Alluvione in Emilia Romagna, le parole di un agricoltore

Un agricoltore che ha salvato Ravenna, sfoga oggi il suo malcontento: “Neanche un euro per i miei campi andati distrutti, mi sento tradito”.

Fabrizio Galavotti
Fabrizio Galavotti – Nanopress.it

Queste la parole con cui Fabrizio Galavotti esterna la sua rabbia nei confronti di chi avrebbe dovuto tutelarlo. Lui è un agricoltore, presidente della cooperativa Cab Terra e come tanti ha avuto delle enormi perdite a causa del maltempo che si è abbattuto sulla regione distruggendo i raccolti. Non nasconde la sua amarezza a chi lo intervista, dicendo che fino a oggi ha sentito molte parole ma nessun fatto concreto è stato portato a termine.

La rabbia di un agricoltore dell’Emilia Romagna

Sembra essere un lontano e terribile ricordo l’alluvione dell’Emilia Romagna, questo però ha portato degli ingenti danni a strutture e soprattutto a campi coltivati. Ce ne sono tanti nei territori colpiti e i danni sono irreparabili, o per lo meglio, ci vorrebbero i dovuti sostegni per rimettere in moto quella macchina che in territori come questi contribuisce in alte percentuali al sostentamento dell’economia locale, delle famiglie e del rinomato settore italiano dei prodotti enogastronomici tipici del Paese.

Sono passati 4 mesi da quegli eventi che hanno messo in ginocchio il settore agricolo e i terreni della regione ancora stanno soffrendo molto. C’è un uomo che si è contraddistinto in quel disastro, parliamo di Fabrizio Galavotti, presidente della cooperativa Cab Terra, ribattezzato su emittenti televisive e testate giornalistiche come “l’eroe di Ravenna”, con una ragione ben precisa. L’agricoltore infatti è fra coloro che hanno salvato il centro storico della città sacrificando i propri terreni.

Come altri imprenditori di questo comparto, quando ce n’è stato bisogno, Galavotti ha acconsentito alla deviazione del canale che ha allagato le aziende e distrutto i raccolti: “Noi siamo eroi, non potevamo rifiutarci di aiutare” disse in quei frangenti in cui ha dovuto prendere una decisione molto importante e sicuramente, sofferta.

Danni alle coltivazioni
Danni alle coltivazioni – Nanopress.it

Oggi, non si pente di aver sacrificato il suo lavoro per la terra che abita da generazioni, però c’è una grande amarezza perché si sente abbandonato dal governo. “Mi sento tradito, fino a oggi tante promesse ma sono passati mesi e non abbiamo visto neanche un centesimo. Inoltre abbiamo altre spese se non vogliamo veder morire i nostri terreni”.

L’agricoltore, intervistato dal Corriere della Sera, non ha rinnegato le sue azioni però ha rivolto un appello alle istituzioni, chiedendo aiuti concreti. Duecento ettari della sua e di altre cooperative sono stati completamente sommersi dall’acqua dopo la deviazione a cui ha acconsentito per evitare che Ravenna si allagasse.

Fabrizio si rifiuta di essere etichettato come eroe, precisando che ha fatto quello che era giusto in quel momento, un gesto che rifarebbe anche ora per salvare una parte della sua città, tuttavia: “Non avrei pensato che dopo che ho dato una mano, non ci avrebbero dato neanche un euro. Non ci siamo tirati indietro e non vogliamo più soldi degli altri, solo il giusto”.

Dopo l’appello alle istituzioni è arrivato quello per il presidente Mattarella. Da lui l’agricoltore ha ricevuto un ringraziamento personale, ora lo definisce come l’unica persona di cui si fida. “Ci aveva assicurato che avrebbe vigilato e vedo che lo fa di continuo, per il resto sono solo chiacchiere. Ora siamo noi ad avere bisogno di aiuto”.

Quello che chiede Galavotti, in rappresentanza anche degli altri lavoratori del comparto che come lui sono in sofferenza, sono dei lavori straordinari altrimenti si rischia di perdere tutto. Dopo mesi, i terreni alluvionati sono invasi dal limo e caldo delle ultime settimane li ha trasformati in distese compatte e dure, come cemento. Questo chiaramente soffoca la terra, compromette la fertilità della stessa e ci saranno effetti devastanti anche nei prossimi anni.

Con risorse proprie, la sua cooperativa sta sostenendo i primi lavori urgenti in Emilia Romagna ma queste spese aggiuntive – non indifferenti – sono pesanti se non ci sono aiuti economici concreti. “Già avevamo messo in conto un calo della produzione in questa stagione ma vorremmo evitare che vengano pregiudicate anche le prossime”.

Gli interventi non previsti sono necessari e da fare con la massima urgenza, ma con rabbia il presidente di Cab Terra sottolinea che sebbene senta spesso che vengano stanziati dei soldi, lui e i suoi “colleghi” non hanno visto un euro. I danni per la sua cooperativa ammontano a un milione e 800mila euro, mentre per quelle associate i danni superano i 20 milioni. Sono cifre importanti che i soli agricoltori con le loro risorse non riescono più a sostenere da soli. Galavotti auspica, in chiusura dell’intervista, che i ritardi siano dovuti a un gioco politico. “La Romagna non lo merita e ha bisogno di risollevarsi”.

Il sacrificio dei campi

Una delle tante notizie di maggio, in piena emergenza, è stata quella che parlava della solidarietà di tanti agricoltori che in Emilia Romagna hanno fatto fronte comune per dare una mano. La decisione è stata una vera prova di coraggio, infatti Galavotti e tanti altri lavoratori, hanno deciso di sacrificare i propri campi coltivati per farli allagare, salvando così la città di Ravenna.

I soci delle cooperative agricole hanno acconsentito a deviare l’acqua allagando così le aziende e distruggendo le colture. Sapevano a cosa andavano incontro ma non hanno avuto un attimo di esitazione e non hanno mai voluto essere chiamati eroi. Giudicano questo gesto responsabile e doveroso per salvare il centro storico della città, scrigno di tesori antichi di epoca bizantina, fra cui monumenti dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Quando c’è stato bisogno, i coltivatori hanno acconsentito al taglio di un argine e così l’acqua ha invaso frutteti, serre e campi. Con un semplice sì è sfumato il lavoro di una vita, i sacrifici di generazioni, se calcoliamo che la maggior parte di queste persone seguono le orme di nonni e genitori che prima di loro coltivavano i campi della regione.

“Non potevamo tirarci indietro, sarebbe stato vergognoso. Ravenna era a un passo dall’essere sommersa e così abbiamo alleggerito la pressione acconsentendo alla richiesta del questore Castrese De Rosa, di tagliare l’argine e quindi allagare i campi di 70 soci”.

La scelta era quella di salvare la città o perdere anni di raccolto, ma gli agricoltori – dopo un primo momento di comprensibile esitazione – non hanno avuto dubbi: “Abbiamo fatto quello che potevamo per salvare il salvabile. Al primo posto abbiamo messo l’interesse della collettività, questo significa essere cittadini normali non eroi. Ogni contadino conosce le conseguenze della perdita dei raccolti e dei danni alla terra per anni”.

Il prezzo del sacrificio insomma è stato altissimo, fra l’altro la terra è sofferente anche per il terribile mix di alluvione e poi, siccità. Ci vorranno anni per tornare a ristabilire una situazione normale e sistemare i terreni in Emilia Romagna.

Campi allagati
Campi allagati – Nanopress.it

Fabrizio Galavotti, a capo della cooperativa agricola più antica di Ravenna, non ha dubbi: “Abbiamo fatto un enorme sacrificio, ora chiediamo l’aiuto del governo. Protezione Civile e volontari hanno fatto di tutto per noi, sono loro i veri eroi. Ora non è più tempo di promesse, il governo deve aiutarci davvero”.

Al termine del disastro, sono stati 100mila gli ettari allagati nelle 3.000 aziende agricole di Ravenna e provincia, una quantità enorme, un colpo mortale per un territorio che per la maggior parte presentava coltivazioni di frutta. Dopo due settimane sott’acqua le piante sono destinate a morire e sarà un’impresa titanica ripiantarle. Poi ci sono i danni alle sementi e ai vigneti. Ora la terra è asciutta ma invasa da fango che con il caldo si solidifica, un nuovo colpo per l’agricoltura del luogo e unendosi all’appello del presidente di Cab Terra, anche gli altri lavoratori chiedono le giuste misure per affrontare un grandissimo problema.

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