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Anche la Cna-Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa ha deciso di aderire alla campagna per fare diventare la pizza patrimonio dell’umanità. Al momento le firme raccolte con l’aiuto anche di Coldiretti e Confesercenti sono circa 700mila, ma l’obiettivo è raggiungere un milione di firme entro marzo. Come sappiamo la pizza è un alimento di qualità che viene fatto con ingredienti semplici ma che nasconde in verità un’arte vera e propria che viene tramandata di generazione in generazione. Il suo successo nel mondo la rende però vulnerabile e cioè maggiormente esposta alle frodi e alle ”agro-piraterie”: è sempre più facile, infatti, trovare prodotti di scarsissima qualità in vendita anche in Italia.
Ed ecco che tra gli obiettivi principali della petizione all’Unesco c’è pure combattere la contraffazione, a tutela del consumatore e del made in Italy. In definitiva, ”Arte tradizionale dei Pizzaiuoli Napoletani” rappresenta un esempio tra i più evidenti di patrimonio culturale italiano. Come si legge sulla pagina della petizione lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio, ”Quest’Arte, che nasce e si tramanda a Napoli da secoli, di generazione in generazione, consiste nel manipolare due sostanze basilari come l’acqua e la farina in modo tale da creare dei dischi di pasta, secondo una tecnica e delle regole ben precise e un linguaggio tutto napoletano. Manipolazione della pasta, arti performative come il lancio in aria del disco di pasta, cottura in forni speciali e con legni particolari: sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano quest’Arte che da generazione fa sognare bambini e adulti”.
Per firmare la petizione segui questo link
“La pizza non è soltanto la specialità tradizionale di una regione o di una città, ma è l’emblema della ricchezza gastronomica che tutti i comuni italiani offrono al mondo. E’ con soddisfazione, quindi, che la Coldiretti accoglie la firma del presidente dell’Anci Piero Fassino alla petizione per il riconoscimento dell’arte della pizza come patrimonio culturale e materiale dell’umanità da parte dell’Unesco, apposta oggi a Milano, durante i lavori dell’Assemblea nazionale dei comuni italiani“. Lo comunica la Coldiretti in una nota. “Il riconoscimento dell’Unesco – sottolinea il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – avrebbe un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e dove la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale“.
“La pizza napoletana – ricorda la Coldiretti – dal 4 febbraio 2010 è ufficialmente riconosciuta come ‘specialità tradizionale’ garantita dall’Unione Europea, ma ora l’obiettivo è quello di arrivare a un riconoscimento internazionale di fronte al moltiplicarsi di atti di pirateria alimentare e di appropriazione indebita dell’identità. Un rischio diffuso all’estero e un’occasione per fare chiarezza anche in Italia dove quasi due pizze su tre (63%) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori“.
“Troppo spesso, infatti, viene servito un prodotto preparato – spiega la Coldiretti – con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale“. L’iniziativa si inserisce nella campagna promossa da Coldiretti insieme alla Fondazione Univerde e all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani nella certezza che tale misura contribuirà a garantire l’origine italiana degli ingredienti e della qualità igienico sanitaria nella preparazione. A sostegno della petizione, la Coldiretti ha avviato la raccolta firme anche in tutti i mercati di Campagna Amica.
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