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Doping, Mosca ammette: ‘Atleti dopati per i Giochi Olimpici, ma Putin non sapeva’. I punti dello scandalo

Citando alcune interviste fatte a funzionari russi, il New York Times rivela che, per la prima volta, la Russia ha ammesso che i suoi funzionari hanno ordito “uno dei maggiori complotti della storia dello sport: una vasta operazione di doping che ha coinvolto decine di atleti russi, toccando non solo le Olimpiadi invernali di Sochi 2014 ma anche l’intero movimento olimpico. Gli stessi funzionari hanno però negato con forza il coinvolgimento dello Stato nell’operazione. Quindi il presidente Vladimir Putin, secondo questa versione, non avrebbe saputo nulla di quanto in realtà stava accadendo. Eppure per Rio 2016 la Russia era stata a un passo dal bando totale, sempre per il doping di stato.

I PUNTI DELLO SCANDALO CHE HA TRAVOLTO LO SPORT RUSSO

“Si è trattato di una cospirazione istituzionale“, ha dichiarato Anna Antseliovich, il capo dell’agenzia antidoping russa pur sottolineando che alti funzionari del governo non sono stati coinvolti. Secondo quanto riporta il quotidiano newyorkese, direttori di laboratori avrebbero manomesso i risultati dei campioni di urina degli atleti russi per aggirare il sistema anti-doping fornendo anche agli sportivi cocktail di sostanze dopanti per migliorare le loro prestazioni nelle gare più prestigiose del mondo.

Le autorità russe hanno sempre negato in maniera decisa che ci fosse una sorta di ‘doping di stato‘ nonostante una confessione dettagliata dell’ex capo del laboratorio nazionale anti-doping, Grigory Rodchenkov, raccolta dallo stesso New York Times nel maggio scorso e poi successivamente confermata delle autorità anti-doping a livello mondiale.

Grigory Rodchenkov, ex responsabile del laboratorio antidoping di Mosca chiuso perché assolutamente non in regola con le norme Wada, è a sua volta coinvolto nello scandalo: ha più volte affermato di aver creato un cocktail di tre steroidi da fornire agli atleti come parte del programma.

Membri dei servizi segreti russi hanno trovato il modo di aiutare il personale dell’antidoping russo a sostituire campioni d’urina dopati con campioni puliti per evitare test positivi.

Rodchenkov si è dimesso a febbraio ed è partito per gli Stati Uniti dicendo di temere per la sua vita: in quello stesso mese due suoi ex colleghi, Vyacheslav Sinev e Nikita Kamayev, sono morti, ufficialmente per problemi cardiaci.

Rodchenkov ha più volte sottolineato come il ministero dello sport russo abbia ”attivamente guidato” la campagna doping. Lo scandalo russo quindi sembra essere anche alla base della decisione di diversi politici di dimettersi dal loro incarico. Il viceministro dello Sport Yury Nagornykh ha lasciato il suo ruolo in ottobre. Il ministro dello Sport Mutko è stato nominato vicepremier. Al suo posto l’ex campione di scherma Pavel Kolobkov, oro a Sydney 2000.

Di recente, l’avvocato canadese Richard McLaren ha redatto il rapporto della World Anti-Doping Agency, in cui si accusa il ministero dello sport a Mosca di sovrintendere a un capillare sistema di doping. A tal proposito sono state pubblicate diverse prove che hanno spinto il Comitato olimpico internazionale ad aprire un procedimento disciplinare nei confronti di decine di atleti russi.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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