Attentato a Bruxelles: la ricostruzione dei fatti e la dinamica della strage

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Terrore a Bruxelles, dove martedì 22 marzo alcune esplosioni hanno colpito l’aeroporto e la metropolitana, provocando 32 morti e almeno 270 feriti. L‘Isis ha rivendicato gli attentati, probabile vendetta per l’arresto del super ricercato Salah Abdeslam. Mentre mercoledì mattina è caccia al terrorista non suicida, e la Farnesina ha diffuso la notizia di una probabile vittima italiana, ripercorriamo gli avvenimenti di una giornata che rimarrà tra le più tristi nella storia del Belgio.

Re Filippo del Belgio, dopo ore di inferno, dirà alla nazione che “per ognuno di noi, questo 22 marzo non sarà più una giornata come le altre”. E non può essere altrimenti. Il terrorismo islamico torna a colpire il cuore dell’Europa: dopo Parigi, anche la capitale belga conosce l’inferno.

Martedì 22 marzo: bombe in aeroporto e metropolitana[galleria id=”7429″]

Martedì mattina, verso le otto, due esplosioni colpiscono l’aeroporto Zaventem, nei pressi del check-in dell’American Airlines. Semidistrutto, l’aeroporto viene chiuso ed evacuato. Secondo i testimoni, una raffica di spari e urla in arabo hanno preceduto le esplosioni. La Procura belga dopo un paio d’ore conferma l’attacco suicida. La polizia trova una bomba rimasta inesplosa e armi, tra cui un kalashnikov. L’incubo non è finito. Verso le 9.10, nell’ora di punta, viene attaccata anche metropolitana. Colpite le stazioni di Maelbeek e Schuman, centrali e vicine alla sede del Parlamento Europeo. Difficile che la scelta del posto sia stata casuale: si tratta di un messaggio all’Europa. Bruxelles è sotto attacco: le autorità innalzano l‘allerta terrorismo al livello quattro, il massimo. Per le strade di una città paralizzata c’è l’esercito.

Isis rivendica gli attentati
L’Isis rivendica gli attentati. A riportarlo per prima proprio l’agenzia Amaq, vicina al Califfato islamico. Con una nota diramata dall’agenzia di stampa, tramite il social network Telegram, i terroristi lodano la velocità degli attacchi, promettendone altri in Europa: “Una cellula segreta” ha colpito Bruxelles. “Quello che vi aspetta sarà ancora più duro e amaro”.

Identificati i terroristi di Bruxelles
Sono stati identificati i terroristi del commando. I due kamikaze sono i fratelli Khalid e Ibrahim El Bakraoui. Il terzo uomo sarebbe Najim Laachraoui, considerato l’artificiere del Bataclan. L’uomo si trovava nell’appartamento di Forest, luogo del blitz della polizia del 15 marzo, pochi giorni prima dell’arresto del super ricercato Salah Abdeslam, uno dei terroristi di Parigi. Laachraoui era riuscito a scappare e secondo il ministro degli Esteri belga Didier Reynders stava progettando altri attacchi in Europa. Per questo, dopo le bombe di Bruxelles, è stato subito tra i sospettati. Mercoledì mattina si diffonderanno voci del suo arresto, ma la Procura smentirà.

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Tre feriti italiani

I tre feriti italiani di Bruxelles

La Farnesina attiva l’unità di crisi al numero +39-06-36225, raccomandando “i connazionali presenti a Bruxelles di evitare spostamenti al momento”. Intorno alle 14.30 di martedì confermato la presenza di italiani tra i feriti, ma nessuno è “nell’elenco dei feriti gravi”. Sono (da sinistra nella foto) Chiara Burla, 24 anni, di Varallo (Vercelli); Michele Venetico, 21 anni, nato in Belgio ma di origini italiane; Marco Semenzato, 34 anni padovano. “Non ci sono, per ora, vittime italiane”: le parole dell’ambasciatore in Belgio Vincenzo Grassi sono rassicuranti e trovano la conferma del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Il giorno dopo, però, la Farnesina darà la notizia di una vittima.

Allerta innalzata in tutta Europa
L’allerta terrorismo viene innalzata nel resto dell’Europa. 1600 poliziotti belgi vengono disposti sulle frontiere. L’Olanda chiude quella con il Belgio. La stazione centrale di Anversa (Belgio) viene chiusa ed evacuata per un pacco sospetto. A Fiumicino vengono cancellati tutti i voli di Alitalia per Bruxelles. Interrotti anche i trasporti ferroviari da e verso la capitale belga. Rafforzata la sicurezza negli aeroporti delle principali città europee come Parigi, dove chiudono la metropolitana e la stazione Gare du Nord, da cui partono i treni per Bruxelles, a causa di un involucro sospetto.

Bruxelles sotto attacco: kamikaze in aeroporto e bombe nel metr

Martedì 22 marzo: le ore successive agli attentati
Nelle ore successive agli attacchi, l’esercito invade le strade di una paralizzata Bruxelles. Le telecamere di sorveglianza permettono di individuare cinque persone sospette e per le strade di Bruxelles scatta la caccia all’uomo. Due persone vengono fermate, mentre uomini delle Forze Speciali sono all’opera all’interno dell’aeroporto di Zaventem dove ritrovano molte armi: il sospetto è che ci siano ancora dei terroristi nascosti all’interno della struttura. La centrale nucleare di Liegi viene evacuata. Vengono fatti esplodere pacchi sospetti. Scattano (falsi) allarmi bomba all’ospedale di Saint-Pierre e all’università. In serata vengono diffuse le foto dei probabili attentatori.

Re del Belgio: ’22 marzo mai più giornata come altre’
Tante le reazioni dalla politica mondiale. Il premier francese Manuel Valls dichiara: “Siamo in guerra”. Il premier belga Charles Michel: “Temevamo un attacco ed è successo. Siamo totalmente determinati a gestire questa situazione nella maniera più adeguata possibile. Ci troviamo di fronte ad una prova difficile, dobbiamo essere uniti e solidali”. Il ministro dell’Interno belga Jan Jambon conferma che le autorità erano al corrente di attacchi in preparazione in Europa, ma che sono “rimasti sorpresi dalle dimensioni degli attentati” di Bruxelles: “Era sempre possibile che altri attacchi venissero compiuti ma non avremmo mai immaginato qualcosa di questa portata”. Dal palazzo reale di Laeken, alle 19, discorso alla nazione del re Filippo dei Belgio: “Il 22 marzo non potrà più essere una giornata come le altre”. Definisce gli attentati “vili”, ricorda commosso le “vite spezzate” e assicura che “a questa minaccia continueremo a rispondere con fermezza, calma e determinazione”.

Terroristi in taxi
I terroristi sono arrivati in aeroporto in taxi. Quando i media mostrano le immagini dei sospetti, ripresi dalle telecamere di sorveglianza dello scalo, un tassista contatta la polizia. Racconta di averli portati lui a Zaventem, dopo averli prelevati da un appartamento di Schaerbeek. È qui che si concentra un’operazione della polizia verso le 18.

Il covo di Schaerbeek
Durante un blitz a Schaerbeek la polizia scopre il covo del commando, scoprendo che il bilancio poteva essere più grave. Oltre a una bandiera dell’Isis, vengono trovati infatti altri esplosivi: “150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, una valigia piena di chiodi e viti e altro materiale destinato al confezionamento di ordigni esplosivi, 15 chili di esplosivo Tatp”, dice il procuratore federale Frederic Van Leeuw.

Le testimonianze
“Ho sentito una forte esplosione, poi all’improvviso fumo dappertutto. Dopo venti minuti le porte del vagone si sono aperte e ci hanno evacuato attraverso i binari. Ho capito subito che era collegato all’attentato in aeroporto”: ha detto un ragazzo uscito dalla fermata metro di Maelbeek, come riportato dai media belgi. Ha rischiato la vita, visto che viaggiava nel vagone successivo a quello fatto esplodere. L’Ansa ha poi divulgato altre testimonianze “Ho sentito una prima esplosione ma non sono riuscita a capire se fosse a bordo di un vagone o alla stazione. Poi ho sentito altri due boati – ha raccontato una donna – C’era fumo ovunque, panico generale. Qualcuno riusciva a mantenere la calma e aiutava gli altri a venire fuori, qualcuno ha iniziato a gridare terrorizzato”. Questa la testimonianza di Sara Risco, traduttrice di origini italiane che lavora a Bruxelles: “Ero in metropolitana. Verso le 9.15 abbiamo sentito una piccola esplosione. La gente era preoccupata perché sapeva dell’attentato all’aeroporto, ma un messaggio della compagnia dei trasporti ha parlato subito di un problema tecnico. Dopo venti minuti rimasti chiusi e completamente fermi, ci hanno fatti uscire e ci hanno raccontato cosa era successo”. “Qui c’è davvero il delirio, non immaginavamo potesse succedere davvero, né che si arrivasse a questo punto – le parole di Francesco Cisternino, pugliese che lavora nella Capitale belga per Confcommercio – “venendo al lavoro ho visto persone in lacrime per strada: dai taxi stanno facendo scendere tutti per i security check, stanno controllando chiunque. Una mia collega che si trovava sul treno in metropolitana è stata fatta scendere, insieme agli altri passeggeri che hanno dovuto camminare sui binari per uscire dalla metro”. Una ragazza di 25 anni piange, ma è sollevata perché il suo fidanzato che lavora in aeroporto è salvo: “Stava lavorando al controllo bagagli e passeggeri, lo stesso lavoro mio. Ha detto di aver sentito due esplosioni poco prima delle otto, nella zona prima dei controlli di sicurezza. C’era sangue dappertutto. Ha detto di aver visto un grande fucile in terra. Lui si è subito nascosto in una toilette, ma poi la polizia ed i soldati hanno evacuato tutti attraverso i gate di imbarco, verso le piste”.

Salvini: ‘Stavo andando in aeroporto’
Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, si stava recando proprio in aeroporto: “Sto rientrando in questo momento nei miei uffici a Bruxelles, la polizia mi ha bloccato a poca distanza dall’aeroporto, dove a minuti avrei preso un aereo per l’Italia – ha raccontato all’Ansa – stavo andando proprio alla sala partenze dell’aeroporto di Bruxelles per tornare in Italia quando sono stato bloccato e rimandato indietro dalla polizia. Qui intorno c’è un grande caos”. Akhtar Pervez, pakistano di 44 anni, si trovava in aeroporto nel momento dell’esplosione: “Erano le otto e cinque. Avevamo superato i controlli di sicurezza ed ero nel reparto profumi del duty free. Ho sentito un boato e il tetto di vetro è crollato su di noi. Due secondi dopo, un’altra esplosione, ma stavolta veniva da fuori, alle nostre spalle. La gente ormai è spaventata dagli islamici. Guardi chi ti passa accanto e non capisci chi è buono e chi è cattivo”.

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