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Da Ronaldo a Hojlund e Lukaku: cosa c’è da sapere su tutte le partite delle Nazionali

La pausa per le Nazionali ci ha lasciato tante cose da dire, soprattutto per quanto riguarda gli attaccanti, anche se ha lasciato un po’ di amaro in bocca a tutti gli amanti del calcio. Sì, perché proprio quando le squadre italiane stanno entrando nella parte decisiva della stagione e ancor di più della Champions League, questo stop ha fatto riflettere tanto, ma con le bocce ferme di chi deve capire quale sarà il suo destino. In ogni caso, non sono mancate delle indicazioni in partite comunque importanti per il futuro dei calciatori e la loro condizione fisica. Sicuramente, almeno per quanto riguarda l’Italia, spiccano le prestazioni di Romelu Lukaku e Rasmus Hojlund, due bomber in momenti decisamente diversi di carriera, ma da cui ci si aspetta tanto da qui a giugno. Bene anche Cristiano Ronaldo e stavolta sì, è una novità.

Romelu Lukaku festeggia il gol contro la Germania – Nanopress.it

Quando il calcio chiama, non rispondono solo i club, ma anche le Nazionali. Che è football, nel senso più puro, anche quello, nonostante molti storcano il naso se le nostre big sono costrette a fermarsi e nel cuore di una stagione che potrebbe essere storica per gli interessi delle migliori in circolazioni. Ad ogni modo, è stato anche il modo per riposare, tirare il freno e ricaricare le pile con un calendario sfiancante e che per molti motivi ha tolto energie anche a chi è riuscito a ottenere una condizione più che sufficiente. Per altri, invece, la Nazionale è significata finalmente anche una forma di riscatto dopo le tante delusioni accumulate. Ci riferiamo a Lukaku, che è tornato a segnare a raffica con il Belgio e con una tripletta meravigliosa contro la Svezia, ma anche a Cristiano Ronaldo, che non aveva un impegno proibitivo contro il Lussemburgo con il suo Portogallo, ma è tornato a dimostrare di poter dare tanto, tantissimo ai suoi anche nel prossimo futuro. E in molti non ci scommettevano più.

La pausa per le Nazionali ha riservato diverse buone notizie per gli “italiani”, ma non per l’Italia

Il gioco più bello del mondo è fatto di momenti, di periodi, di zone calde e, invece, dall’altro lato in una fusione nel vero senso della parola, la strategia, la necessità di silenzio e di saper aspettare, ma anche rifiatare. Quello che abbiamo vissuto negli ultimi giorni è stata una sorta di disintossicazione dai campi, perché – diciamolo chiaramente e fin da subito – la testa è comunque rimasta lì, allo scudetto che si assegnerà tra non moltissimo e alla Champions League dove, per una volta e non va sottovalutato, ben tre squadre su otto solo le nostre. Ma, a prescindere da Inter, Napoli e Milan, ora c’era da tenere fede a tutto, di mettersi un attimo da parte e poi di miscelarsi diversamente. Con il proprio cuore, il proprio istinto, il proprio orgoglio: le Nazionali, insomma.

L’Italia abbraccia Mateo Retegui dopo il gol realizzato contro l’Inghilterra – Nanopress.it

E da chi partire per descrivervi cosa è successo in questi giorni. Per ovvie ragioni, la prima risposta che viene in mente è l’Italia, i nostri. Gli azzurri avevano di fronte due impegni di difficoltà e prospettive completamente diverse, questo è vero, ma forse a maggior ragione è giusto dire che le due prestazioni della squadra di Roberto Mancini non ci hanno proprio convinto e per motivi diversi. Contro l’Inghilterra, infatti, i campioni d’Europa in carica hanno lasciato intravedere come ancora la squadra non sia quella realizzazione che il tecnico di Jesi si aspetta. E neanche tutti i tifosi, ovviamente. Gli azzurri è come fossero imbrigliati in quella via di mezzo tra un successo e una disfatta che lascia schizofrenici e con tante domande. Ora c’è da risolverli questi quesiti, soprattutto quelli dal punto di vista tattico.

Mancini, negli scorsi mesi, aveva deciso di tentare nuove soluzioni, provare quel 3-5-2 che ormai domina nella maggior parte delle squadre di Serie A e, in realtà, potrebbe aiutare anche nell’inserimento di giovani cresciuti con quel sistema tattico. Ora, però, anche se alcune buone prestazioni sono arrivate, gli azzurri sono tornati a quell’antico, ma neanche troppo, a un 4-3-3 sulla carta più spregiudicato, ma anche equilibrato rispetto alle possibili scelte del tecnico. In futuro è un’idea che potrebbe decisamente pagare i suoi dividenti, ma ora l’Italia non sembra del tutto pronta, anche perché diversi nuovi innesti devono conoscere meglio gli altri.

Per questo, soprattutto contro l’Inghilterra, le misure sono un po’ mancate. La squadra è sembrata muoversi bene nel complesso della partita e dei suoi momenti, ma nella fase difensiva senza palla qualcosa non andava. Innanzitutto, nella fase di pressione, facilmente superabile, e che una volta completata permetteva all’Inghilterra di aprirsi totalmente il campo davanti. Un invito che gli ospiti hanno accolto in pieno, riuscendo a far male senza troppi problemi agli avversari. Di certo, l’Italia non ha demeritato in maniera schiacciante, ma Mancini sapeva che qualcosa doveva essere sistemato e quello 0-2 ne era la chiara dimostrazione.

È proprio in questo frangente che il tecnico ha optato per ricaricare i suoi, evitare l’imbarcata, ma anche credere nel senso di rimonta tipico di chi non pensa di essere inferiore. La magia, comunque, è andata a buon fine, dimostrando soprattutto i limiti degli inglesi. È vero, l’Italia aveva da fare i conti con una reazione d’orgoglio obbligata, ma i suoi avversari hanno giocato un secondo tempo altamente insufficiente, per cui probabilmente avremmo meritato anche un pareggio. Così non è stato, anche se è arrivato il primo gol alla prima presenza con la maglia dell’Italia di Mateo Retegui.

Lui è un capitolo a parte, perché è comunque una grossa novità. Bravo Mancini a scovarlo, perché comunque ha avuto e avrà un senso importante per le sue ambizioni tecniche, ma ancora guai a gridare al fenomeno, al campione già fatto e finito, alla storia che potrebbe essere e magari sarà. No, Retegui è un bomber di quelli di vecchia razza, che vorresti sempre quando la partita è compatta, bloccata, senza vincitori né vinti. Uno che sulla carta servirebbe a tutti anche in Serie A, ma che ancora ha tanto da imparare. E con uno come lui restare scottati sarebbe abbastanza grave. Proteggiamo i nostri talenti, senza troppe prime pagine e dandogli strutture e allenatori di primo livello, il resto si vedrà. Per il bene di tutti.

E comunque l’ampia reazione dell’Italia ha avuto, in ogni caso, un grosso limite: un tiro in porta. Quell’1-2 fa male, ma guai a esagerare. Il percorso è lunghissimo nel percorso verso i prossimi Europei e soprattutto, se proprio dovevano avere una rivincita rispetto all’ultima finale, meglio che sia stata in questo caso. Onestamente, ci lascia più perplessi la prestazione contro Malta. Ok, siamo all’inizio e valgono tutti gli alibi del caso o quasi tutti. Gli azzurri, però, in un impegno che avrebbero dovuto dominare in lungo e in largo si sono arresi a una mancanza di grinta troppo evidente per non notarla.

Anche tecnicamente si poteva fare di più: raramente i nostri esterni d’attacco sono stati bravi a superare l’uomo, creare la superiorità numerica e puntare con continuità la difesa avversaria. Da questi toni, sembra che la vittoria per 2-0 non ci sia mai stata, che Retegui non abbia segnato il suo secondo gol in due presenze con l’Italia e che non ci siano belle notizie. Sì, ci sono perché quel +3 nel punteggio dei gironi era scontato, ma fa comodo e perché il percorso dovrà essere lungo e difficoltoso per dare delle soddisfazioni. Stavolta, senza sottovalutare niente e nessuno.

Non è italiano, ma gioca a Milano, Romelu Lukaku. Beh, i tifosi dell’Inter, almeno per lui, possono sorridere dato che il bomber ex Manchester United è tornato a segnare e con una certa continuità. Il belga ha dato spettacolo contro la Svezia e ha fatto luccicare gli occhi di tanti, soprattutto nel suo Paese, in cui ancora lo stavano pedinando con la loro versione – metaforica – di “Chi l’ha visto?”, ma di risposte ne erano arrivate ben poche, soprattutto nei Mondiali in Qatar, in cui i suoi clamorosi errori sotto porta nel match decisivo avevano scandito l’addio prematuro dei diavoli rossi.

L’augurio è che da una stupenda tripletta e una prestazione molto convincente lui possa uscirne veramente trasformato, come i supereroi che risolvono i problemi tutti alla fine, dopo essere liberati delle difficoltà che li schiacciavano. Anche perché, in realtà, non è finita qui. Stasera il Belgio non era impegnato nelle qualificazioni, ma in un’amichevole comunque di pregio contro la Germania. Ecco, Lukaku ha segnato anche lì nel 2-3 che ha portato alla vittoria dei suoi. Insomma, le note più liete arrivano da lui, soprattutto per chi ha negli occhi ancora la copia sbiadita bel centravanti in questa stagione. Quel calciatore assente per infortunio, appesantito e inconsistente che, anziché risolvere i problemi, deve essere aiutato lui a uscirne. Ora no, perché Inter e Belgio non ne possono davvero fare più a meno e tocca a lui scrivere un nuovo destino che porti alle stelle chi ha creduto davvero in lui. Sarebbe il modo di riscattarsi, perdonare, essere perdonati e fare finalmente il salto di qualità nell’olimpo delle migliori punte europee, quelle che scrivono la storia. Se lo augura anche l’Inter e si augura di poter soprattutto proseguire insieme, per non fare finire un amore che può essere ancora grande.

Altre buone notizie sono arrivate da Denzel Dumfries. Il laterale è stato essenzialmente la delusione più grande per i nerazzurri, eppure con l’Olanda sembra un calciatore diverso. È vero, anche agli ultimi Mondiali aveva avuto degli alti e bassi veramente difficili da accettare e metabolizzare per gli Orange, ma resta comunque un difensore di alto livello soprattutto in fase offensiva, e l’altra sera l’ha dimostrato. Contro Gibilterra, infatti, l’ex terzino del PSV ha messo a segno due assist di nota e che hanno portato i suoi al successo. Per lui vale lo stesso discorso di Lukaku: avrà cambiato agente, penserà al futuro, ma quella in Champions League rappresenta una grandissima occasione per entrare nella storia e rilanciare la sua carriera ai livelli più alti. Coglierla farebbe comodo a tutti e soprattutto a se stesso.

Non potevano esserci solo buone notizie per i nerazzurri, quello oltre che chiaro era anche scontato. Ironia a parte, stasera ne è arrivata una brutta brutta e riguarda un infortunio che potrebbe condizionare fortemente la stagione della Beneamata. Infatti, Hakan Calhanoglu ha riportato un infortunio nel match contro la Croazia, mentre era in campo con la Turchia. Il regista ex Milan ha dovuto lasciare il campo prima della fine del primo tempo, toccandosi l’inguine, nella parte alta della coscia sinistra. Insomma, di peggio non poteva capitare a Inzaghi che sul turco ha fondato praticamente tutto il gioco dei suoi, mettendo in secondo piano anche uno come Marcelo Brozovic, spesso ai box quest’anno. Se l’infortunio muscolare dovesse essere grave, sarebbe veramente complicato recuperare per la doppia sfida contro il Benfica e sarebbe un problema importante per il tecnico ex Lazio sostituirlo. Sono ore di attesa e concitazione, ma anche speranza, in vista degli esami delle prossime ore.

Rasmus Hojlund in campo con la maglia della Danimarca – Nanopress.it

Tornando a parlare di nerazzurri, ma stavolta di quelli di Bergamo, se dovessimo descrivere quella pausa per le Nazionali con un aggettivo, sarebbe sicuramente “strapotere”. Ci riferiamo a quello di Rasmus Hojlund. Il bomber, sì, ha stupito ancora e questa volta l’ha fatto con la sua Danimarca, dove ha un ruolino di marcia pazzesco. Il classe 2003 nei primi tre mesi del 2023 è già a quota undici gol totali e cinque di questi sono arrivati proprio con la Nazionale, dove ha lasciato il suo marchio indelebile nel match contro il Kazakistan.

Questo ragazzo, pur essendo giovanissimo, ha una maturità eccezionale per il ruolo che occupa, i movimenti che gli invidiano tutti e la capacità di destabilizzare la partita e attaccarla con cattiveria tipica di chi deve ancora arrivare. In molti, lo paragonano già a Erling Haaland, sicuramente il calciomercato è impazzito intorno a lui. C’è chi giura valga già 50 milioni di euro, chi parla di Napoli, Inter, Manchester United e con una lunga fila anche dietro. Se sarà imperdibile lo sapremo solo in futuro, di sicuro uno del genere a quella età non si vede tutti i giorni e averlo in Italia non può che farci enorme piacere.

Da un ragazzino di bellissime speranze non si può che passare al campione per eccellenza del gol: Cristiano Ronaldo. Nelle ultime puntate, quelle di un Mondiale molto più agro che dolce, ci eravamo lasciati con un protagonista assoluto della sua e della nostra generazione che usciva tra le lacrime, con tanti che pensavano si sarebbe trattata di un’ultima volta. In realtà, l’addio all’Europa, per molti al calcio che conta, ha lasciato diversi strascichi e una porta chiusa definitivamente alle maggiori competizioni che siamo soliti guardare durante l’anno. Invece, il passaggio all’Al-Nassr a 38 anni sembra aver rinvigorito CR7 e le sue intenzioni: la continuità di leadership, gol, assist, grandi prestazioni e soprattutto la sensazione indelebile di essere lui l’epicentro l’hanno aiutato. Anche a lasciarsi alle spalle quella vittoria e che scotta, in un certo senso, di Lionel Messi. E l’ennesima delusione, probabilmente decisiva.

Cristiano Ronaldo esulta a braccia larghe dopo il gol contro Lussemburgo – Nanopress.it

Il portoghese, invece, ha deciso di reagire e di farlo da uomo e da fenomeno vero. Non si è arreso, che per lui quella non è mai un’opzione e ha messo a segno quattro reti in quattro partite in pochi giorni con la maglia della sua Nazionale. È vero, il Lussemburgo non era sicuramente il Brasile, e neppure il Marocco, ma vederlo gonfiare la rete con quella fisicità e con quella grinta, ci ha dato la sensazione che sia tornato felice. E menomale, perché uno dei migliori atleti della storia del calcio non può abituarsi a mollare al tappeto.

Di certo, le tante cose da raccontare non possono essere finiti qui e, inevitabilmente, sbarchiamo direttamente in casa Milan che la pausa per le Nazionali non può averla presa tanto bene. Infatti, prima ancora che con i risultati, il problema principale è stato quello degli infortuni, quel capitolo che tanto ha inciso e potrebbe incidere sul finale di stagione delle principali big impegnate. Beh, come vi anticipavamo non sono arrivati dei segnali rassicuranti per gli uomini di Stefano Pioli.

Innanzitutto, è doveroso partire dalle condizioni di Pierre Kalulu. Il difensore francese, rigorosamente in Under 21 e non in Nazionale maggiore, almeno per il momento, non ne è uscito bene. Infatti, ha riportato una lesione al muscolo soleo del polpaccio destro, una zona particolarmente difficile da curare e che necessita per forza di cose di cure piuttosto rigide e di tempi, insomma. Inevitabilmente, uno dei punti di riferimento essenziali per Pioli ha dovuto saltare l’impegno contro l’Inghilterra e ha effettuato già lunedì 27 marzo tutti gli esami del caso. Da lì è emersa la presenza della lesione e tra meno di una settimana si svolgeranno ulteriori controlli per comprendere la situazione e gli eventuali miglioramenti.

Quindi, i sospetti relativi la presenza o meno del difensore nei prossimi importanti appuntamenti del Milan sono sempre più pressanti. Dalle notizie che sono emersi negli ultimi giorni, dovrebbe sicuramente saltare la partita di campionato contro il Napoli, ma il forte dubbio è che non possa esserci neanche nella doppia sfida di Champions League e sarebbe un danno ben maggiore. Se già prima era un calciatore importantissimo nelle rotazioni di Pioli, ora ci sono grossi problemi tattici nel mettere la squadra in campo al massimo delle sue possibilità.

Il tecnico potrebbe decidere, infatti, di sostituire direttamente Kalulu con Simon Kjaer, con tutte le differenze del caso, ma restando decisamente corto anche in panchina e nelle possibilità per cambiare la squadra, anche a partita in corso. Per questo, ma anche perché nell’ultimo periodo l’assetto con tre difensori in linea non ha convinto poi tanto, si potrebbe presto tornare al modulo con cui è arrivato l’ultimo scudetto, ma anche tante delusioni in questa stagione e tanti gol subiti. Il 4-2-3-1 sembrava un cavallo di battaglia, fino a pochi mesi fa, da cui il Milan non si sarebbe mai mosso e, invece, così non è stato, anche tra le perplessità generali.

Di certo, senza che ce ne vogliano, la coppia composta da Kjaer e Tomori non può dare le stesse affidabilità, soprattutto per tutti gli impegni che ci sono in programma. E i tempi per sperimentare, alle porte di aprile, sono finiti da un pezzo e di certo non lo si può fare contro un Napoli che ha dimostrato a più riprese di poter asfaltare tutto e chiunque si ponga sul suo cammino. Chissà, però, che non ci possano essere anche dei pro, dato che comunque Rafael Leao tornerebbe nella posizione in cui ha fatto meglio in rossonero e in cui ha regalato le cavalcate incontenibili che hanno portato allo scudetto meno di un anno fa. E poi, il discorso deve essere allargato anche a chi ha perso il posto in favore della retroguardia a tre. Davide Calabria è stato ai box per infortunio, è vero, ma ora potrebbe tornare a essere importante. E occhio anche a Zlatan Ibrahimovic, uno che da puntero classico e con una condizione in crescita potrebbe dare il giusto cambio a Olivier Giroud, molto più di quanto non sia riuscito a farlo un deludente Divock Origi.

Zlatan Ibrahimovic pensieroso con la maglia della Svezia – Nanopress.it

Proprio in relazione allo svedese, però, anche in questo caso, non sono arrivate le notizie più splendenti e rassicuranti che le Nazionali potessero regalare. L’attaccante, infatti, si è fermato e stavolta non gli è successo negli attimi concitati di partite tiratissime, ma in allenamento. Un’ulteriore prova a favore di chi continua a criticarlo, chi lo vorrebbe vedere appendere le scarpette al chiodo e soprattutto di chi vorrebbe ammirare le sue giocate sono in dvd o sul web. Zlatan ha già chiarito che darà tanto, tutto quello che gli resta per continuare a vincere, ma riuscirà a farlo con continuità e da protagonista? Intanto, toccherà vedere in che condizioni tornerà a Milano e poi si valuterà la sua presenza contro il Napoli. La cautela, però, deve essere al primo posto, anche a costo di fermarsi per una o due partite.

Non è andata bene neanche a Rade Krunic. In questo caso, non parliamo di uno dei calciatori più impattanti del Milan, ma comunque di un elemento che sa stare in campo e che tante volte si è reso maledettamente utile a gara in corso o nelle rotazioni di Pioli. Il Ct della Bosnia ha deciso di schierarlo nonostante non fosse in buone condizioni, sicuramente non trovando i favori o i sorrisi del club rossonero. Anche stavolta, non resta che aspettare per poi valutare così danni, ma se c’è una persona che dovrà esultare per la fine della sosta, non può che essere proprio l’allenatore campione d’Italia.

E se si parla di bomber e di attaccanti del Milan, un pensiero storicamente lo si fa anche su quelli della Juventus, come se il paragone recondito tra i migliori sia una prassi che da bravi italiani non possiamo affatto abbandonare o lasciare in secondo piano. Beh, stavolta le cose sono andate decisamente meglio per Dusan Vlahovic. L’attaccante, infatti, ha segnato ben tre gol in due partite, in netta crescita rispetto al centravanti in difficoltà che vediamo arrancare nel trovare continuità con i bianconeri.

Nel primo match contro la Lituania, il gol dell’ex Fiorentina è stato sicuramente quello che ha chiuso la partita, un 2-0 che ha espresso una sentenza ben chiara sull’impronta che la Serbia vuole dare al girone per qualificarsi a Euro 2024. Poteva essere l’unico squillo di una punta che, in realtà, sa di essere spietata e di poter fare continuamente male al suo avversario? No, affatto. Ecco che contro il Montenegro e in un match tirato fino alla fine, si è rivisto il vero Vlahovic. Il centravanti, infatti, ha realizzato nella parte finale di match una stupenda doppietta che ha messo in luce anche tutti i pezzi forti del suo repertorio.

Sicuramente un mancino di grande qualità che, unito a una fisicità stravolgente e a un fiuto per il gol invidiabile, promette spettacolo. Il primo gol è un concentrato di tutte e tre le doti, soprattutto dalla prima, visto che quel tiro così preciso e spietato, finito direttamente all’angolino è sicuramente sintomo di qualcosa di raro in quel momento della partita e della storia della Serbia. Bravissimo l’attaccante bianconero anche nel secondo gol, visto che l’ex Fiorentina ha seguito alla perfezione l’azione e atteso con fare famelico l’assist di una vecchia conoscenza del calcio italiano, quel Sasa Lukic che un po’ di amaro in bocca ce l’ha lasciato, con quello che era riuscito a dare al Torino. E comunque Vlahovic è riuscito a mettere a segno una doppietta strepitosa che ha rianimato anche i tifosi della Juventus, probabilmente tanto delusi dal rendimento del serbo quest’anno.

Dusan Vlahovic esulta dopo il gol con la sua Serbia – Nanopress.it

La speranza di Massimiliano Allegri è che quell’attaccante letale sia pronto a dare il meglio anche per la Vecchia Signora, ma in realtà l’impegno del calciatore non è in discussione, quanto il gioco che l’allenatore livornese è riuscito a dare ai suoi. Le polemiche, infatti, non sono finite – anzi – proprio in occasione della pausa per le Nazionali. In tanti, hanno continuato ad accusare l’allenatore per la manovra bassa, l’eccessiva fase difensiva e le caratteristiche del centrocampo e della squadra. Insomma, la critica è semplice, ma forse è la peggiore per un tecnico: mettere totalmente a proprio agio il suo calciatore migliore, o quasi, nel gioco complessivo. Sicuramente il Vlahovic che animava la Fiorentina e la portava alla vittoria è diverso da quello attuale e beneficiava dei continui assist che gli arrivavano dai lati e della manovra accerchiante di Vincenzo Italiano. Ora non è più così, soprattutto il baricentro della squadra è più basso e non è un dettaglio da sottovalutare nella capacità realizzativa del serbo.

È vero che alla Juventus c’è un Filip Kostic, che poi si ritrova anche in Nazionale, che aiuta moltissimo Vlahovic ad andare a dama, ma servirebbe una maggiore presenza sulla trequarti dei centrocampisti che arrivano in corsa e che potrebbero essere la chiave di volta per rendere ancora più offensivo il club torinese, soprattutto contro squadre che hanno un assetto tattico più abbottonato e difensivo, oltre che a inferiori qualità tecniche. Il dilemma del campo comunque è stato già ampiamente trattato e ora il calciomercato sembra la soluzione (o l’epilogo) finale per mettere tutti d’accordo. Le maggiori big di Premier League, infatti, continuano a essere fortemente interessate al centravanti e sono disposte a garantire alla Juventus cifre decisamente alte e che farebbero comodo alle casse della società, senza nascondere i problemi giudiziari che potrebbero anche peggiorare nei prossimi mesi.

Non sappiamo se alla fine andrà così, se davvero le parti decideranno di darci un taglio netto e di non pensare più a come migliorare le cose, ma se le cifre dovessero essere quelle paventate, allora sarà davvero difficile per la dirigenza negarsi l’opportunità di un incasso tanto importante che potrebbe dare ai bianconeri la capacità di reinvestire per qualcuno di più congeniale al gioco di Allegri. In una valutazione totale, non possiamo non considerare che il calciatore ha avuto una stagione decisamente deludente anche per via dei problemi fisici che l’hanno attanagliato. Quella pubalgia che rischia di essere sinonimo di parabola discendente per molti, e che ora Vlahovic sembra essersi definitivamente lasciato alle spalle. Certo, c’è ancora un finale di stagione caldissimo da affrontare e se dovesse arrivare la vittoria dell’Europa League e, chissà, uno dei primi quattro posti in Serie A, le cose potrebbero cambiare totalmente. Quest’amore potrebbe decollare da un momento all’altro e sarebbe una cosa ottima per la Juventus, soprattutto in questo momento dell’anno.

Se si valuta quanto sta succedendo ai gironi di qualificazione a Euro 2024, non si possono spendere alcune righe anche per la Spagna. Dopo la delusione agli ultimi Mondiali, infatti, le Furie Rosse sono chiamate a una reazione splendente per tornare a essere grandi e soprattutto a far funzionare quella filosofia che domina da anni per gli iberici e che ora non sembra letale come una volta. Il nuovo inizio non è partito con gli arbori del successo, anche se la prima partita sembrava aver portato i frutti sperati.

Contro la Norvegia, infatti, la Spagna ha portato a casa un 3-0 netto e convincente, soprattutto senza attenuanti per gli avversari, incapaci di resistere alla qualità e alla capacità offensiva della big che si trovava di fronte. Il problema è che nel secondo match, quello contro la Scozia, si sono visti tutti i limiti dei rossi, una squadra che fa fatica ad alzare il livello di motivazione e intensità durante tutto il corso della partita e a far sì di raggiungere il migliore risultato possibile. Complimenti, invece, ai padroni di casa, bravi a sconfiggere un avversario prestigioso e a portarsi direttamente sul punteggio di 2-0, che di fatto ha poi chiuso i giochi. La squadra del Regno Unito dà la sensazione di poter dire veramente tanto e di poter centrare anche un risultato storico. Ora comandano il gruppo con sei punti in due partite, a più tre dalla stessa Spagna, ma con cinque gol fatti e zero subiti. Se il trend dovesse essere confermato anche a settembre, ci troveremmo di fronte a una vera e propria sorpresa, da non tenere più nell’ombra.

La Croazia, invece, conferma di essere un’avversaria temibile per tutti, e sarebbe bastato il trend negli ultimi Mondiali a far capire che non sono affatto da sottovalutare. Allo stesso tempo, però, il girone non è affatto semplice da comprendere, soprattutto in prospettiva futura, e macinare punti fin da subito è sicuramente il modo migliore per mettere le cose in chiaro anche su come andrà. Il primo incrocio con il Galles, però, non è andato esattamente come dovuto ed è terminato con un 1-1 da correggere immediatamente, fin dalla partita subito dopo.

E così è andata, visto che nel match contro la Turchia è arrivata una convincente vittoria esterna con il risultato di 0-2. La sensazione è che sia ancora il centrocampo il reparto migliore, quello destinato a trascinare il club ora e in futuro. Quella cerniera centrale che vede come protagonisti Marcelo Brozovic, Luka Modric e Mateo Kovacic è ancora una delle migliori al mondo e proprio contro Calhanoglu e compagni l’ha dimostrato. È stato l’ultimo dei due a realizzare una bellissima doppietta, decisiva per il percorso della Croazia nella competizione. Entrambi gli assist, poi, sono stati recapitati da Mario Pasalic, che poi è una bellissima notizia anche per l’Atalanta e per il calcio italiano. Il centrocampista, in questa stagione, non ha tenuto il livello di gol e di prestazioni della settimana scorsa. Questi due assist potrebbero essere l’inizio di qualcosa di estremamente interessante per i bergamaschi, anche perché il calendario dei nerazzurri è molto più facile rispetto a quello delle dirette concorrenti. Vedremo come andrà, ma di certo l’Atalanta cercherà di basare il suo futuro anche nelle prossime stagioni. Anche perché uno come Pasalic è fondamentale per il gioco di Gian Piero Gasperini.

La squadra che ha mostrato il suo volto migliore, però, è sicuramente la Francia. I Blues sono riusciti ad asfaltare l’Olanda con il risultato di 4-0 nella prima partita del girone e hanno confermato le loro qualità battendo l’Irlanda di misura e a casa loro. Un match che presentava diverse insidie e che, invece, ha portato la squadra di Didier Deschamps al bottino massimo possibile in due partite e senza subire neanche un gol. Il gol partita, inoltre, è stato realizzato da Benjamin Pavard, un difensore attorno a cui il calciomercato è particolarmente bollente in vista del prossimo futuro. Se n’è parlato per il Barcellona e anche per l’Inter: la prestazione contro l’Irlanda ha dimostrato, qualora ce ne fosse bisogno, che ha delle qualità importantissime e che quella finale contro l’Argentina era giusto non fosse una fine, ma un altro tassello nella storia di una nazione. E non è affatto scontato.

La Polonia, invece, è andata a due ondate. Dopo la deludente sconfitta dell’esordio contro la Repubblica Ceca con il risultato di 3-1, serviva una reazione convincente da Roberto Lewandowski e compagni. Per loro fortuna, è arrivata ma senza esprimere del tutto le qualità che la squadra, in realtà, dovrebbe esprimere. La vittoria, infatti, è arrivata con il risultato di uno a zero e senza un gioco così sfavillante. Ci sarà tempo per migliorare e soprattutto la via per ritrovare la manovra e la fisicità brillante di qualche anno prima, ma per ora il giudizio non può che essere verso la bocciatura. Anche se al primo posto c’è rimasta la Repubblica Ceca, con un solo punto di vantaggio.

Bella, tornando invece al Gruppo J del Portogallo, la sfida tra Bosnia-Erzegovina e Slovacchia per il secondo posto dietro Cristiano Ronaldo e compagni. Beh, per adesso il secondo round è andato direttamente alla Slovacchia e con il risultato netto di 2-0. Milan Skriniar e compagni continuano nel loro momento di crescita e al momento si sono piazzati al secondo posto dietro il Portogallo.

La situazione nella Bosnia, invece, è decisamente più delicata. La tensione è salita alle stelle negli ultimi giorni e ha portato un colosso della squadra come Edin Dzeko a uscire dal campo senza salutare i tifosi e con un alterco con il Ct. Di certo, l’attaccante non sta vivendo il suo miglior momento di forma, soprattutto rispetto a inizio stagione, ma in Nazionale non sta trovando il modo e il clima corretti per esprimersi. Ci aspettiamo comunque che con il corso dei mesi il tutto dovrebbe rientrare, ma per ora non è affatto scontato.

Infine, non possiamo non tornare a dedicare un pensiero al Belgio. La sconfitta cocente e prematura ai Mondiali, sembrava aver aperto un ciclo per i diavoli rossi. Così sembra non essere, perché la squadra ha vinto e convinto, prima contro la Svezia, asfaltata da Lukaku, poi anche con la Germania. È vero, era un’amichevole, ma di lusso, e che può dire qualcosa di importantissimo per il futuro per Kevin De Bruyne e compagni. La squadra è di alto livello, mancano solo le vittorie, ma chissà… Il calcio, quasi sempre, premia gli audaci!

Infine, wow: Slovenia e Svizzera sono davvero delle ottime squadre. Sì, non hanno esattamente i gironi più difficili delle qualificazioni a Euro 2024, ma il gioco c’è, la grinta pure e ancora quell’essenza intrinseca nelle squadre che sembra spingerle sempre verso il successo. Ora hanno entrambe sei punti in due partite ed entrambe sono a capo dei rispettivi gironi. La sensazione è che potremo sentirne parlare per tanto e anche quando la cernita ormai sarà fatta.

La classifica di tutti i gironi delle qualificazioni a Euro 2024

I giochi sono fatti, dunque, per questa pausa delle Nazionali e hanno disegnato un copione ben precisa su favorite, sorprese e squadre (per ora) deludenti. Ma ora andiamo nel vivo della questione e di seguito riportiamo la classifica di tutti i gironi, compreso ovviamente anche quello dell’Italia, in cui al primo posto c’è l’Inghilterra.

GRUPPO A

Scozia: 6 punti
Spagna: 3 punti
Georgia: 1 punto
Norvegia: 1 punto
Cipro: 0 punti

GRUPPO B

Francia: 6 punti
Grecia: 3 punti
Olanda: 3 punti
Irlanda: 0 punti
Gibilterra: 0 punti

GRUPPO C

Inghilterra: 6 punti
ITALIA: 3 punti
Macedonia del Nord: 3 punti
Ucraina: 0 punti
Malta: 0 punti

GRUPPO D

Croazia: 4 punti
Galles: 4 punti
Turchia: 3 punti
Lettonia: 0 punti
Armenia: 0 punti

GRUPPO E 

Repubblica Ceca: 4 punti
Polonia: 3 punti
Moldavia: 2 punti
Isole Far Oer: 1 punto
Albania: 0 punti

GRUPPO F

Austria: 6 punti
Belgio: 3 punti
Svezia: 3 punti
Estonia: 0 punti
Azerbaigian: 0 punti

GRUPPO G

Serbia: 6 punti
Ungheria: 3 punti
Montenegro: 3 punti
Lituania: 0 punti
Bulgaria: 0 punti

GRUPPO H

Slovenia: 6 punti
Danimarca: 3 punti
Kazakistan: 3 punti
Finlandia: 3 punti
Irlanda del Nord: 3 punti
San Marino: 0 punti

GRUPPO I 

Svizzera: 6 punti
Romania: 6 punti
Kosovo: 2 punti
Andorra: 1 punto
Israele: 1 punto
Bielorussia: 0 punti

GRUPPO J

Portogallo: 6 punti
Slovacchia: 4 punti
Bosnia: 3 punti
Islanda: 3 punti
Lussemburgo: 1 punto
Liechtenstein: 0 punti

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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