Papa Francesco era già stato chiaro, nell’intervista rilasciata qualche settimana fa a Canale 5, sulla sua opinione in merito al vaccino anti Covid-19: “è un dovere civico”, aveva spiegato il Pontefice. In Vaticano la vaccinazione è volotaria, ma la Santa Sede è stata altrettanto candida sulla propria posizione: per chi rifiuterà la profilassi vaccinale, ci saranno “conseguenze di diverso grado che possono giungere fino alla interruzione del rapporto di lavoro“.
A comunicare la decisione presa in Vaticano, un decreto in materia di emergenza sanitaria pubblica emanato l’8 febbraio scorso, a firma del presidente della Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano, il cardinale Giuseppe Bertello.
L’articolo 6 dello stesso decreto cita: “Il lavoratore che senza comprovate ragioni di salute rifiuti di sottoporsi” agli accertamenti sanitari preventivi, ovvero tamponi molecolari o antigenici, o a una profilassi che preveda la somministrazione di un vaccino “a tutela della salute dei cittadini, dei residenti, dei lavoratori e della comunità di lavoro” è soggetto alle responsabilità e conseguenze previste dal Rescritto Ex Audientia SS.MI.
Il decreto, in materia di vaccino anti Covid, quindi, è chiaro. Si legge che “il rifiuto di sottoporsi agli accertamenti preventivi o periodici previsti e agli accertamenti sanitari d’ufficio, nonché la rinuncia alla prosecuzione dell’accertamento preventivo, periodico o d’ufficio già iniziato, comportano per i dipendenti conseguenze di diverso grado che possono giungere fino alla interruzione del rapporto di lavoro. Per i candidati all’assunzione, ciò equivale alla rinuncia alla costituzione del rapporto di lavoro“.
Il cardinale Giuseppe Bertello sottolinea nella premessa al decreto stesso di ritenere “il sottoporsi alla vaccinazione la presa di una decisione responsabile atteso che il rifiuto del vaccino può costituire anche un rischio per gli altri e che tale rifiuto potrebbe aumentare seriamente i rischi per la salute pubblica“.
Il decreto non arriva inaspettato. Un precedente della legge vaticana del 2011 prevedeva infatti che i dipendenti che non si sottopongano “agli accertamenti sanitari d’ufficio” “responsabilità e conseguenze“,”fino alla interruzione del rapporto di lavoro“.
Nel provvedimento dell’8 febbraio, il Vaticano non fa esplicito riferimento a Covid, ma parla di “epidemia o malattia pandemica“, come Sars-Cov-2. In allegato, la Gendarmeria vaticana (che supervisiona anche il rispetto delle norme di distanziamento) c’è un tabellario con le sanzioni che vanno dai 25 euro se non si indossa la mascherina fino a 1.500 euro in caso di violazione della quarantena.
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