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Iconoclastia antirazzista: apologia del fanatismo

Il simbolo non è né allegoria né segno ma l’immagine di un contenuto che per la massima parte trascende la coscienza. Carl Gustav Jung racchiude così, in poche parole, la potenza e l’influenza dei simboli. La storia dell’uomo è pregna di immagini che hanno guidato le trasformazioni sociali. L’uomo come animale sociale non può fare a meno delle rappresentazioni, le quali si ergono a vettore e verbo della cultura. Dai totem alle statue, dalle pitture alle opere architettoniche, le immagini hanno contribuito alla costruzione delle coscienze collettive.

Il recente caso di George Floyd è un esempio lampante dell’ascendente che hanno le immagini nella società. Siamo testimoni, in questo periodo storico, della violenza incontrollata verso ogni simbolo, spesso ingiustificata. Infatti sono molte le statue di personalità di spicco che hanno subito l’iconoclastia antirazzista e conseguente abbattimento. Il movimento Black Lives Matter, partendo da un ideale nobile e giusto, si è lasciato andare al fanatismo, decontestualizzando la lotta al razzismo.

Statue abbattute: una contraddizione storica

Molti sono gli esempi di iconoclastia antirazzista ingiustificata. Negli USA abbiamo assistito all’abbattimento della statua di Cristoforo Colombo, una delle figure storiche più importanti sia per il mondo che per l’America. Accusato di essere un colonialista e per certi versi razzista, la violenza iconoclasta si abbattuta sulla sua immagine. Quindi, dal momento in cui il popolo americano non esisterebbe senza Colombo, questa risulta una contraddizione in termini storici e logici. Inoltre, se si considera che a loro volta sono stati i primi colonialisti e razzisti verso le popolazioni indigene locali.

Un altro esempio iconoclastia antirazzista incontrollata, stavolta in casa nostra, è l’accanimento verso la statua Indro Montanelli, il grande giornalista comprò una ragazzina in Etiopia. Prima imbrattata con conseguente richiesta di rimozione della stessa, senza badare alla contestualizzazione storica del personaggio, il quale si comportò semplicemente in linea con le tradizione del luogo e dell’epoca.

L’iconoclastia razzista, dunque, come ogni altra forma di violenza verso i simboli, è anacronistica e contraddittoria. Poiché le rappresentazioni vanno significate per ciò che rappresentano, ma soprattutto contestualizzate. Infatti, sono molte le figure storiche della nostra tradizione che si sono macchiate di atti ingiusti ma leciti storicamente, che portiamo come esempi di civilizzazione. Da sfondo a tale ragionamento ci sono imperatori, condottieri, filosofi e pensatori, esempi di progresso e sviluppo, che nel privato erano semplicemente figli del proprio tempo. Le immagini, dunque, dovrebbero esse una fonte riflessione sul passato, piuttosto che simboli contro cui rivolgere la violenza.

Francesco Stavolo

Classe 1994, laureando in Scienze Politiche e Sociologia presso l'università di Roma la Sapienza. Redattore e copywriter SEO.

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