Con un lungo messaggio postato sui social, i docenti di tutta Italia chiedono “il rinvio del concorso a tempi migliori al fine di arginare i danni di quello che si configura a tutti gli effetti come una bomba epidemiologica di cui qualcuno prima o poi dovrà rendere conto alle famiglie e agli studenti dai quali torneremo in classe il giorno successivo a fare lezione“. Al gruppo “No concorso straordinario durante Covid” hanno aderito oltre 3.500 persone.
“Apprendiamo con grande sconcerto che il ministero dell’Istruzione, le Regioni e tutte le altre parti coinvolte, completamente incuranti della preoccupante quanto rapida degenerazione della situazione epidemiologica, continuano a mandare avanti la procedura ‘concorso scuola straordinario’, indetto dalla ministra Azzolina“. L’esame, in programma per il 22 ottobre e al quale sono iscritti in oltre 60mila, prevedrà “lo spostamento in massa di migliaia di docenti, sia internamente che esternamente alle regioni“.
“Sono migliaia i docenti che sosterranno i concorsi fuori regione che per raggiungere le sedi concorsuali dovranno sottoporsi a rischiosi viaggi con mezzi pubblici“. Ma non è solo questo il problema: “Migliaia di docenti dovranno poi tornare il giorno successivo del concorso nelle proprie aule come potenziali e inconsapevoli soggetti virulenti“, proprio nel momento in cui la scuola viene additata come origine di focolai, motivo per cui, per esempio, la Regione Campania ha bloccato le lezioni.
Con l’aumento dei contagi, inoltre, molte persone sono state poste in quarantena o in isolamento, tra questi, ovviamente, anche diversi insegnanti precari risultati già positivi, che non potranno quindi partecipare “alla prova concorsuale” per la quale sono “in attesa da oltre 6 anni, dal momento che sono 6 anni che non vengono banditi concorsi“.
Il rischio, concludono i docenti nel loro appello al Ministero, è “che questo concorso si trasformi nella Atalanta-Valencia di febbraio”. “Siamo allibiti dalla miopia del ministero, del governo, delle Regioni in tal senso e sconcertati dalla approssimazione e dalla superficialità di una gestione siffatta“, concludono.
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