Attentato al Charlie Hebdo, spuntano tesi complottiste

Sono passate poco più di 24 ore e sulla strage al Charlie Hebdo spuntano le teorie del complotto. L’attentato alla redazione del giornale satirico non sarebbe opera di singoli terroristi, ma farebbe parte di un disegno più grande, con gli attentatori relegati al solo ruolo di marionette, mosse dall’alto. La dinamica dei fatti sembra disegnare il perfetto scenario per i complottisti: due persone di circa 30 anni, aiutate da un 18enne, armati e a volto coperto, hanno fatto irruzione nella redazione di un giornale, che aveva già alcune misure di sicurezza, nel cuore di una grande capitale europea. Con il passare delle ore sono arrivati altri dettagli che hanno portato nuova linfa alla tesi dei complottisti: le carte d’identità lasciate in auto, gli errori commessi dagli assalitori, la presenza tra le vittime di dell’economista Bernard Maris. Elementi diversi tra loro, a cui si dovranno dare delle risposte ma che al momento hanno solo prodotto nuove ipotesi di complotto.

Così, in Italia arrivano i dubbi del professore Aldo Giannulli, esperto di servizi segreti. Dal blog di Beppe Grillo, il professore parla di “altre manine di ben altra qualità” dietro la strage di Parigi, perché “i conti non tornano”. “Ci sono un sacco di cose da spiegare”, scrive Giannulli. “Come mai un obiettivo sensibile” come era la redazione di Charlie Hebdo, era “così debolmente protetto?”. Ci sono poi le armi: “gli attentatori dove se le sono procurate? Portate appresso dalla Siria? E i francesi se le sono fatte passare sotto il naso?”. E ancora. “Avete mai visto dei terroristi che vanno a fare un’azione portandosi appresso la carta di identità che, poi, dimenticano in auto?”.

Non mancano dubbi sulle tempistiche e sulla fuga. “I terroristi che agiscono perdendo tanto tempo durante la fuga e dopo aver avuto ben due scontri a fuoco con auto della polizia: si attardano a dare il colpo di grazia ad un agente, raccattano scarpe, poi lasciano un guanto. Come mai non è scattato alcun blocco della zona? Nel pieno centro di Parigi, non devono essere state poche le auto della polizia in zona. E Parigi non ha un traffico scorrevolissimo”.

Da qui la conclusione: per cui non c’è “nessun elemento per escludere che quello che è accaduto sia realmente quello che sembra: una azione di terrorismo di gruppi islamisti radicali, punto e basta. Ma siccome a trarre giovamento da questa strage saranno in diversi (ad esempio il Front National che si appresta a fare vendemmia di voti, di conseguenza anche Putin che proprio sul Fn sta puntando per condizionare l’Europa sulla questione delle sanzioni, in una certa misura anche Israele che rinsalda i vincoli con l’Europa ogni volta che c’è un episodio di questo genere, chiunque voglia destabilizzare la Francia in particolare e l’Europa in generale) vale la pena di dare un’occhiata anche ad altre piste”.

Rimanendo in Italia, è ancora dal M5S che si levano ipotesi di complotto. Il deputato Carlo Sibilla ha ricordato la scomparsa di Maris, economista che aveva da sempre polemizzato con i colleghi più liberali, attaccando anche duramente le scelte della politica economica a partire dall’FMI.

Sibilla ha spiegato il suo dolore per la perdita dell’economista in un post su Facebook: tra i commenti c’è chi vede la mano di Putin dietro la strage, chi parla degli “stessi esecutori di Mattei”, chi lo ricorda come “uno scomodo ai Rothschild”.

In realtà in giro per il web ci sono moltissimi utenti che ipotizzano un grande complotto dei “poteri oscuri” mondiali dietro le morti al Charlie Hebdo, anche nella stessa Francia.

Alain Benajam, presidente del Reseau Voltaire (società per la libertà di stampa che con il suo ex presidente Thierry Meyssan era finita nell’occhio del ciclone per le tesi complottiste sull’11 settembre) parla di un “trucco sporco” ordito dalla Cia e dal Mossad. Lo stesso Meyssan sul sito dell’associazione, in serata ha pubblicato un post in cui sostiene che “i più probabili sponsor dell’attacco sono a Washington” e che è “impossibile l’interpretazione jihadista” della strage: “Gli jihadisti non si sarebbero accontentati di uccidere dei disegnatori atei, ma avrebbero bruciato gli archivi del giornale davanti ai loro occhi”.

Laurent Louis, politico belga già noto per le sue posizioni antisioniste (nel 2013 scrisse sul suo profilo Facebook che “gli ebrei finanziarono Hitler e crearono la Seconda Guerra Mondiale per realizzare il loro progetto, la creazione di uno Stato d’Israele”), ha presentato su Facebook la sua teoria del grande complotto. “Holland sta cercando di copiare Bush? In ogni caso, non mi sorprenderebbe sapere che questo “attacco” è stato organizzato dalle più alte autorità francesi. (…) La politica ha fatto di tutto per creare le condizioni per un attacco terroristico islamista ed è per questo motivo specifico che credo sinceramente che il governo francese può essere l’organizzatore dell’attacco”.

I fatti del Charlie Hebdo possono sembrare troppo gravi per avere una risposta semplice. Di semplice in realtà non c’è nulla. Le autorità devono ancora chiarire tutti gli aspetti della vicenda, a iniziare dagli errori dello Stato francese che non ha protetto un obiettivo così sensibile come era Charlie Hebdo, come quelli degli attentatori (la scarpa, le carte d’identità, il civico sbagliato).

È difficile pensare che una grande città come Parigi possa essere messa sotto scacco da tre persone armate, ma il terrorismo è questo: seminare il panico e la paura.

Noi italiani dovremmo saperlo bene: per quasi vent’anni abbiamo vissuto nel terrore per colpa di pochi e organizzati terroristi nostrani che hanno insanguinato le nostre piazze, stazioni e treni in nome di una “rivoluzione”, nera o rossa che fosse.

Credere nei grandi disegni nascosti significa scappare davanti alla realtà: dare le responsabilità di un atto orribile a personaggi “senza volto” è comodo, facile e intellettualmente disonesto.

Oggi il terrorismo è forte perché abbiamo fatto finta di nulla e abbiamo preferito pensare a “oscuri complotti mondiali” piuttosto che guardare in faccia la realtà, comprese le nostre colpe. Nel caso di Charlie Hebdo, credere che la libertà di parola, di satira, di sberleffo di ogni autorità fosse poco importante.

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