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Categories: Economia

Pensioni: cosa cambia nel 2017, per l’età minima e i contributi

Cosa cambia nel 2017 per le pensioni? Con la nuova legge di bilancio, verranno introdotte alcune importanti novità per chi andrà in pensione a partire dal prossimo anno: ci sarà l’introduzione dell’Ape, ovvero dell’anticipo pensionistico, dell’Ape Social per le persone che versano in condizioni di necessità e anche la possibilità di sommare gratuitamente i contributi accumulati presso diverse gestioni. Ecco una panoramica a 360 gradi sulle pensioni a partire dal 2017.

PENSIONE, COSA CAMBIA NEL 2017: ETA’ MINIMA 

Per quanto riguarda l’età minima necessaria per poter avere il diritto di smettere di lavorare non cambierà nulla. Nella transizione dal 2016 al 2017, l’adeguamento di questo parametro alla variazione dell’aspettativa di vita, nonché alle disposizioni in materia di equiparazione tra uomini e donne, non comporterà per il prossimo anno alcun scatto. Lo scalino successivo infatti, arriverà nel 2018, per le donne del settore privato, dipendenti oppure autonome.

PENSIONI, COSA CAMBIA NEL 2017: PENSIONE ANTICIPATA 

La Legge di Bilancio 2017, vedrà l’introduzione dell’Ape, l’anticipo pensionistico, ovvero quello strumento che consentirà a tutti i lavoratori, dipendenti ed autonomi, di poter accedere alla pensione all’età di 63 anni. L’Ape consentirà quindi l’accesso alla pensione fino a un massimo di 3 anni e 7 mesi prima rispetto alla normale pensione di vecchiaia.

Inoltre l’Ape prevede la restituzione rateizzata nell’arco di 20 anni, dell’anticipo che verrà erogato dalle banche. La penalizzazione media sarà pari al 5/6% dell’importo della pensione.

A poter godere della pensione anticipata non saranno soltanto i beneficiari dell’Ape, esistono infatti altre tre categorie coinvolte nel provvedimento: i lavoratori che praticano attività usuranti, i lavoratori definiti precoci e i lavoratori che beneficiano del cumulo gratuito dei contributi previdenziali. Andiamo a scoprirle nel dettaglio.

In base alle stime in Italia ci sono circa 5mila lavoratori impegnati in attività usuranti, che potranno quindi godere della pensione anticipata nel 2017. Secondo la nuova riforma potranno andare in pensione anticipata tutti quelli che hanno alle spalle 7 anni di lavoro usurante negli ultimi 10, oppure coloro che sono stati impiegati in mansioni estremamente faticose per almeno il 50% della propria carriera lavorativa.

Potranno godere della pensione anticipata, a partire dal 2017, anche i lavoratori precoci, ovvero quei cittadini che hanno iniziato l’attività lavorativa in età molto giovane e che quindi sono stati capaci di accumulare molti anni di contributi, prima degli altri lavoratori. Grazie all’introduzione della cosiddetta ‘Quota 41’, i precoci avranno la possibilità di andare in pensione, una volta raggiunti i 41 anni di contribuzione, indipendentemente dall’età anagrafica. L’unico vincolo è aver lavorato e versato i contributi, per almeno 12 mesi prima dei 19 anni.

C’è un’altra fascia di lavoratori che potrà godere della pensione anticipata: stiamo parlando di coloro che si trovano in condizioni sociali ed economiche particolarmente disagiate. Per costoro entrerà in gioco la cosiddetta Ape Social, ovvero un’anticipazione pensionistica a costo zero, che verrà pagata dallo Stato, interessi compresi. Naturalmente sarà riservata a chi percepisce redditi molto bassi, a chi è disoccupato senza ammortizzatori sociali o più in generale a chi versa ‘in condizioni soggettive di bisogno’.

Infine, l’ultima categoria di beneficiari della pensione anticipata, a partire dal 2017, è quella di coloro che si avvaleranno dell’estensione del cumulo gratuito dei contributi previdenziali alle pensioni anticipate. In parole semplici: tutti i lavoratori che hanno accumulato contributi presso diverse gestioni, avranno la possibilità di sommarli gratuitamente, per raggiungere la pensione di vecchiaia o anche per ottenere la pensione anticipata.

In base ai primi calcoli, si parla di 7/8mila lavoratori per il 2017 e di oltre 15mila per il 2018.

PENSIONI, COSA CAMBIA NEL 2017: IL COEFFICIENTE CONTRIBUTIVO 

Per chi andrà in pensione nel 2017, vengono confermati i coefficienti utilizzati nel 2016 e che saranno validi fino al 2018. I nuovi coefficienti di trasformazione per calcolare le pensioni con il sistema contributivo, introdotto dalla riforma Dini del 1995, consentono di determinare l’importo del trattamento pensionistico tenendo conto dell’aspettativa di vita del soggetto al momento del pensionamento.
In pratica, l’importo annuale della pensione si ottiene applicando al montante contributivo del lavoratore (cioè la somma dei contributi accumulati nel corso dell’intera carriera lavorativa, rivalutati sulla base della crescita del PIL), il coefficiente di trasformazione legato all’età anagrafica, alla data di decorrenza della pensione. E purtroppo, secondo alcuni calcoli di settore, a decorrere dal 2010 ad oggi, a parità d’età, si è evidenziato un graduale ribasso e/o taglio dei coefficienti, che si traducono in un ingresso pensionistico inferiore rispetto agli anni versati.

PENSIONI, COSA CAMBIA NEL 2017: LE PENSIONI D’ORO 

Infine, riguardo alle controverse ‘pensioni d’oro’, possiamo dirvi che continueranno a vivere gloriosamente ancora per un po’: saranno infatti assoggettate a un prelievo che andrà da un minimo 6% per gli assegni compresi tra 91.344 e 130.491,40 euro, a un massimo del 18% nei casi in cui l’importo della pensione oltrepassa i 195.737,11 euro.

Beatrice Elerdini

Beatrice Elerdini è stata una collaboratrice di Nanopress dal 2014 al 2019, occupandosi di cronaca e attualità. Degli stessi argomenti ha scritto su Pourfemme dal 2018 al 2019.

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