Alla Camera senza neonati: mamme deputate in Parlamento

Mamme in carriera, in questo caso però parliamo di deputate in Parlamento. La questione torna alla ribalta dopo le immagini diffuse sul web dell’eurodeputata del M5S Daniela Aiuto, che si è presentata in Aula a Strasburgo assieme a suo figlio, un neonato.

La pioniera della “categoria” è stata però la danese Hanne Dahl, che nel 2009 ha portato la figlioletta in Aula per le votazioni, seguita poi dalla nostrana Licia Ronzulli che ha letteralmente scatenato i media nel 2010 con la sua piccola bebè in braccio al Parlamento Europeo.

In Parlamento Europeo le mamme eurodeputate possono partecipare a dibattiti e votazioni con neonati a seguito, da noi in Italia però non è così: non ci sono servizi per loro come ad esempio accade in Spagna, dove le mamme possono votare per via telematica o a Parigi dove è stato allestito un asilo nido all’Eliseo e all’Assemblea Nazionale.

Niente neonati a Montecitorio

Nel nostro Paese le mamme deputate devono scegliere fra i figli e la politica. Fra i casi citiamo quello di Vanessa Camani, deputata del Pd subentrata alla Camera dopo l’elezione in Europa di Alessandra Moretti, che in una intervista a Repubblica lamenta il disagio di avere due figli, di cui il più piccolo di soli tre mesi, e non poterli portare con sé in Aula a Montecitorio per accudirli durante le giornate di lavoro e votazione.

“Pensavo di portare con me Pietro e pure Anna, due anni, ma non c’è una nursery né uno spazio bambini.. e la babysitter non può certo allattare!”, ha detto la Camani. La soluzione alla fine l’ha trovata, ma non è certo stata delle migliori: utilizzare gli spazi del proprio gruppo per mettere passeggino, pannolini, biberon e quant’altro, dandosi il cambio con il marito di un’amica per accudire i figli.

“Ho deciso a malincuore che dopo l’estate smetterò di allattare, con Anna avevo fatto per un anno, ma è l’unico modo”, ha detto scoraggiata la deputata del Pd. Secondo il regolamento, lei come tutte le altre mamme parlamentari italiane percepisce una indennità e risulta “in missione“, nemmeno sotto la voce “maternità”.

In Parlamento sono presenti 197 deputate e 93 senatrici, una quota del 30,53%, ma a quanto pare i numeri ancora non bastano a cambiare la situazione quando queste decidono di mettere su famiglia e continuare a lavorare.

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