A Israele continuano scontri e proteste dopo l’approvazione della riforma giudiziaria

Israele sta attraversando un momento complicato causato dalla reazione popolare all’approvazione della legge sulla ragionevolezza avvenuta lunedì 24 luglio. Proteste e scontri proseguono da ore e nonostante ciò il governo Netanyahu non ha intenzione di fare marcia indietro ma, anzi, prosegue senza sosta.

Proteste contro la riforma giudiziaria a Israele
Proteste a Israele contro la legge sulla ragionevolezza – Nanopress.it

Gli attivisti contrari alla riforma della magistratura approvata dal governo israeliano hanno manifestato tutta la notte a Tel Aviv e Gerusalemme per opporsi alla riforma giudiziaria, che avanza velocemente, e ha visto modificare lo standard sulla ragionevolezza, solitamente utilizzato per contestare decisioni e norme ritenute contro i diritti umani. Le manifestazioni sono degenerate in scontri con la polizia pesanti, che mostrano il livello di esasperazione del popolo che non vuole rinunciare alla democrazia, conquistata con difficoltà e sacrifici.

Il governo Netanyahu non ha intenzione di fare marcia indietro, nonostante le ultime ammonizioni e critiche internazionali.

Accese proteste a Israele contro la riforma giudiziaria

Si sono sviluppati scontri accessi che hanno visto l’uso di cavalli e idranti da parte delle autorità israeliane e la polizia ha affermato che soltanto così, è riuscita a sgomberare dopo la mezzanotte la principale arteria di Tel Aviv, dove circa 15.000 persone si erano radunate in reazione all’approvazione della controversa legge “sulla ragionevolezza”.

La riforma limita il potere dei giudici di annullare le decisioni del governo. I manifestanti la considerano un attacco all’indipendenza della magistratura.

I legislatori appartenenti alla colazione di Netanyahu hanno promesso di portare avanti la riforma con nuove leggi, alimentando la rabbia dei manifestanti. Questi ultimi hanno promesso un’escalation delle proteste se la riforma non sarà ritirata.

La situazione rimane tesa. Il governo di Israele sostiene che la riforma è necessaria per limitarel’attivismo giudiziario” ed evitare interferenze nelle scelte politiche. L’opposizione ha denunciato invece una chiara mossa autoritaria e una evidente  minaccia alla democrazia di Israele.

La riforma giudiziaria ha ulteriormente polarizzato la scena politica israeliana in un momento critico, dove nonostante la crisi interna e la pressione internazionale, per il governo Netanyahu sembra essere più importante procedere con la riforma della giustizia.

Gli oppositori contrari alla riforma della giustizia hanno promesso di intensificare le proteste, nonostante le tensioni con la polizia durante le manifestazioni di lunedì.

Pur riconoscendo che la lotta sarà lunga, sostengono che alla fine prevarranno i principi democratici. Gli organizzatori delle manifestazioni hanno precisato che: “Qualsiasi israeliano che protesta è un eroe”.

Oltre 30 persone sono state arrestate durante le manifestazioni a Tel Aviv e Gerusalemme. Tra loro anche Moshe Radman, leader della protesta, che ha accusato la polizia di averlo aggredito.

Moltissimi attivisti hanno denunciato l’uso eccessivo della forza da parte della polizia, che definiscono visibile alla comunità internazionale soltanto osservando le ultime 29 settimane di proteste.

Oltre al popolo anche l’opposizione politica e moltissimi rami lavorativi tra cui riservisti dell’esercito e medici si sono Uniti alla protesta per preservare la democrazia di Israele.

Il governo ha spiegato che la riforma è necessaria per limitare le ingerenze e opinioni personali dei giudici che non hanno nulla a che fare con l’ambito politico e non dovrebbero entrarvi. Ma i manifestanti la vedono come una minaccia alla democrazia.

Sebbene le proteste mostrino il malcontento popolare, la legge continuerà probabilmente il suo iter. Toccherà quindi alla Corte Suprema valutarne la legittimità costituzionale.

Il procedimento legislativo che sta avanzando in merito alla riforma giudiziaria rischia di peggiorare le divisioni in un momento delicato per Israele, ma il piano politico di Netanyahu e dei suoi ministri a favore sembra prevalere al momento sulle mobilitazioni generali e sulle pressioni internazionali. A questo punto l’unica mossa che potrebbe essere decisiva è quella che intraprenderà la magistratura   il suo giudizio deciderò al futuro del paese.

Gerusalemme è stata protagonista di caos e violenza e si sono svolte nella città proteste e scontri mentre migliaia di manifestanti si sono riversati per le strade intorno alla Knesset per opporsi al disegni di legge avanzati dal governo di Netanyahu.

Fin dalle prime luci dell’alba di ieri e per tutta la giornata e la notte, i dimostranti hanno formato barricate umane per impedire alla polizia di frontiera di sgomberarli. Gli agenti hanno risposto facendo uso di potenti cannoni ad acqua per disperdere la folla dalle strade circostanti il parlamento, provocando duri scontri che sono aumentati con il procedere dei lavori parlamentari.

Almeno cinque manifestanti e tre poliziotti hanno riportato ferite e sono stati soccorsi dal personale medico accorso sul posto.

All’interno dell’aula, i deputati della maggioranza che sostiene il governo Netanyahu hanno definito le proteste un “assedio”, cercando di dipingerle come un tentativo insurrezionale in stile assalto a Capitol Hill del 6 gennaio.

La scelta Di Netanyahu e della coalizione di destra di procedere velocemente nell’approvazione e nell’iter legislativo completo della riforma giudiziaria genera profondi timori e mina le relazioni, in primis con Washington, ma anche con il resto delle autorità internazionali,che si oppongono e chiedono un dialogo tra opposizione, popolo e coalizione di maggioranza al fine di scongiurare una guerra civile gettare Israele nel caos.

Oltre ai migliaia di riservisti che non hanno garantito la loro presenza alle forze militari si sono unite moltissime altre categorie di cui ho una attirato l’attenzione, dato che si tratta dei sanitari e con la loro assenza si va a interrompere un servizio necessario, ma questo indica la portata e l’entità di questo cambiamento e di quanto renda irrequieta e profondamente turbata la popolazione.

Gli appelli emersi  dopo l’approvazione della legge sulla ragionevolezza israeliana

L’approvazione alla Knesset di Israele della legge sullo standard di ragionevolezza ha scatenato malcontento e rabbia tra la popolazione israeliana, che teme di vedere intaccati diritti primarie e libertà ma, soprattutto, crede di andare incontro ad un regime dittatoriale nel quale sarà impossibile contestare le decisioni del governo e degli esecutivi.

Come sopra citato, alle manifestazioni e agli scioperi generali indette in queste ultime ore ci sono unite anche altre categorie lavorativa per cercarti di creare il massimo disagio possibile ed essere ascoltati nell’opporsi alla riforma che rischia di vedere sfumare tutti i sacrifici per la democrazia fatti fino ad oggi.

Il 73% dei medici residenti ha sostenuto la protesta contro la riforma giudiziaria di Israele e è stato precisato dalle associazioni dei medici che sarebbero stati garantiti i servizi d’urgenza e di pronto soccorso e le attività sarebbero state svolte come  nel giorno dello shabbat.

Gerusalemme ed altre città importanti, hanno escluso di prendere parte alla protesta ma soltanto per garantire la sicurezza dei cittadini ma il resto del paese aderito in maniera cospicua a questa scelta che riflette quanto sia condiviso il sentimento di ooposizione a queste nel normative introdotte dal governo Netanyahu.

Anche l’ordine degli Avvocati Israeliani si è unito all’ondata di petizioni presentate alla Corte Suprema contro la temuta legge  oramai approvata dalla Knesset di Israele, che limita l’uso dello standard di ragionevolezza nelle revisioni giudiziarie delle decisioni governative.

L’ordine sostiene che la legge ha lo scopo di immunizzare i leader del potere esecutivo dall’agire in modo ragionevole, creando di fatto unassegno in bianco” per la corruzione.

Intanto crescono le pressioni internazionali, con il Regno Unito che invita Israele a preservare l’indipendenza della magistratura e l’UE che esprime preoccupazione per gli effetti della riforma sul sistema di controlli ed equilibri.

Ben Gvir e Smotrich
Israele, Ministri Ben Gvir e Smotrich – Nanopress.it

Ma nonostante le chiare preoccupazioni esternate delle autorità occidentali e gli appelli ad utilizzare cautela nel procedere in qualcosa che potrebbe cambiare per sempre il futuro di Israele, il governo israeliano si dichiara soddisfatto della decisione assunta è convinto di procedere ulteriormente.

Un organizzazione per i diritti umani ha sovvenzionato annunci completamente neri sui principali quotidiani di Israele in segno di lutto per la democrazia.

L’ex premier Ehud Olmert ha parlato di rischio diguerra civile”, anche se molti ritengono l’affermazione eccessiva. Nel frattempo i medici hanno l suscitato l’ira del governo con lo sciopero ed è stato chiesto chiaramente di fermarlo.

La situazione rimane tesa mentre il governo Netanyahu procede con la sua controversa agenda di riforma del sistema giudiziario, nonostante la diffusa opposizione interna e preoccupazioni condivise dalle autorità globali, sull’impatto della riforma sulla democrazia israeliana.

L’ex direttore del Mossad Danny Yatom ha criticato duramente il ministro della Difesa Yoav Gallant per non essersi dimesso in segno di protesta contro la controversa legge l, che limita i poteri della Corte Suprema approvata lunedì dalla Knesset.

Yatom ha dichiarato alla radio militare israeliana: “Gallant avrebbe dovuto fare la cosa più coraggiosa possibile: annunciare che avrebbe smesso di giocare a questo gioco. Avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni, nel bene e nel male”.

Le osservazioni di Yatom mettono in evidenza la crescente pressione all’interno delle forze armate israeliane contro la riforma giudiziaria del governo Netanyahu, vista da molti come una minaccia allo stato di diritto e ai valori democratici. Anche se finora nessun alto funzionario militare si è dimesso per protesta, le critiche indicano un crescente disagio nell’establishment della sicurezza israeliano per le controverse politiche del governo di destra.

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