Alta tensione nello stretto di Taiwan dopo le nuove esercitazioni militari della Cina

La Cina ha effettuato esercitazioni aeree e navali nei mari intorno a Taiwan, in risposta alla recente tappa del vicepresidente William Lai negli Stati Uniti durante un viaggio in Paraguay.

Navi da combattimento cinesi
Navi da combattimento della Cina – Nanopress.it

Le manovre di Pechino hanno avuto il chiaro obiettivo di inviare un “severo avvertimento” alle forze separatiste taiwanesi, secondo quanto dichiarato dal Comando Orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione.

In un breve comunicato diffuso sabato mattina, il Comando ha reso noto di aver effettuato pattugliamenti congiunti navali e aerei nell’area intorno a Taiwan. Una mossa che arriva dopo le critiche cinesi allo scalo statunitense del numero due di Taipei, il vice presidente Lai.

La Cina rivendica sovranità sull’isola e vede questo tipo di iniziative come puramente provocatorie. Le esercitazioni hanno aumentato la tensione, già presente, nello stretto di Taiwan, in un momento delicato per gli equilibri geopolitici nell’Indo-Pacifico.

Nuova dimostrazione di forza militare della Cina intorno a Taiwan

Le nuove esercitazioni militari cinesi vicino Taiwan si sono concentrate sul coordinamento navale-aereo per testare nel concreto il controllo degli spazi aerei e marittimi, secondo quanto ha riferito il comando militare di Pechino.

Un portavoce del Comando ha riferito all’ emittente Xinhua: “Metteremo alla prova la capacità delle nostre forze armate di combattere in condizioni reali” e ha precisato inoltre che navi ed aerei armati di missili sono stati coinvolti nella simulazione di un’ipotetica azione di accerchiamento dell’isola.

Le manovre, ha sostenuto il portavoce, sono un “severo monito” contro la “collusione” di Taipei con potenze straniere e le sue “provocazioni”. Le nuove dimostrazioni militari sollevano ulteriormente la tensione nello Stretto, dopo le critiche cinesi alla visita di Lai negli USA.

L’allerta geopolitica nell’area del Pacifico occidentale rimane alta e si temono azioni di forza per ricongiungere l’isola ritenuta ribelle da Pechino.

Taiwan ha dichiarato di aver dispiegato assetti appropriati in risposta, monitorando attentamente la situazione.

Secondo Taipei, le esercitazioni cinesi evidenziano un “atteggiamento militarista” che non giova alla stabilità.

Secondo le autorità di Taiwan stati coinvolti 42 aerei e 8 navi cinesi, con 26 velivoli che hanno attraversato la linea mediana dello Stretto. Le manovre giungono dopo le critiche di Pechino alla tappa di Lai in America, considerato dalla Cina un “fomentatore” indipendentista.

Il vicepresidente, favorito alle elezioni presidenziali di gennaio, è tornato dagli Stati Uniti dove ha fatto tappa, come sopra menzionato,  durante un viaggio in Paraguay.

Negli ultimi mesi si è assistito ad un progressivo acuirsi delle tensioni geopolitiche nell’area dello Stretto di Taiwan, con la Cina sempre più assertiva nelle rivendicazioni di sovranità sull’isola e Taipei impegnata a sua volta a difendere la propria autonomia.

Al centro della contesa vi è lo status ambiguo di Taiwan, che come già anticipato, fa parte della Cina ma di fatto ha sviluppato nel tempo una stabile identità democratica e autonoma, con una propria autonomia nel commercio e nelle relazioni internazionali.

Tensioni crescenti tra Taipei, Pechino e Washington

L’escalation dimostrativa militare della Cina più recente risale allo scorso weekend, quando Pechino ha lanciato una serie di esercitazioni militari aeree e navali nei mari circostanti Taiwan, a seguito della visita ufficiale del vicepresidente William Lai negli Stati Uniti.

Secondo il governo cinese, le manovre avevano l’obiettivo di addestrare le truppe militari al combattimento e inviare un “severo avvertimento” contro le spinte indipendentiste e secessioniste di Taiwan.

Taipei non ha esitato a parlare di un’intimidazione militare e in risposta ha dispiegato i propri mezzi di sorveglianza per monitorare la situazione.

La questione di Taiwan rappresenta da sempre un tasto delicatissimo nei rapporti tra le due sponde dello Stretto.

La leadership cinese rivendica la sovranità su Taiwan e la rivendica come parte “inalienabile” del proprio territorio nazionale e ha più volte ribadito che non esclude il ricorso alla forza in caso di proclamazione formale di indipendenza.

Tuttavia, nel concreto ,Taiwan si è andata progressivamente emancipando dal controllo di Pechino negli ultimi decenni, sviluppando un sistema democratico, un’economia di libero mercato e forti legami diplomatici, economici e culturali con gli Stati Uniti. Washington appoggia, in maniera non ufficiale Taipei, criticando le pressioni militari e le rivendicazioni territoriali cinesi.

In questo scenario si inserisce la delicata visita negli USA del vicepresidente taiwanese Lai, primo candidato a raccogliere, quasi certamente secondo i sondaggi, l’eredità della presidente Tsai Ing-wen nelle elezioni del prossimo gennaio.

Le autorità cinesi hanno condannato lo scalo statunitense, considerandolo un inaccettabile sostegno internazionale alle forze indipendentiste. Un chiaro avvertimento di Pechino a non oltrepassare le “linee rosse” tracciate sulla questione taiwanese. Ma allo stesso tempo rischiano di innervosire ulteriormente gli equilibri geopolitici nell’area.

Anche gli Stati situati nella regione guardano con preoccupazione agli sviluppi nello Stretto. Il Giappone ha esternato il proprio timore in merito al progressivo aumento delle tensioni e su possibili manovre future della Cina che potrebbero coinvolgerlo direttamente, data la contiguità territoriale con Taiwan e l’odierna rivalità strategica con la Cina nel Mar Cinese Orientale.

Ansia e preoccupazione è stata espressa inoltre dall’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico (ASEAN), che teme ripercussioni sulla sicurezza regionale e sul commercio internazionale.

In questo contesto, appare sempre più urgente il rilancio del dialogo tra Pechino e Taipei, al fine di scongiurare un progressivo deterioramento dei rapporti e soprattutto un’escalation militare.

Ma secondo i critici politici servirà tempo e volontà, dati i nazionalismi in gioco e le diverse visioni sul futuro di Taiwan. Gli osservatori hanno infatti come spesso le leadership delle due sponde abbiano più interesse a cavalcare il nazionalismo che a compiere passi concreti verso un compromesso, lasciando lo status dell’isola in balia dei venti della contesa geopolitica.

In conclusione, se da un lato le manovre militari cinesi appaiono finalizzate a riaffermare la propria posizione ed intimidire i possibili indipendentisti taiwanesi, dall’altro rischiano paradossalmente di sortire l’effetto opposto, rafforzando i sentimenti auto-deterministi sull’isola. Solo un dialogo costruttivo, anche attraverso canali non ufficiali, potrà evitare un progressivo logoramento dei rapporti e una pericolosa escalation militare nello Stretto. Ma la strada sembra ancora lunga, mentre Taiwan resta la grande incognita geopolitica del Mar Cinese Orientale.

Presidente di Taiwan Tsai e Ma
Presidente di Taiwan Tsai ed ex leader Ma Ying-jeou – Nanopress.it

Gli Stati Uniti sono visti da Pechino sempre più come un attore chiave nell’alimentare la voglia di indipendenza a Taipei. I legami bilaterali tra Cina e USA si sono deteriorati negli ultimi mesi, acuendo le rivendicazioni cinesi su Taiwan.

Punto di svolta recente e non trascurabile è stato l’incidente del “pallone spia” cinese abbattuto da Washington, seguito dalla ormai nota guerra commerciale sui semiconduttori che si inasprisce col passare dei mesi. Questi eventi hanno raffreddato i rapporti economici e ridotto la disponibilità USA a mediare sul dossier taiwanese.

Un ulteriore passo critico è stata la visita della speaker della Camera Pelosi a Taipei nell’agosto 2022. Pechino ha reagito con le più massicce esercitazioni militari di sempre intorno all’isola, in risposta al sostegno politico americano.

Successivamente, incontri tra la presidente Tsai e il nuovo speaker McCarthy, oltre alla recente visita del vicepresidente Lai negli Stati Uniti, hanno contribuito a portare le relazioni Cina-Taiwan-USA allo scontro più duro finora.

Le recenti manovre militari cinesi vanno lette anche in questo contesto di crescente ostilità con Washington, visto ormai come il maggior ostacolo geopolitico alle rivendicazioni di Pechino sull’isola ribelle.

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