Adozioni gay in Italia, le sentenze a favore emesse dai tribunali

Festa delle famiglie Arcobaleno a Milano

La società è sempre più avanti della politica e spesso lo è anche la magistratura. Nel caso delle adozioni per le coppie gay lo è di certo: mentre il ddl Cirinnà attende il via libera del Senato dopo lo stralcio della stepchild adoption alla Camera, i Tribunali di mezza Italia continuano a dare ragioni alle famiglie arcobaleno ed emettono sentenze a favore dell’adozione per le coppie omosessuali. Negli ultimi mesi si è registrato un balzo in avanti, con molte cause che sono arrivate a conclusione e che hanno certificato una tendenza già chiara da tempo: i Tribunali tutelano da sempre il benessere dei minori e l’amore di una famiglia è l’unica cosa che conta, che siano una mamma e un papà, due mamme o due papà. Vediamo insieme le ultime storiche sentenze.

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Prima di entrare nello specifico, va chiarito un passaggio fondamentale. Pur senza una legislazione specifica, i giudici hanno usato l’attuale legge italiana sulle adozioni per decidere nei singoli casi, basandosi sull’articolo 44, quello che dà la possibilità di adottare i figli del partner alle coppie non sposate. Il diritto delle coppie eterosessuali a essere genitori a tutti gli effetti dei figli che si crescono insieme è stato esteso alle coppie omosessuali perché, dicono i giudici, la serenità e il benessere dei bambini conta più del sesso dei genitori.

La prima adozione gay in Italia risale al 2014 (quando ancora il ddl Cirinnà e il Family Day non erano entrati nell’agenda politica e mediatica), quando il Tribunale dei minori di Roma dà l’assenso alla richiesta di adozione della figlia della partner presentata dalla convivente della mamma biologica. Le due donne, sposate in Spagna, sempre nel paese iberico avevano avuto la bambina tramite procreazione assistita: una volta in Italia, la piccola risultava figlia solo della madre biologica. Da qui la decisione di rivolgersi al Tribunale e la sentenza con cui la Corte riconosce che è “nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto, in questo caso genitore sociale, quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo”.

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Come loro, altre coppie gay si sono rivolte con successo alla magistratura. A gennaio 2015 era stato il Tribunale di Torino a ordinare la trascrizione dell’atto di nascita di un bimbo come figlio di due mamme. La coppia si era sposata in Spagna, aveva avuto il piccolo e si era separata: nell’istanza di divorzio avevano ottenuto l’affidamento congiunto, ma questo passaggio cadeva in Italia, dove il bimbo era figlio solo della madre naturale. La Corte d’Appello di Torino, dopo il primo no del Tribunale, ha dato loro ragione.

È stata poi la volta di Firenze, dove una coppia lesbica ha visto riconosciuta l’adozione del figlio del partner, e di Milano. Nel capoluogo lombardo, a dicembre 2015 la Corte d’Appello ha ordinato la trascrizione all’anagrafe dell’atto di adozione fatta da una coppia in Spagna, dove la partner aveva adottato la figlia naturale della compagna. Anche in questo caso, decisivo è stato “l’interesse superiore del minore al mantenimento della vita familiare”.

A dicembre 2015 arriva un’altra storica sentenza, emessa da Melita Cavallo, ex presidente del Tribunale di Roma. In questo caso l’adozione del figlio del partner viene riconosciuta a una coppia di uomini: per la prima volta in Italia, la legge riconosce in pieno una famiglia composta da un bimbo e due papà.

Il 5 marzo 2016 è arrivata la sentenza definitiva per Giuseppina La Delfa, fondatrice delle Famiglie Arcobaleno, e la sua compagna compagna Raphaelle Hoedts: la coppia aveva adottato reciprocamente i figli naturali dell’una e dell’altra in Francia e ora ha avuto l’ok del tribunale di Napoli che ha ordinato la trascrizione della decisione del tribunale di Lille. Qualche giorno prima era stato il Tribunale di Roma a dare il via libera alla prima storica sentenza di adozione incrociata del figlio del partner da parte di una coppia omosessuale.

L’ultima in ordine di tempo è la decisione del Tribunale di Roma che a marzo 2016 ha riconosciuto l’adozione incrociata dei tre figli di due donne, Marilena Grassadonia, presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno, e la compagna Laura.

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