Oltre duecento razzi sono stati lanciati verso Israele dalla Striscia di Gaza. Una nuova notte di scontri tiene sveglia la città di Gerusalemme, che ha risposto agli attacchi con l’aviazione, colpendo circa 140 obiettivi nella Striscia, compresa la dimora di un altro comandante di Hamas, il quartiere generale dell’intelligence di Hamas, due tunnel e alcuni siti di produzione e stoccaggio di razzi. L’operazione, soprannominata “Guardiano delle Mura”, ha provocato la morte di oltre 20 persone e almeno 65 sono rimaste ferite. Ma l’esercito israeliano avverte: è pronto a un’ulteriore operazione di terra nella Striscia, dichiarando di aver ucciso 15 miliziani e che i civili coinvolti sarebbero morti per via dei razzi difettosi palestinesi.
Nella notte sono ripresi i tafferugli anche in altre città al confine tra la striscia di Gaza e Israele, dove decine di manifestanti palestinesi hanno incendiato pneumatici e scagliato ordigni incendiari verso i militari israeliani, allineati dall’altra parte del confine. Inoltre, da ormai tre giorni, vengono lanciati palloni incendiari, che soltanto domenica hanno appiccato quasi 40 incendi nei campi israeliani. Si tratta di incendi circoscritti, ma con danni significativi ai campi di grano e alla riserva naturale di Be’eri.
Un altro incendio ha provocato l’interruzione della linea ferroviaria Ashkelon-Netivot. Nella cittadina costiera di Ashkelon, in prossimità della Striscia di Gaza, i razzi hanno colpito un’abitazione privata, ferendo in modo grave un padre, mentre la moglie e i due bambini in maniera leggera. In un altro appartamento, sono state ferite due persone. Tutti sono stati ricoverati in ospedale.
Gli scontri tra i manifestati palestinesi e le forze di sicurezza israeliane si sono svolti sulla Spianata delle Moschee e in prossimità della Porta di Damasco, vicino al quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est. Qui è nata la protesta in seguito agli sfratti di decine di famiglie palestinesi dalle proprie case. L’ordine di sgombero riguarda in particolare quattro famiglie arabe residenti su terreni di proprietà ebraica nel quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme est, al centro di un controverso caso di proprietà terriera.
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