2016 anno più caldo del precedente: la conferma del programma Copernicus

el nino caldo record

Dopo tante ipotesi corroborate da modelli e simulazioni teoriche, arriva la conferma del 2016 anno più caldo di sempre, come confermano i dati rilevati dal C3S, che fa parte del programma di osservazione terrestre Copernicus della UE. Se il 2015 si era chiuso con il poco invidiabile primato di anno più torrido di sempre, il record è durato ben poco, visto che il 2016 si è rivelato ancora più caldo: a prevederlo era staa per prima la World Meteorological Organization, ovvero un’organizzazione del settore facente capo alle Nazioni Unite, e ad essa si era aggiunta la conferma della Nasa. Le rivelazioni dell’ente spaziale avevano confermato che nel mese di aprile del 2016 era stato battuto il precedente primato del 2010 di 0,24 gradi centigradi, con una temperatura superiore di 0,87 gradi rispetto alla media del periodo, ma cifre ancora più inquietanti giungono dal programma Copernicus.

I dati a disposizione dimostrano come la temperatura globale del 2016 abbia superato i 14,8 gradi centigradi e sia stata di circa 1,3 gradi più alta rispetto ai valori tipici degli anni intermedi del XVIII secolo. Il 2016 ha visto un aumento di quasi 0,2 gradi centigradi rispetto al già torrido 2015, finora l’anno più caldo mai registrato, condizioni climatiche estreme si sono verificate in ampie fasce del pianeta, e il picco si è avuto nel mese di febbraio quando le temperature globali hanno raggiunto un incremento dei valori pari a circa 1,5 gradi centigradi rispetto all’inizio della Rivoluzione Industriale.

Le previsioni WMO

Il WMO aveva preso all’inizio del 2016 una posizione netta ed incontrovertibile sul dibattito riguardante le previsioni meteo che si era acceso tra gli addetti ai lavori: la ragione per cui il 2016 sarebbe stato l’anno più caldo di sempre per gli esperti era dovuto alla presenza di un fenomeno periodico quale El Niño, che fa ribollire le acque del Pacifico, e che secondo i meteorologi si è manifestato con un’intensità record nel suo ultimo passaggio. I dati del 2015 sono stati di per sé abbastanza preoccupanti, con le temperature superficiali medie terrestri che hanno registrato una crescita di un grado centigrado rispetto all’era pre-industriale, compresa tra 1880 e il 1899, e di 0,73 gradi centigradi in più riguardo il periodo 1961-1990: numeri shock che si spiegano in parte con l’aumento globale delle temperature che è alla base del cambiamento climatico, causato dalle emissioni di gas serra, e in parte proprio con l’attività di El Niño, che ogni 4-5 anni torna a farsi sentire. Così recitava il comunicato della stessa World Meteorological Organization: ‘I dieci anni più caldi per il pianeta si sono verificati tutti dopo 1998, e otto di questi sono avvenuti dopo il 2005‘. E in testa a questa deprimente classifica finisce il 2016, sbaragliando tutti gli anni precedenti.

L’impatto dei cambiamenti climatici

Nel 2015 a Parigi molti Paesi hanno concordato dei limiti da raggiungere per mantenere l’aumento della temperatura sotto i 2 gradi centigradi rispetto al periodo pre-industriale, sforzandosi di non superare 1,5 gradi di aumento, nel tentativo di ridurre la portata e l’impatto dei cambiamenti climatici, che comporta eventi meteorologici estremi come ondate di calore, siccità e inondazioni, senza contare la situazione degli oceani: la ‘febbre’ del pianeta mostra infatti i suoi sintomi più acuti proprio a partire dai mari. Tuttavia El Niño non può da solo, per quanto contribuisca al riscaldamento degli oceani in maniera preoccupante, giustificare un tale aumento di temperatura: gli scienziati concordano nel puntare il dito sulla quantità di CO2 presente nell’atmosfera, che se dovesse raggiungere diffusamente le 400 parti per milione, valore ipotetico di non ritorno già raggiunto in diverse parti del mondo, sarebbe impossibile tornare indietro. Tra i più pessimisti in tal senso vi è Andy Pitman, direttore dell’Arc Centre of Excellence for Climate System Science dell’Università del New South Wales in Australia, secondo cui ‘l’obiettivo di 1.5 gradi è solo un pio desiderio. Non so neppure se riusciremo a raggiungere 1.5 gradi se anche si bloccassero oggi stesso tutte le emissioni. C’è una forte inerzia nel sistema‘.

Tornando ai dati Copernicus, per la prima volta nel 2016 la concentrazione di CO2 non è ridiscesa al disotto dei 400 ppm alla fine dell’estate boreale, cosa riuscita negli anni precedenti attraverso l’assorbimento da parte della vegetazione durante i mesi estivi, che rendevano settembre il mese con la concentrazione di gas serra più bassa dell’anno. E infatti nel 2016 si sono continuati a registrare condizioni climatiche estreme in molte zone del pianeta, dall’Artico all’Africa meridionale, dall’Asia meridionale e sud-orientale a numerose aree del Nord America. Oltre a temperature record, i servizi Copernicus hanno riscontrato anche un aumento di incendi boschivi distruttivi a livello globale, in particolare in Canada e in Siberia, che hanno contribuito ad inquinare ulteriormente l’atmosfera. Riusciremo mai ad arrestare i cambiamenti climatici che abbiamo contribuito irresponsabilmente a generare?

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