Alexander Boettcher cede il patrimonio all’ex moglie, i legali delle vittime: ”Atto per non risarcire”

Processo a carico di Alexander Boettcher e Martina Levato

Quando era ancora la moglie di Alexander Boettcher, l’ex Miss Croazia Gorana Bulog non sapeva delle relazioni extraconiugali che suo marito aveva con Martina Levato o con altre ragazze, né sapeva che dalla Levato suo marito stava aspettando un figlio. E mai avrebbe immaginato che proprio lui fosse il complice perfetto (se non la mente organizzatrice) delle spedizioni punitive a base di acido ai danni degli ex di Martina. Subito dopo l’arresto di Boettcher, dunque, lei ha chiesto la separazione. In seguito a ciò ha ottenuto una parte del patrimonio dell’ex marito, ovvero due quote societarie da 48 mila euro, liquidate da Patrizia Ravasi, madre di Boettcher, il 15 giugno 2015. Ma gli avvocati di parte civile hanno contestato la cessione avvenuta quattro giorni dopo l’arresto dell’uomo, volta, secondo loro, a distogliere parte dei beni che sarebbero serviti a risarcire le vittime.

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Gli avvocati delle vittime delle aggressioni imputate ad Alexander Boettcher e Martina Levato hanno contestato la cessione del patrimonio di Boettcher all’ex moglie. Sono sicuri che dietro a questa operazione ci sia l’interesse dell’uomo a figurare come nullatenente, in modo da non pagare alcun risarcimento alle vittime accertate delle aggressioni a base di acido. Il giudice che ha stabilito la colpevolezza dei due per l’aggressione a Pietro Barbini, infatti, aveva pure quantificato in una cifra pari a oltre un milione di euro l’anticipo del risarcimento per le vittime.

C’è da dire che i giudici del Tribunale di Milano avevano già disposto in luglio il sequestro immobili di proprietà di Boettcher nell’ambito del processo per le aggressioni a Pietro Barbini, finito con le condanne a 14 anni per Alex e Martina Levato. Dunque i magistrati hanno disposto il sequestro conservativo di beni per 3 milioni di euro a carico di Boettcher, accogliendo la richiesta dei legali di Savi, che ipotizzavano una eventuale cessione a terzi dei beni a lui riconducibili. In particolare, i giudici avevano disposto il sequestro di tre appartamenti, di un’auto e di parte delle quote di due società riconducibili all’uomo.

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