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Simboli delle case automobilistiche: il marchio della Fiat

La più importante casa automobilistica italiana, la Fiat, ha anche il simbolo tutto sommato più semplice. Dalla fondazione nel 1899 ad oggi le vetture torinesi hanno quasi sempre portato un simbolo che comprendeva le quattro lettere che ne costituiscono il nome, insieme a leggeri ma sempre molto discreti ornamenti grafici.

Esiste qualcuno che non conosce il significato della sigla Fiat? Nel remoto caso, magari qualche bambino che appena sta imparando a leggere, lo ripetiamo qui: Fabbrica Italiana Automobili Torino. Semplice e razionale, puro pragmatismo sabaudo, quel carattere che, ricordiamolo, nel bene o nel male ha messo insieme l’Italia.

Al tramonto del XIX secolo Giovanni Agnelli e i suoi illustri soci fecero applicare sulla carrozzeria del primo modello (il cofano come lo intendiamo oggi era ancora di là da venire), cioè la 3 1/2 HP, una targhetta in ottone in stile pergamena, in cui non appariva nemmeno la sigla ma il nome per esteso dell’azienda; seguiva la lettera N e il numero dell’esemplare. Il disegno, riportato anche nei manifesti pubblicitari, era opera del pittore Giovanni Carpanetto.
La sigla Fiat appare in una targhetta molto elaborata del 1901: ai lati della grande sigla due rami di ulivo e sotto un sole nascente. Probabilmente c’era un’allusione alla frase biblica in latino “Fiat lux“, sia fatta la luce, dalla Genesi. La placca era apposta vicino ai pedali.
Nel 1904 il marchio diventò bicromatico, bianco e blu, di forma ovale, un’idea di Carlo Biscaretti di Ruffia (amico di Agnelli e uno dei soci fondatori dell’azienda).

Nel 1921 si passò ad uno stemma circolare circondato da una corona d’alloro, a rimarcare la partecipazione della Fiat in quel periodo alle competizioni. Lo stesso tema rimase quasi immutato per una decina d’anni.
Nel 1931, per inaugurare l’uscita della Balilla, il marchio diventò rettangolare e verticale. L’anno dopo fu un trapezio; nel 1938 si trasformò in uno scudetto, sempre con la scritta bianca su fondo rosso.

Il simbolo della casa torinese mantenne questa impostazione per circa 30 anni. Nel 1964 ci fu una differenziazione che riguardava solo le vetture sportive: un ritorno al marchio circolare circondato dall’alloro.
La grande rivoluzione nel simbolo della Fiat avvenne nel 1968. Fu un taglio netto col passato e l’ingresso nel mondo del futuro, fatto di satelliti e computer. Il nuovo marchio fu creato dallo svizzero Armin Vogt. Ancora la linea guida fu la semplicità. Si trattava di quattro rombi a sfondo nero inclinati, dentro ciascuno dei quali campeggiava una lettera della sigla, in colore argentato.

Nel 1972 venne apportata una leggera variazione cromatica, quando il fondo dei rombi diventò blu e le lettere bianche. La 500 L, una delle ultime versioni di quel leggendario modello, fu una delle prime auto ad adottare tale simbolo.
Arriviamo al 1981. Il simbolo diventa stilizzato all’estremo: spariscono infatti le lettere, sostituite da cinque linee oblique e parallele. Invece nel 1999, in occasione del centenario dell’azienda, si torna al classico. Riappare lo stemma circolare circondato da una corona d’alloro; solo che questa è doppia, mentre lo sfondo blu ha un tema retinato che fa molto computer graphic.

Arriviamo al 2006 per l’ultima modifica, realizzata da Maurizio Di Robilant. Il marchio che vediamo sui modelli attuali è tornato ad essere uno scudetto, riprendendo lo stemma che ha accompagnato le Fiat dagli anni Trenta fino al termine dei Sessanta. Lo scudo è cromato e circondato da un cerchio, cromato anch’esso. La scritta è argentea e lo sfondo è rosso con barre verticali di un rosso più scuro. Classico e moderno.

Roberto Speranza

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