Abusi sui bambini: violentati e torturati a 10 mesi grazie al “deep web”

Il fenomeno degli abusi sui bambini assume contorni, che a volte non sono soltanto inquietanti, ma anche che potremmo definire orribili. In rete ci si arriva a scambiare video con bambini di 10 mesi violentati e torturati. Lo ha denunciato l’associazione Meter Onlus di Don Fortunato Di Noto. I filmati vengono scambiati online attraverso il deep web. I criminali riescono a rimanere anonimi utilizzando un apposito software, Tor, che consente di mettere in atto delle comunicazioni non intercettabili. Il lato oscuro della rete fa davvero paura e quello che è possibile rintracciare in forma anonima arriva ad avere come vittime anche i più piccoli.

Nei video scambiati attraverso internet si troverebbe di tutto. Ci sarebbero anche delle donne con il volto coperto da maschere, che vengono riprese mentre molestano i bambini. Si troverebbero piccoli, anche di pochi mesi, legati, bruciati con la cera bollente che viene versata addosso a loro oppure affogati, mentre la loro testolina viene immessa nel water. A volte si arriva anche ad atti sessuali espliciti.

Il compartimento Sicilia Orientale della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania ha già ricevuto le indicazioni da parte dei volontari dell’associazione, che sono rimasti sconvolti dalla visione di questo materiale. Già le forze dell’ordine stanno indagando, per compiere tutti gli accertamenti del caso e per riuscire ad individuare, eventualmente, i soggetti coinvolti. Sembrerebbe, a giudicare dalle parole rese dagli esperti che stanno indagando su questo crimine, che le community “specializzate” tentino sempre più di sfruttare le comunicazioni in anonimato, in modo da salvaguardare la loro identità. Tra l’altro le pagine web utilizzate per lo scambio di questi video sono difficilmente rintracciabili e ad esse riesce ad accedere soltanto chi sa come trovarle.

Don Fortunato Di Noto, che ha coordinato l’Osservatorio Mondiale contro i crimini sui bambini e che si è occupato proprio nello specifico del monitoraggio della rete, ha dichiarato che il fenomeno non tende ad arretrare. Anzi, questa tipologia criminale tenderebbe sempre più ad aumentare grazie ai sistemi di anonimato che la rete rende possibile utilizzare. In fin dei conti non bisogna dimenticare che questo software, Tor, che ha come simbolo una cipolla, è perfettamente legale.

Le associazioni continuano a dichiararsi forti e pronte alla lotta e, quindi, vogliono portare avanti il contrasto degli abusi in maniera inoppugnabile, nonostante spesso neanche le leggi forniscano gli strumenti adatti.

I dati

Secondo il Telefono Azzurro, il fenomeno è allarmante. Gli ultimi dati diffusi a questo proposito fanno riferimento a 173 vicende nel 2012, con una crescita della percentuale di abusi sessuali su adolescenti, che è passata dal 13,4% del 2009 al 22,3% del 2012. Sono cresciuti anche i casi di adescamento online, che dal 2008 al 2012 sono aumentati del 10%. Il Telefono Arcobaleno si è occupato, invece, di registrare i dati che riguardano nello specifico degli abusi perpetrati per mezzo di internet. Ne è emerso che circa la metà delle vittime ha meno di 7 anni, mentre il 77% ne ha meno di 9. Lo scenario che è stato dipinto è sconvolgente, con molti Paesi coinvolti, dagli Stati Uniti alla Germania, dalla Russia all’Italia, dalla Francia al Giappone.

Il rapporto dell’Onu

Il rapporto dell’Onu sul fenomeno ha gli stessi toni drammatici. Dagli studi portati avanti è venuto fuori che in 21 Paesi il 36% delle donne e il 29% degli uomini hanno riferito di essere stati vittime di abusi sessuali durante l’infanzia. Alcuni dati trasversali mettono ancora più in allarme, perché il fenomeno della violenza interessa spesso anche ambienti dedicati alla formazione e all’educazione dei fanciulli. L’Onu ha tenuto conto della violenza sui bambini in generale, oltre che fisica, anche delle punizioni umilianti e delle violenze sessuali.

Il deep web

Secondo un’indagine condotta negli Stati Uniti, il web è costituito da più di 550 miliardi di documenti, mentre Google riesce ad indicizzarne soltanto 2 miliardi. C’è una parte, quindi, di web invisibile, che può essere diviso in varie categorie. Ci sono contenuti dinamici, che possono essere richiamati soltanto dietro una particolare richiesta; ci sarebbero poi pagine ad accesso ristretto, che impedirebbero anche ai motori di ricerca di accedervi. Si registrano anche pagine non collegate, cioè delle pagine internet che non sono collegate ad altre e a cui l’accesso potrebbe essere impedito anche da impostazioni di sicurezza. Per non parlare poi dei file multimediali, degli archivi, dei documenti scritti in linguaggio non html, di contenuti non collegati a tag testuali.

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