato e identificato è Yassin Sahli, nato nel 1980, sposato e con 3 figli. Era già noto ai servizi di sicurezza interni francesi, anche se non aveva precedenti penali. Nel 2006 l’intelligence francese lo aveva inserito in una lista di persone a rischio, ma due anni dopo era stato rimosso da questo elenco. Come ha precisato il ministro dell’Interno, il terrorista sarebbe stato bloccato da un pompiere. Arrestato anche un secondo uomo, che è stato fermato dalla polizia dopo che è stato visto passare più volte davanti all’ingresso dell’impianto a bordo di un’auto. Sarebbe stata proprio questa automobile a speronare i serbatoi di gas, per farli saltare in aria. A proposito dell’auto si sa che quest’ultima avrebbe avuto un permesso per accedere allo stabilmento; gli inquirenti sospettano che possa essere stata rubata ad un dipendente.

Le conseguenze

L’attentato all’impianto industriale di gas potrebbe avere anche altre conseguenze. Ci potrebbe essere anche un collegamento, sul quale però gli investigatori non si sono sbilanciati. L’impianto francese è infatti di proprietà di una multinazionale americana che qualche mese fa aveva ricevuto un contratto per costruire il più grande complesso industriale di gas in Arabia Saudita.

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