25 aprile, l’Italia festeggia la Liberazione dal Nazifascismo

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è giunto in piazza Venezia, a Roma, dove sono presenti le massime cariche dello stato per la cerimonia del 71° anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Alla deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria sono presenti anche il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, e i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso. Il presidente Mattarella è poi partito per la Valsesia dove ha partecipato alla cerimonia per l’anniversario della Liberazione a Varallo Sesia (Vercelli) mentre il premier Matteo Renzi è volato ad Hannover per il vertice informale su terrorismo e immigrazione. Il presidente del Senato Grasso è atteso prima a Reggio Emilia, poi a Gattatico a Casa Cervi. Laura Boldrini, a Genova. Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, su Twitter citando la canzone ‘Oltre il ponte’, ha scritto: ”Tutto il male avevamo di fronte tutto il bene avevamo nel cuore #25aprile”. Come accaduto anche lo scorso anno, in riferimento al 25 aprile ha ricordato il valore portante della Costituzione, affermando che essa vive perché viene applicata sempre nei suoi valori. Intervenendo al Quirinale, il Capo dello Stato ha detto: “La Liberazione è una festa di libertà e di speranza che ricorda quel che abbiano conquistato grazie al sacrificio di tanti e che abbiamo il diritto e dovere di conservare e preservare”. Inoltre ha sottolineato come la democrazia rappresenti un patrimonio di tutto il Paese, che va difeso ogni giorno. Mattarella ha detto a questo proposito: “Grazie a un moto di popolo, democrazia e libertà hanno vinto, ma vanno difese ogni giorno”. E poi ancora: “Non abbassiamo la guardia, così si riafferma la democrazia”. ”I patimenti sofferti hanno fatto sì che l’Italia (e con lei altri Paesi europei), scegliesse la strada – ha aggiunto Mattarella – del ripudio della guerra. A chi come i partigiani qui presenti – ai quali rivolgo il ringraziamento della comunità tutta intera – seppe interpretare il desiderio di pace del popolo italiano, va riconosciuto un merito storico. Settant’anni di pace ci sono stati consegnati dai nostri padri”.

Sergio Mattarella nel suo intervento per il 71esimo anniversario della Liberazione al Teatro Civico di Varallo, in Valsesia, rivolgendosi ai giovani, ha poi evidenziato l’importanza di portare in Europa l’esempio della Resistenza: “La Resistenza e la Repubblica, insieme con i movimenti di lotta antifascista degli altri Paesi europei, sono diventati storia e identità del nostro popolo. Hanno generato un ordinamento costituzionale che ci ha permesso di sviluppare diritti, opportunità, responsabilità diffuse. Oggi questa sfida riguarda l’Europa: per svolgere i suoi compiti è necessario che si consolidi un ordinamento europeo in grado di farne davvero un soggetto attivo di cooperazione e giustizia nel mondo globalizzato“. Le storie della Resistenzaci interpellano ancora oggi. Ci dicono che è possibile dire no alla sopraffazione, alla violenza della guerra e del conflitto. Ci dicono che è possibile dire no all’apatia, al cinismo, alla paura. Ci dicono che esistono grandi ideali e sogni da realizzare per cui vale la pena battersi e che vi sono buone cause da far trionfare”.

Vediamo di seguito la Storia e alcuni aneddoti da conoscere sul nostro passato.

La Storia

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Il 25 aprile 1945 è una data storica in Italia, è il giorno – scelto convenzionalmente – in cui termina ufficialmente la Seconda Guerra Mondiale (durata cinque anni), l’occupazione iniziata due anni prima da parte della Germania nazista di Adolf Hitler, e i venti anni del dominio fascista di Benito Mussolini, con tutte le tremende nefandezze che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni a seguire. Con l’enigmatica frase “Felice non è felice”, iniziava il messaggio in codice che annunciava la fine dell’occupazione.

Con la fine della dittatura fascista e l’annuncio della Liberazione dell’Italia, inizia, anche simbolicamente, un percorso storico e politico che giungerà ad un referendum popolare. Il 2 giugno 1946, infatti, gli italiani scelsero tra monarchia e repubblica, sancendo la nascita della Repubblica Italiana. La Costituzione fu approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola cinque giorni dopo, fu pubblicata poi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio dell’anno 1948.

La data dell’Anniversario della liberazione d’Italia

Perchè si festeggia la Liberazione proprio il 25 aprile? La scelta venne fatta perché il 25 aprile 1945 fu il giorno della liberazione di Milano e Torino, ma bisogna ricordare che prima ci fu quella di Bologna (avvenuta il 21 aprile). Genova fu liberata il 23 aprile, mentre Venezia si affrancò il 28 aprile. Entro il primo maggio 1945, tutta l’Italia settentrionale fu liberata. In particolare il 25 aprile 1945 l’esecutivo del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri anche Rodolfo Morandi – che venne designato presidente del CLNAI – Giustino Arpesani e Achille Marazza), alle 8 del mattino, via radio, proclamò ufficialmente l’insurrezione, la presa di tutti i poteri da parte del CLNAI e la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti. Tre giorni dopo, Mussolini sarebbe stato preso e fucilato.

L’importanza della Radio nella Resistenza

La potenza del media, della radio in particolare, negli anni del fascismo, era evidente. La radio aveva cambiato le abitudini degli italiani. Il fascismo l’aveva imposta come megafono del pensiero unico e unificante, strumento perfetto – insieme ai cinegiornali dell’Istituto Luce – della propaganda. Ma il regime non aveva fatto i conti con la natura anarchica del mezzo, capace di superare i confini e abbattere barriere di qualunque natura. Erano parecchie le ‘radio ribelli‘ ascoltate di notte, magari a volume basso: Radio Londra soprattutto, ma anche Radio Algeri, Radio Barcellona, Radio Tunisi. La manopola girava e si ascoltava un’altra storia, una storia diversa.

Radio Londra e i messaggi in codice ai partigiani

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Con la Quinta di Beethoven e il segnale morse (punto, punto, punto, linea) a significare V come “Victory” – Vittoria – Radio Londra arrivava nelle case degli italiani. Le voci degli speaker diventavano familiari. Come quella del colonnello Stevens, soprannominato il “colonnello Buonasera” perché iniziava il parlato con quel saluto. Radio Londra svolse un ruolo importante durante la Seconda Guerra mondiale fornendo un prezioso supporto all’Italia, diffondendo notizie veritiere sul reale andamento del conflitto.

Mentre la cronaca di quegli anni si fa sempre più cupa, con il progredire della guerra, lo spazio per i programmi più frivoli viene destinato alla trasmissione di messaggi speciali, destinati alle forze della Resistenza, ai partigiani. Sono frasi volutamente enigmatiche, scandite dallo speaker e il cui significato drammatico (spostamenti di truppe, invio di armi) spesso contrasta con il senso ironico che giocoforza le avvolge: “Felice non è felice“, “È cessata la pioggia“, “La mia barba è bionda”, “La gallina ha fatto l’uovo“, “Le scarpe mi stanno strette“, “La vacca non dà latte“, “Il pappagallo è rosso“, “L’aquila vola“.

“Aldo dice ventisei per uno”

Aldo dice ventisei per uno” è il famoso messaggio in cifra che partì da Radio Londra e che diede inizio alla insurrezione partigiana in Italia, all’indomani della decisione di iniziare la lotta armata contro il nazifascismo. ALDO DICE 26 X 1, frase presente nel telegramma diffuso dal Comitato Nazionale di Liberazione Alta Italia (CLNAI) nell’aprile del 1945, servì per comunicare il giorno (26) e l’ora (1 di notte) in cui dare inizio all’insurrezione dei partigiani a Torino, nella guerra di liberazione dall’occupazione nazifascista.

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