Agguato al presidente del Parco dei Nebrodi, esami del Dna sulle tracce di sangue trovate

Giuseppe Antoci

Foto Facebook

Il presidente del parco dei Nebrodi di Messina, Giuseppe Antoci è stato salvato dalla scorta. L’auto su cui viaggiava Antoci, è stata colpita da una serie di colpi di arma da fuoco, ma l’agente che era con lui ha risposto al fuoco ferendo uno dei malviventi autori dell’agguato. La polizia di Stato procede all’esame del Dna sulle tracce di sangue trovate nei pressi del luogo dell’attentato, nel bosco sono state trovate anche due bottiglie Molotov su cui la scientifica sta effettuando una serie di rilievi. Le indagini sono eseguite dalla squadra mobile di Messina e coordinate dal procuratore Guido Lo Forte e dai sostituti Vito Di Giorgio, Angelo Cavallo e Fabrizio Monaco.

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Antoci stava rientrando da Cesarò dove aveva partecipato a una manifestazione, il presidente è stato protetto dall’agente della scorta e dall’equipaggio di una seconda auto della polizia su cui viaggiava anche il dirigente del commissariato di Stato di Sant’Agata di Militello Daniele Manganaro. Subito dopo l’agguato, Antoci e l’agente sono stati portati in ospedale in via precauzionale, ma non sono rimasti feriti nello scontro a fuoco. Da qualche anno alla guida del parco dei Nebrodi, era finito nel mirino per le sue denunce sulla mafia dei pascoli tanto che Antoci aveva ricevuto dei proiettili come atto intimidatorio e una lettera indirizzata a lui e al Governatore della Sicilia: “Finirai Scannato tu e Crocetta”.
“Il mio grazie va alla Polizia di Stato per avermi salvato la vita. Sono preoccupato ma sereno”, ha detto Antoci e in un intervento ad Agorà, Il Presidente del Parco dei Nebrodi ha affermato con convinzione: “Non pensino che con questo atto intimidatorio noi non continueremo il nostro lavoro. Anzi, lo continueremo con maggiore forza”. Il Governatore della Sicilia ha lanciato un messaggio allo Stato: “Deve intervenire con perquisizioni a tappeto che non diano tregua alle famiglie mafiose”.

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